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Dopo i 130 migranti annegati nel Mediterraneo un altro barcone con 42 persone in difficoltà

Un altro barcone nel Mediterranno ha lanciato un SOS: a bordo ci sono 42 persone. Alarm Phone: “Gli ultimi giorni sono stati duri. Una madre e il suo bambino sono morti dopo che il gruppo con cui erano a bordo ci ha chiamato. Poi, 130 persone che ci hanno chiamato sono state lasciate annegare dalle autorità europee e libiche. Mancano ancora 42 persone su una terza barca”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il call center per i migranti in difficoltà ha fatto sapere che c'è un altro barcone che rischia di affondare. A bordo ci sono 42 persone che stanno tentando di attraversare il braccio di mare che separa l'Africa dall'Europa. "Gli ultimi giorni sono stati duri. Una madre e il suo bambino sono morti dopo che il gruppo con cui erano a bordo ci ha chiamato. Poi, 130 persone che ci hanno chiamato sono state lasciate annegare dalle autorità europee e libiche. Mancano ancora 42 persone su una terza barca", scrive Alarm Phone, che ieri ha denunciato la morte di 130 persone, lasciate annegare nella totale indifferenza delle autorità italiane, maltesi e libiche che pure erano state avvisate dalla piattaforma. Una tragedia che si sarebbe potuto evitare se solo fosse messo in piedi un sistema coordinato di soccorsi, che prima esisteva, ma che è stato smantellato dall'Unione europea.

Anche l'agenzia europea Frontex ha confermato questa ricostruzione: "Uno dei nostri aeroplani di sorveglianza nell'area ha individuato un gommone grigio con dozzine di persone alla deriva al largo della costa libica. L'aereo ha immediatamente allertato i centri di soccorso nazionali in Italia, Malta e Libia, come previsto dal diritto internazionale", precisa la nota. "A causa della situazione critica e del maltempo, l'equipaggio del nostro aereo ha anche emesso diverse chiamate di soccorso sul canale radio marino di emergenza per allertare tutte le navi nelle vicinanze. Diverse navi mercantili della zona hanno provveduto a prestare assistenza. Sfortunatamente, un altro aereo Frontex il giorno dopo ha individuato solo un gommone sgonfio e un cadavere nell'acqua".

La nave Ocean Viking della ong Sos Mediterranee, informata sulle condizioni della barca in distress, non è riuscita ad arrivare in tempo sul luogo del naufragio, e non ha potuto fare altro che navigare in mezzo ai cadaveri che galleggiavano. Nessuno è sopravvissuto alla tragedia di giovedì 22 aprile. I libici avevano dichiarato di non poter raggiungere il barcone in pericolo per le difficili condizioni meteo. La Guardia costiera italiana ha ribadito che l'evento è avvenuto in area di responsabilità sar libica: "Le autorità libiche hanno assunto il coordinamento dell'evento".

"Le nostre condoglianze a parenti, compagn*, amic* delle persone scomparse. Speriamo di ricostruire chi erano. La violenza razzista del regime di frontiera Europeo infligge dolore a migliaia di persone e comunità nel mondo. Promettiamo di continuare a lottare per abolirla", scrive Alarm Phone.

"Il regime di frontiera Europeo continuerà a uccidere se non viene fermato. Attori statali e Frontex vogliono solo proteggere i confini e non le persone. Devono essere aboliti e sostituiti da un Civil Rescue Coordination Centre finalizzato ai soccorsi anziché alle stragi in mare".

Le attività di salvataggio sono interamente delegate alle ong. Ora è tornata in mare anche la Sea Watch 4, partita per la sua seconda missione nel Mediterraneo centrale. "Dopo mesi di blocco ingiusto – spiega la ong tedesca – è finalmente partita per la sua seconda missione nel Mediterraneo centrale, per salvare vite in quel mare dove l'Europa fa annegare le persone in fuga". Si aggiunge quindi alla "flotta civile" che presidia il Mediterraneo insieme alla Ocean Viking di Sos Mediterranee.

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