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Cosa sappiamo del presunto finanziamento di 3,5 milioni di euro del Venezuela al Movimento 5 Stelle

Dopo un anno si torna a parlare del presunto finanziamento di 3,5 milioni di euro che il Movimento 5 Stelle avrebbe ricevuto nel 2010 da governo venezuelano. La vicenda è stata ripresa dopo che l’ex capo dell’intelligence di Hugo Chavez ha riportato alla giustizia spagnola alcuni dettagli sulle operazioni illecite che il governo venezuelano avrebbe portato avanti per 15 anni per sostenere diversi partiti in Europa.
A cura di Giuseppe Pastore
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A distanza di più di un anno, si torna a discutere del presunto finanziamento illecito di 3,5 milioni di euro che il Movimento 5 Stelle avrebbe ricevuto dal governo venezuelano di Chavez nel 2010. È accaduto da non più di due giorni, quando Hugo Carvajal, l'ex capo dell'intelligence militare dell'ex presidente Hugo Chavez, ha iniziato a collaborare con la giustizia spagnola rivelando dettagli sui presunti finanziamenti versati da Nicolas Maduro, l'allora ministro degli esteri di Chavez, per sostenere l'ascesa di diversi partiti europei di sinistra filochavisti, tra cui anche il Movimento 5 Stelle. Carvajal lo ha fatto dalla cella di un carcere vicino Madrid, in cui è recluso per un mandato di arresto emesso nei suoi confronti dagli Stati Uniti per traffico di droga, fornendo ai magistrati documenti che attesterebbero le presunte operazioni illecite e la consegna del denaro che, nel caso delM5S, sarebbe stato indirizzato allo scomparso Gianroberto Casaleggio, fondatore del Movimento insieme a Beppe Grillo.

Davide Casaleggio scrive a Mattarella

La notizia era stata riportata a giugno 2020 sulla base di alcuni documenti pubblicati dal quotidiano spagnolo Abc sui quali però non tornavano molte cose e oltre alla smentita di Davide Casaleggio (figlio di Gianroberto) era arrivata anche quella del consolato e dell'ambasciata italiana del Venezuela che parlava di "informazioni false" ricordando anche come nel 2010 il Movimento 5 Stelle avesse appena un anno di vita e fosse, quindi, sconosciuto in Venezuela. A distanza di un anno la questione torna a galla proprio con Hugo Carvajal, intento a collaborare con la giustizia per evitare l'estradizione negli USA. E come un anno fa, Davide Casaleggio torna a difendere il padre. Quando tutto è iniziato lo ha fatto querelando il giornale spagnolo, con cui adesso è in corso un processo, mentre oggi lo fa scrivendo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "A rendere ancora più triste questa vicenda – scrive Casaleggio, condividendo la lettera sulla sua pagina Facebook – è il coinvolgimento di alcune componenti dello Stato italiano che hanno preso parte a questa farsa. Le chiedo quindi, oggi pubblicamente, di invitare chi di competenza a fare chiarezza una volta per tutte sulla vicenda sollecitando ad utilizzare altri strumenti per le proprie battaglie politiche e a porre fine a questo indecente attacco, ristabilendo la verità su una persona scomparsa che dell'integrità morale ha sempre fatto il proprio faro e dello spirito francescano nella politica la propria missione".

La consegna dei soldi, come avvenivano i presunti finanziamenti

La notizia è stata diffusa poco prima di un anno fa, dopo che il quotidiano spagnolo ha pubblicato dei documenti che affermava provenissero dall'intelligence venezuelana, allora guidata da Hugo Carvajal, l'uomo che oggi sta parlando con la giustizia spagnola. Il giornale rivelava che a fare da intermediario per recapitare il presunto finanziamento da 3,5 milioni di euro al Movimento 5 Stelle, fosse il console venezuelano a Milano, Gian Carlo di Martino. Ma un ruolo chiave nel sistema lo avrebbe rivestito Nicolas Maduro, oggi presidente del Venezuela e nel 2010 ministro degli Esteri di Chavez, perché sarebbe arrivato da lui l'ok all'invio del denaro attraverso "una valigetta diplomatica". Oggi però, dalla sua cella spagnola l'ex capo dell'intelligence venezuelana ha fornito maggiori dettagli sui modus operandi nei finanziamenti che il governo avrebbe inviato a diversi partiti che sostenevano il governo di Chavez. Secondo Carvajal i finanziamenti, da lui supervisionati durante il suo incarico, sarebbero durati almeno 15 anni e l'ultimo risalirebbe al 2017. Stando a quanto detto da Carvajal, la modalità più utilizzata era quella di riempire di contanti borse che venivano inviate direttamente ai consolati e alle ambasciate. Ma in alcuni casi si sarebbe fatto ricorso anche a società di facciata.

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