301 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Opinioni

Decreto Lavoro, l’improbabile lettera della prof e di Andrea il pizzaiolo

La missiva della docente pubblicata da Gramellini sulla Stampa e da Repubblica.it merita una lettura più attenta. Nasce da un presupposto sbagliato. Ed è pure falsa.
301 CONDIVISIONI
Immagine

Oggi Massimo Gramellini su La Stampa e l'edizione online di Repubblica.it riportano una storia pressoché identica: la lettera della professoressa di un istituto tecnico romano, commissario interno agli esami di maturità. Racconta del papà di Andrea, un suo allievo, che gli ha chiesto di bocciare il figlio alla maturità. Motivo: far accedere il giovane agli sgravi contributivi previsti dal decreto lavoro approvato ieri dal governo Letta agevolando la sua assunzione in una pizzeria nella quale il giovane peraltro già lavora a nero. Gramellini con la sua gradevole prosa titola, "La maturità non vale una pizza"; Repubblica, invece, si limita a riportare  la missiva.

Nella versione di Repubblica si legge: "…mi ha spiegato che i proprietari del ristorante dove Andrea lavora gli hanno assicurato che potevano finalmente assumerlo in maniera stabile grazie alla nuova legge sul lavoro in cui le agevolazioni sono però riservate unicamente a ragazzi senza diploma". In quella di Gramellini, invece: "…Non sto scherzando, professoressa. La pizzeria ha detto ad Andrea che può assumerlo in pianta stabile grazie alla nuova legge sul lavoro: però le agevolazioni valgono solo per i ragazzi senza diploma".
È praticamente la stessa lettera – capita che una storia, una considerazione, venga raccontata a più testate nello stesso giorno -. Ma, soprattutto, è lo stesso errore. Il decreto, infatti, non obbliga il giovane beneficiario degli sgravi contributivi a non avere istruzione superiore o professionale. È semplicemente una delle opzioni previste per i  giovani tra i 18 e i 29 anni oggetto dello sgravio contributivo. Le altre sono che il beneficiario sia privo di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi oppure che  viva da solo con una o più persone a carico. E sorgono i dubbi sulla verdicità della lettera: il papà di Andrea lo studente-pizzaiolo (che per Repubblica è un allievo di media bravura e per Gramellini invece "uno dei migliori") avrebbe avuto il tempo materiale di leggere la bozza del decreto, parlare col titolare della pizzeria (che pure a sua volta era informatissimo su una norma nemmeno ancora pubblicata)  e successivamente telefonare alla professoressa. Tutto nella sola giornata di ieri. E successivamente poi la prof avrebbe ascoltato e pure avuto la forza di mandare la lettera a Gramellini e a Repubblica. Per carità, tutto possibile. Ma decisamente improbabile. Di certo quello chi si diploma quest'anno è un caso-limite: occorrerà fare chiarezza in sede di conversione del decreto. Di certo il governo Letta ha comunicato male (e tardi) i criteri d'accesso a questi sgravi.

Voglio poi dire un'altra cosa sulla vicenda: anche io, ieri, ho scritto un pezzo col titolo molto forte ("È ufficiale: studiare in Italia non serve a un cazzo") sul decreto Letta. Il mio ragionamento –  che pure nei vari commenti sui social network ho dovuto precisare –  è differente e prescinde in parte dai criteri d'accesso agli sgravi contributivi. Sostengo, molto semplicemente, che quel provvedimento non mira al cuore del problema poiché  salta a pie' pari la generazione di precari ultratrentenni laureati, iperspecializzati che "zompettano" poco allegramente tra un contratto precario e l'altro (non foss'altro perché sei mesi di disoccupazione non se li possono permettere).  Questa generazione è fuori dagli aiuti previsti dal Dl. È quello il problema: il disinteresse verso una generazione tradita che nessuno ascolta. Cresciuti all'ombra dei genitori che pensavano "anche l'operaio vuole il figlio dottore" e ora sempre più convinti del fatto che né l'operaio né il dottore sono più scelte possibili in quest'Italia.

Update. Ore 18: Il Post pubblica la lettera  dell'agenzia di comunicazione che si assume la paternità della storiella. Tutto falso, dunque. Falso, concepito male e rilanciato con forza da un editorialista e da un quotidiano online. Una pessima cosa, non c'è che dire. Tutta giocata su un dramma.

301 CONDIVISIONI
Immagine
Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views