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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Mia, come sarà il nuovo reddito di cittadinanza: requisiti, importi e differenze

Mia, acronimo di Misura di inclusione attiva, è il sussidio che nelle intenzioni del governo sostituirà il reddito di cittadinanza già a partire dal 2023. Cambiano requisiti Isee, importo e durata: ecco cosa sappiamo finora.
A cura di Luca Pons
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La Misura di inclusione attiva, o Mia, è il nuovo reddito di cittadinanza. O meglio, è il sussidio che nelle intenzioni del governo Meloni andrà a sostituire il reddito di cittadinanza già dagli ultimi mesi del 2023. Una bozza circolata sui giornali nelle ultime settimane ha dato alcune indicazioni su come funzionerà e quali sono le differenze. Anche se la ministra del Lavoro Marina Calderone ha detto che si trattava di un testo non definitivo, diversi elementi sono poi stati confermati da vari esponenti del governo.

Alcuni aspetti sembrano certi. Ad esempio, si abbasserà la soglia Isee necessaria per avere accesso al sussidio, quindi si ridurrà la platea a cui è rivolta la misura. In più, cambieranno gli importi e la durata dell'assegno, in base ai beneficiari. Ci sarà infatti una separazione tra nuclei famigliari ‘occupabili'  e ‘non occupabili', definiti così:

  • famiglie occupabili: quelle famiglie in cui non c'è nessuna persona minorenne, né una persona con più di 60 anni, né una persona con disabilità. In pratica, le famiglie in cui tutti i componenti hanno tra i 18 e i 59 anni e nessuno ha una disabilità.
  • famiglie non occupabili: quelle famiglie in cui è presente almeno una persona minorenne, o una persona over 60, o una persona con disabilità. Tutte le persone che hanno figli minorenni, quindi, ricadono in questa categoria, come anche tutti coloro che vivono con i propri genitori se questi hanno più di 60 anni.

Gli importi della nuova Mia per gli occupabili e i non occupabili

Sempre secondo indiscrezioni non ancora confermate in un testo ufficiale, l'importo base della Mia per una famiglia composta da una sola persona non occupabile resterà di 500 euro al mese, come con il reddito di cittadinanza. Potrebbe variare, invece, la quantità extra riconosciuta a chi deve pagare un affitto, che con il Rdc arriva fino a 280 euro al mese e potrebbe essere ridotta e modulata sul numero di componenti della famiglia. Questo incentivo per l'affitto, comunque, sarà riconosciuto solo ai non occupabili.

Dato che il governo ha dichiarato l'intenzione di favorire le famiglie più numerose, si dovrebbe applicare una scala di equivalenza in base alla composizione del nucleo familiare. Questa, nelle stime presentate nella bozza, dovrebbe dare vantaggi maggiori proprio a chi ha più figli – facendo arrivare l'importo fino a 1.100 euro al mese. I componenti della famiglia, minorenni o maggiorenni, che percepiscono l'assegno unico non saranno presi in considerazione per la scala di equivalenza, ma porteranno un aumento forfettario di 50 euro al mese.

Per i single occupabili, invece, l'importo di base dovrebbe essere ridotto a 375 euro al mese. Questa, almeno, è l'ipotesi su cui stanno lavorando i tecnici del ministero. Secondo le stime, le famiglie occupabili che percepiscono il reddito di cittadinanza sono circa 400mila in tutto, di cui 300mila single. Per loro, l'importo sarà decisamente diminuito e si cercherà di rendere più rapido l'inserimento nel mondo lavorativo. In compenso, sarà reso possibile avere un reddito fino a 3mila euro all'anno lordi proveniente da attività lavorative e continuare comunque a ricevere il sussidio.

Quali sono i requisiti della Mia: cambiano le soglie Isee

A quanto si apprende dalle indiscrezioni, il tetto Isee per avere accesso alla Mia dovrebbe scendere decisamente: dai 9.360 euro richiesti per il Rdc nelle famiglie composte da una sola persona, a una nuova soglia di 7.200 euro. Oltre duemila euro in meno. Secondo le stime, questo potrebbe escludere fino a un terzo delle persone che attualmente ricevono il reddito di cittadinanza.

Al contrario, anche in questo caso, sarà rivista la scala di equivalenza in base al numero di persone che compongono la famiglia: più sarà numeroso il nucleo, più si alzerà la soglia Isee entro la quale bisogna restare. Anche questa misura va nella direzione di aiutare maggiormente le famiglie numerose.

La platea di persone che possono ricevere la Mia, invece, dovrebbe aumentare leggermente grazie a un'altra modifica: il numero di anni di residenza in Italia necessari per richiedere la misura potrebbe scendere da 10 a 5. Questa modifica sarebbe introdotta soprattutto per venire incontro alle richieste della Commissione europea, che ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia perché ritiene discriminatorio il limite dei 10 anni.

Quanto tempo dura la Misura di inclusione attiva

Secondo quanto riportato, è probabile che per il rinnovo della Mia si applicherà il cosiddetto decalage, cioè un meccanismo ‘a calare'. Le famiglie non occupabili dopo la prima volta – della durata di 18 mesi – potranno richiedere la Mia per un massimo di 12 mesi. Tra la fine degli assegni e la nuova richiesta, come accade ora, dovrà passare almeno un mese.

Molto più stringenti le regole per gli occupabili: la Mia avrà prima una durata di 12 mesi, poi si potrà chiedere un'altra volta per 6 mesi. Per chiedere un altra volta in sussidio, poi, bisognerà aspettare almeno un anno e mezzo. Una stretta chiaramente pensata per rendere impossibile il sostentamento con la sola misura di inclusione attiva: nelle intenzioni del governo, le persone considerate occupabili dovranno trovarsi un lavoro nel periodo in cui hanno la Mia come sostegno, e dopo 18 mesi (12+6), trovata o no un'occupazione, non avranno più accesso all'assegno per un anno e mezzo.

Come funzionerà la ricerca di lavoro per gli occupabili che prendono la Mia

La Mia sarà erogata solo dopo controlli sul reddito della famiglia, il suo patrimonio e gli altri requisiti necessari. L'idea è che tutti i controlli, sia prima di erogare l'assegno sia dopo, diventino più stringenti. Dopodiché, le famiglie senza occupabili saranno prese in carico dai Comuni, che organizzeranno dei percorsi di inclusione sociale. Per le famiglie con occupabili, invece, inizierà il percorso di formazione lavorativa e collocamento.

Per farlo saranno coinvolti sia i centri per l'impiego – con un patto personalizzato da firmare come quello attualmente previsto con il Rdc – sia le agenzie del lavoro private, che dovrebbero ricevere un incentivo per ogni persona a cui trovano un contratto, a prescindere dalle condizioni (a tempo determinato, part time…). Dovrebbe nascere una piattaforma unica nazionale, coordinata dal ministero del Lavoro, a cui sarà obbligatorio iscriversi. Per perdere la Mia basterà rifiutare una sola offerta congrua di lavoro.

Per ‘congrua‘ si intende un'offerta in linea con il proprio profilo lavorativo e con sede nella propria provincia o nelle province confinanti alla propria. Per quanto riguarda la durata, la soglia minima per un'offerta congrua sarà di 30 giorni di contratto.

Rimarrà la norma per cui chi percepisce l'assegno può anche avere altri redditi, fino a 3mila euro l'anno. Anzi, sarà estesa non solo al lavoro stagionale o intermittente, ma a tutti i i tipi di lavoro dipendente. Se si superano i 3mila euro a causa di un contratto a termine che scade prima che finisca la propria Mia, la misura sarà sospesa fino alla fine di quel contratto e riattivata dopo. Queste norme hanno lo scopo di scoraggiare chi percepisce un sussidio e nel frattempo lavora in nero.

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