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D’Alema: “Poco spazio in Rai per il no al referendum, nemmeno Berlusconi arrivò a tanto”

Prosegue lo scontro sulla riforma costituzionale tra D’Alema e la maggioranza del Partito Democratico, Pierluigi Bersani punta a chiedere delle modifiche all’Italicum e utilizza toni più concilianti rispetto al compagno di partito.
A cura di Charlotte Matteini
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Durante il proprio intervento alla Festa dell'Unità di Catania, l'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema ha a lungo parlato della questione relativa al referendum costituzionale, che verso la fine novembre richiamerà alle urne gli elettori italiani che dovranno decidere se confermare o rigettare la riforma costituzionale targata Boschi. Da settimane, per non dire mesi, si rincorrono le polemiche politiche, con stilettate e accuse in certi casi anche piuttosto dure, che contrappongono gli esponenti di minoranza e maggioranza del Partito Democratico, letteralmente spaccati in due: da una parte la minoranza, capitanata proprio da D'Alema e Pierluigi Bersani, propende per il "no" al referendum costituzionale, sostenendo che quella del ministro Boschi sia una riforma "scritta male" e che contenga numerosi punti piuttosto controversi.

Dall'altra parte, invece, la maggioranza è compatta a favore del "sì" e non vede affatto di buon occhio che all'interno dello stesso partito possano esserci degli esponenti così in vista che pretendono di poter fare propaganda per convincere gli elettori a votare no al referendum pur essendo una riforma scritta da un'esponente dello stesso partito. Nelle ultime settimane, quindi, a causa di questa contrapposizione, il clima si è arroventato e sembra non si sia ancora arrivati a una distensione, nonostante i cosiddetti "dissidenti" siano stati invitati alla varie feste dell'Unità sparse per il Paese dando loro modo di esprimere il proprio pensiero anche sulla questione referendum.

"Non provo un'emozione particolare a stare qui. Io non faccio parte di nessuna minoranza, faccio parte di me stesso", ha commentato laconico ieri Massimo D'Alema, ospite della Festa dell'Unità nazionale di Catania insieme al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. "Renzi a me non interessa, a me interessa il testo della riforma costituzionale. Non esiste un partito del no né un partito del sì. Esiste il sì e il no. Trovo sbagliato avere spaccato in due il Paese sulla Costituzione che dovrebbe essere condivisa. Il mio modello è la Costituente, in cui comunisti e democristiani scrissero insieme la Costituzione anche se si combattevano", ha spiegato D'Alema durante il proprio intervento.

"In Europa la spinta innovatrice di Renzi si è affievolita. Anche nel nostro paese è così e il dato dei ballottaggi è incontrovertibile. Sta diventando un politico come gli altri, con tutti i peggiori difetti di un politico normale", ha sottolineato D'Alema, al quale Paolo Gentiloni ha provato a replicare sostenendo che "sarebbe un errore lavorare in un'ottica di divisione, di divisioni non abbiamo minimamente bisogno". L'ex presidente del Consiglio, però, non condivide l'osservazione di Gentiloni e risponde, tirando nuovamente in ballo l'accusa lanciata dal presidente del Pd Matteo Orfini, che l'ha definito un "girotondino": "Mi sembra difficile l'idea di fare un girotondo con il professor De Siervo, con il professor Casavola, con il professor Onida, con il professor Cheli. Forse Orfini dovrebbe essere più rispettoso verso queste personalità che rappresentano tanta parte della cultura italiana", replica piccato D'Alema, che sottolinea inoltre come la questione Rai sia altrettanto esplicativa del metodo di propaganda utilizzato dall'Esecutivo Renzi: "C'è un grande spazio per il ‘no' tra i cittadini. Ce n'è di meno nell'informazione, che è veramente controllata dopo l'occupazione brutale della Rai da parte del governo e la cacciata dei dissidenti, cosa che mi ha francamente colpito. Solo Berlusconi era arrivato a tanto". Insomma, tra D'Alema e la maggioranza del Partito Democratico continuano a essere piuttosto tesi i rapporti e chissà a ridosso della consultazione elettorale quali accuse si lanceranno le parti avverse.

Non ha lo stesso spirito combattivo di D'Alema, invece, l'ex ministro dello sviluppo economico Pierlugi Bersani, che nonostante non condivida la riforma costituzionale, appare più conciliante rispetto al collega di partito e dalla Festa dell'Unità di Firenze dichiara:  "L'Italia non mangia pane e referendum. Se noi politici e voi della stampa continuiamo a parlare solo di questo, vi segnalo che lo scollamento dalla gente aumenta. Il tema della riforma costituzionale non è il terzo problema, è il quarto, il quinto o il sesto", sottolineando come il vero problema della questione costituzionale rigardi invece la legge elettorale varata dal Governo Renzi: "Bisogna che in questi due mesi sia corretta la legge per l'elezione dei senatori e corretto l'Italicum, se no si prende un abbrivio che io ritengo un salto nel buio. Se c'è un errorino, un limite in una riforma costituzionale, lo puoi sempre correggere", conclude Bersani.

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