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Manovra, di quanto aumentano gli stipendi con il taglio al cuneo fiscale al 3% per redditi bassi

Il governo Meloni ha confermato il taglio del cuneo fiscale per il 2% effettuato dal governo Draghi, aggiungendo un 1% per i lavoratori con reddito sotto i 20mila euro. Il taglio è tutto a favore delle buste paga dei lavoratori, a differenza di quanto annunciato nelle settimane scorse.
A cura di Luca Pons
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Nella legge di bilancio 2023 è stato inserito anche un taglio del cuneo fiscale del 2% per i lavoratori con un reddito inferiore ai 35mila euro, del 3% per i redditi sotto i 20mila euro. Il governo, così, ha confermato quanto fatto dall'esecutivo di Mario Draghi nell'agosto di quest'anno (il taglio del 2%) e l'ha ampliato per le categorie più deboli di dipendenti.

Il taglio del cuneo fiscale era tra le misure annunciate in campagna elettorale, nonostante allora si parlasse di riduzioni ben più sostanziose: l'obiettivo era il 5%, come annunciato anche da Giorgia Meloni nel suo discorso per la fiducia alle Camere. Adolfo Urso, ministro delle Imprese, aveva però annunciato già la settimana scorsa che si trattava di un "un obiettivo di legislatura", da raggiungere "gradualmente" e compatibilmente "con le risorse economiche disponibili".

Come funziona il taglio del cuneo fiscale nel 2023

Il cuneo fiscale è, in pratica, la differenza tra quanti soldi un'azienda versa per un suo dipendente, e quanti se ne trova in busta paga quel dipendente. Misura, quindi, il peso delle tasse sul lavoro (contributi a carico dei dipendenti, contributi a carico dell'azienda e imposte sul reddito). In Italia il peso del cuneo fiscale è del 46,5%, uno dei dati più alti tra i Paesi dell'Ocse. Ogni 100 euro pagati dall'azienda, 46,50 vanno in tasse.

Il taglio effettuato dal governo Draghi era stato rivolto interamente ai dipendenti, e così è anche con quello del governo Meloni. La scorsa settimana, il ministro Urso aveva annunciato che il taglio sarebbe stato per due terzi dalla parte dei lavoratori e per un terzo dalla parte delle imprese, come suggerito anche da Confindustria. Alla fine, invece, ha avuto la meglio la richiesta dei sindacati di rivolgere tutta l'entità del taglio alle buste paga dei dipendenti.

La riduzione del cuneo fiscale, infatti, può riferirsi ai dipendenti, come in questo caso, in modo che l'impresa continui a pagare la stessa cifra, ma al lavoratore arrivino più soldi. In alternativa, il taglio può anche avvenire dal lato delle aziende: in questo caso, il dipendente riceve la stessa busta paga, ma l'impresa deve spendere meno per dargliela). Finora, tutti i tagli effettuati dal governo Draghi e dal governo Meloni si sono rivolti interamente ai dipendenti.

Il fatto che gli oneri contributivi siano stati ridotti, peraltro, non avrà effetto sul calcolo delle pensioni: sarà lo Stato, infatti, a coprire la differenza rispetto alla contribuzione previdenziale piena.

Le risorse per il taglio del cuneo fiscale

Le risorse mobilitate per aumentare il taglio del cuneo fiscale costa 4,185 miliardi di euro, ha comunicato il ministero dell'Economia dopo il Cdm. "Abbiamo rinnovato la misura esistente e la rafforziamo mettendo un ulteriore punto per i redditi fino a 20 mila euro. L'operazione costa 4,2 miliardi, ed è la più costosa, al netto dell'intervento sull'energia", ha poi aggiunto il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari.

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