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Definire Salvini “sciacallo sotto mojito” non è reato: quello di Ilaria Cucchi è “diritto di critica”

La querela di Matteo Salvini contro Ilaria Cucchi per avergli dato dello “sciacallo che parla sotto l’effetto del mojito” è stata archiviata dal Tribunale di Milano. Lo annuncia Cucchi stessa su Facebook, in un post in cui spiega che le è stato riconosciuto il “diritto di critica”. Salvini fu accusato dalla sorella di Stefano di aver strumentalizzato ripetutamente la morte del fratello.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Ilaria Cucchi non ha diffamato Matteo Salvini, ma lo ha solo criticato. La querela sporta dal leader della Lega contro la sorella di Stefano Cucchi è stata archiviata dal Tribunale di Milano. A spiegare le motivazioni è stata lei stessa sul suo profilo Facebook, dopo aver ripercorso la storia che ha portato alla querela di Salvini: "Il 14 novembre 2019 la Corte d’Assise di Roma ha condannato a 12 anni i Carabinieri imputati di omicidio preterintenzionale ai danni di Stefano Cucchi, dieci anni dopo la sua morte – scrive la sorella – Matteo Salvini ha approfittato della grande attenzione mediatica di quei giorni sul mio processo per commentare così la sentenza ‘Questo testimonia che la droga fa male sempre e comunque'".

Le parole di Salvini non sono rimaste inascoltate, Ilaria Cucchi spiega che sono state "uno sfregio evidente, ripetuto e riaffermato in varie occasioni, alla nostra lunghissima battaglia per la verità e la giustizia sulla morte di Stefano". E a quel punto, continua, "non ho potuto fare a meno di reagire" e "in varie interviste e anche su questa pagina l’ho accusato di approfittare cinicamente delle disgrazie altrui per strumentalizzazioni politiche di basso livello". E veniamo alla frase incriminata: "Ho definito Salvini ‘uno sciacallo' – e non sono certo stata la prima – e di ‘essere fuori dal mondo e di parlare evidentemente ancora sotto gli effetti del Mojito'".

Dopo che Ilaria Cucchi ha pronunciato queste frasi, Salvini l'ha querelata: "Dolendosi del fatto – scrive ancora Cucchi – che io ne avrei ‘voluto sminuire le risorse cognitive come uno che non capisce, che vive su un altro pianeta, che consuma cocktail e che dovrebbe occuparsi dei suoi processi'". Il Tribunale di Milano "ha ritenuto che le mie espressioni, sicuramente molto forti, fossero tuttavia giustificate e ‘pertinenti' al contesto – conclude la sorella di Stefano Cucchi – Insomma il Giudice ha ritenuto che io ho esercitato in maniera più che legittima il mio diritto di critica, il Senatore Matteo Salvini se ne faccia una ragione".

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