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Cosa sono i versamenti volontari alle scuole e perché i presidi li chiedono alle famiglie

Il versamento volontario alla scuola è un mezzo che molti istituti usano per chiedere ai genitori un sostegno economico. Con una carenza di fondi che spesso è strutturale, il contributo delle famiglie aiuta a fornire servizi importanti, ma aumenta anche le disparità tra Regioni.
A cura di Luca Pons
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In Italia, è possibile per le famiglie decidere di versare un contributo volontario alla scuola dei propri figli. In molti istituti superiori si tratta di una vera e propria quota annuale che viene richiesta ai genitori, perché senza diventa impossibile garantire una serie di iniziative che dalla scuola ci si aspetta. Con i fondi all'istruzione che tendono sempre a scarseggiare, così, diventa normale chiedere un sostegno direttamente alle famiglie all'inizio dell'anno scolastico. Una prassi che, però, privilegia le scuole in zone più benestanti.

È il caso di Bergamo, dove dal liceo Paolo Sarti il dirigente scolastico Antonio Signori ha scritto ai genitori che "i contributi che lo Stato ci assegna garantiscono i servizi essenziali" ma non permettono di offrire altre iniziative che danno un "valore aggiunto alla formazione". Così, Signori ha chiesto "un gesto di generosità e soprattutto di responsabilità collettiva", per "permettere al liceo di continuare a garantire alcune attività che ne qualificano in misura determinante l’offerta formativa".

Il dirigente ha spiegato come vengono usati questi versamenti volontari. L'anno scorso, hanno finanziato servizi come lo sportello psicologico per gli studenti, i contratti per la manutenzione di impianti e macchine di lavoratorio, vari prodotti necessari per la didattica (come toner per stampanti) e anche l'acquisto di libri e software per l'insegnamento. Quello di Bergamo, comunque, non è affatto un esempio isolato.

Il ministero dell'Istruzione ha comunicato i dati su quanto, in media, le famiglie sborsano volontariamente. Per le scuole superiori si parla di 86,3 euro a nucleo familiare, ma il livello si alza o si abbassa di parecchio a seconda della Regione. Ad esempio, in Calabria la cifra media è di 35,5 euro, mentre in Lombardia schizza a 113,2 euro.

Il versamento è diventato più alto rispetto agli scorsi anni (nel periodo 2019-2022 la media era di 52,6 euro), ma è anche diminuito molto il numero di scuole che lo chiedono. Sempre secondo il ministero dell'Istruzione, la percentuale di istituti che fanno la richiesta è passata dal 62,6% al 32,7%. In pratica, la metà ha smesso di farlo, forse anche perché le famiglie non erano più disposte a pagare.

Così, se nel periodo 2019-2022 le scuole avevano a disposizione 86,5 milioni di euro, oggi si parla di 74,7 milioni di euro. Una cifra decisamente più bassa. Nel frattempo sono iniziate le richieste anche nelle scuole di grado più basso. Alle scuole elementari, il versamento in media è di 20 euro a famiglia. Alle medie si parla di 23 euro a famiglia. Richieste necessarie per compensare una carenza di fondi, ma che sempre meno famiglie hanno la possibilità di soddisfare.

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