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Cosa sta succedendo tra Lega e Fdi: lite su terzo mandato per i governatori e sulla guerra a Gaza

I rapporti tra Meloni e Salvini sono sempre più tesi: lo scontro è sul terzo mandato per i governatori, ma anche sulla guerra a Gaza, dopo la trattativa telefonica avvenuta tra la premier e la segretaria dem Schlein, che ha portato la maggioranza ad astenersi sulla mozione del Pd.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dentro la maggioranza il rapporto tra Lega e Fratelli d'Italia sembra sempre più incrinato. E il terreno dello scontro si allarga. Non solo sul terzo mandato per i governatori di Regione sembrano infatti litigare Salvini e Meloni, ma anche il filo diretto e l'asse tra Schlein e Meloni sulla mozione sul Medio Oriente e sul conflitto tra Hamas e Israele non è piaciuto ai leghisti.

Quando durante la conferenza stampa di fine anno fu domandato alla premier Meloni quale fosse la sua opinione sull'ipotesi di un terzo mandato per i presidenti di Regione, lei disse di vedere dei "pro e dei contro", in sostanza di essere "laica su questa materia". Ora però il partito di Matteo Salvini ha presentato al decreto elezioni un emendamento per consentire ai presidenti di Regione – e in particolare al governatore veneto Luca Zaia – di ricandidarsi anche dopo un secondo mandato. Il Pd continua a opporsi a questa possibilità, anche se al suo interno cresce il pressing dei sindaci dem che vorrebbero la possibilità di ricandidarsi. Mentre Antonio Tajani chiude, spiegando ancora una volta di essere a favore solo al terzo mandato per sindaci dei comuni fino a 15.000 abitanti.

La presidente del Consiglio è descritta come "irritata" dall'alleato. Anche perché è evidente che Salvini ha messo in campo una vera e propria strategia di logoramento su più fronti. Come quello della protesta degli agricoltori, apertamente sostenuti dal vicepremier leghista, che nei giorni di maggiori tensioni, invece di mediare o provare a smorzare il dissenso ha preso le parti dei trattori, dicendo a chiare lettere che il governo (di cui fa parte) dovrebbe fare di più. Una bordata diretta a Meloni.

Il nervosismo da parte della Lega sul terzo mandato è palpabile. Ieri il vicesegretario della Lega Crippa, rispondendo ai cronisti in Transatlantico sulla questione, ha sbottato: "Io sono per l'abolizione dei limiti a tutti i mandati. Noi andiamo avanti: abbiamo presentato l'emendamento, dopodiché vediamo se la maggioranza è d'accordo o no e vediamo il perché non è d'accordo qualora non lo fosse. Io non ho capito perché non sono d'accordo. Perché De Carlo vuole fare il presidente del Veneto?". Il riferimento è al senatore Luca De Carlo, coordinatore di FdI in Veneto, pronto a correre come governatore per il dopo Zaia.

"Mi sembra – ha aggiunto – che la discriminante sia: noi abbiamo tanti voti e quindi vogliamo i candidati presidenti. Con il terzo mandato alcuni candidati presidenti potrebbero essere quelli bravi che avete voi, che però non sono di un certo partito: se continuano a ragionare così la vedo dura sul terzo mandato".

"Per dare una buona amministrazione ai territori dobbiamo consentire a chi è capace di potersi candidare. Se noi impediamo a persone capaci di candidarsi poi potrebbe essere un problema. La concentrazione di potere avviene indipendentemente dal mandato: non è il mandato che la elimina", ha sottolineato ancora il vice di Salvini.

Fratelli d'Italia frena, e spera che la Lega ritiri l'emendamento al decreto elezioni, prima di arrivare allo scontro con l'alleato quando ci sarà il voto in commissione Affari costituzionali del Senato. Secondo il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti, la questione sarebbe tecnica, e trattandosi di un decreto legge non sarebbe possibile allo stato attuale "riconoscere i requisiti di necessità e urgenza che dovrebbero portare la politica a pronunciarsi in un senso o nell'altro".

La questione tecnica è richiamata oggi anche dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani, secondo cui "Sull'ammissibilità dell'emendamento decide il presidente della commissione ma il tema è molto delicato. Io non ho pregiudizi ma non mi sembra il caso di decidere di questo tema usando un decreto", ha detto in un'intervista a SkyTg24.

Per Ciriani serve "una riflessione nel suo complesso" e dunque l'emendamento non sarebbe il giusto strumento: "Non credo – ha ribadito – sia il caso, politicamente. La questione va posta in un altro contesto. Ritengo ne possiamo ragionare ma non in un decreto, parliamone ma non è possibile così".

Fdi stoppa la candidatura di Zaia: "Nessuno è eterno"

Fratelli d'Italia ha stoppato ancora una volta un'eventuale ricandidatura di Luca Zaia in Veneto: "Senza peccare di modestia, noi vogliamo giocare tutte le partite. Per Zaia, che è stato un ottimo governatore, sarebbe il quarto mandato, L'alternanza potrebbe essere possibile. Nessuno è eterno, neanche Zaia", ha detto ancora il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. "Noi siamo il primo partito italiano, fermo restando che la nostra stella polare è l'alleanza del centrodestra, chiediamo che ci venga attribuito un peso proporzionale ai nostri voti, sarà il Veneto, sarà il Piemonte".

Filo diretto Meloni-Schlein su Medio Oriente non piace alla Lega

Il voto di martedì alla Camera sulle mozioni sul Medio Oriente ha spiazzato la Lega, soprattutto per il metodo. La telefonata tra Schlein e Meloni è stata determinante per la svolta che è avvenuta alla Camera, con l’approvazione di una parte importante della mozione dem, che impegna il governo "a sostenere ogni iniziativa volta a perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza al fine di tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi e sicuri all'interno della Striscia". La mozione dem sul "cessate il fuoco" è passata grazie all'astensione della maggioranza, arrivata dopo la trattativa tra la premier Meloni e la segretaria del Pd Schlein.

Ma la modalità non è piaciuta affatto alla Lega, perché Salvini non era stato consultato, al contrario di Tajani che invece ne sarebbe stato avvisato, ha raccontato un retroscena de La Stampa a firma di Federico Capurso: "Non è un metodo che ci appartiene", ha detto il vice di Salvini Andrea Crippa, parlando con il quotidiano. "Noi della Lega discutiamo le posizioni della maggioranza all'interno della coalizione, non con le telefonate al Pd". Il capogruppo Riccardo Molinari ha riferito di essere rimasto sorpreso dall'ordine di astenersi sulla mozione del Pd: "Quella non è la nostra posizione", avrebbe detto.

L'avviso di Lollobrigida a Salvini

Secondo il ministro Lollobrigida, che è stato costretto a sorvolare sull'immagine dell'ex ministro del Carroccio Centinaio davanti a uno striscione che chiedeva le sue dimissioni, è normale che "ognuno voglia distinguersi" sui temi, visto che alle europee si vota con il proporzionale. Ma in un'intervista a La Stampa oggi manda un avvertimento a Salvini: "È noto che l'elettore del centrodestra vuole l'unità e punisce chi lavora per dividere. È già successo in passato". Lollobrigida ricorda la vicenda di Fini: "Gli attacchi di Gianfranco Fini a Silvio Berlusconi gli sono costati la leadership della destra italiana".

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