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Cosa rischia l’Italia con il nuovo Patto di Stabilità presentato dalla Commissione europea

La Commissione Ue ha presentato la sua proposta di riforma del Patto di Stabilità, che comporterà per l’Italia una manovra correttiva da almeno 8 miliardi l’anno.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La Commissione europea ha presentato la riforma del Patto di Stabilità. Le regole, sospese dal marzo 2020 per via della pandemia di Covid, dovrebbero tornare in vigore dal primo gennaio del 2024. Fino ad allora c'è tempo per migliorarle, ma su come farlo non c'è grande sintonia. Il vicepresidente Dombrovskis e il commissario all'Economia Gentiloni hanno annunciato ieri i cambiamenti che ci saranno, e che comporteranno inevitabilmente delle conseguenze per tutti. Anche per l'Italia. I valori di riferimento resteranno invariati: deficit non superiore al 3% e rapporto tra debito e Pil non oltre il 60%. A cambiare sono i tempi di rientro, molto meno stringenti.

Secondo un'elaborazione dei tecnici della Commissione europea in base alle nuove regole, per rientrare nei parametri l'Italia dovrebbe ridurre il proprio debito pubblico di circa 15 miliardi l'anno per quattro anni. In questo modo la manovra correttiva peserebbe lo 0,85% del Pil. Per i Paesi che hanno un debito pubblico particolarmente alto, però, c'è l'ipotesi di rientro in sette anni anziché quattro: in questo caso l'aggiustamento, per l'Italia, scenderebbe a 8 miliardi l'anno, pari allo 0,45% del Pil.

Insomma, il nuovo Patto di Stabilità sarà più graduale e adattabile alle singole situazioni dei diversi Paesi europei. Ma dai paletti non si scappa, e l'Italia dovrà necessariamente trovare il modo di applicare i correttivi per venire incontro alle richieste di Bruxelles. "Prendiamo atto della proposta della Commissione – ha commentato ieri il ministro Giorgetti – È certamente un passo avanti, ma noi avevamo chiesto con forza l'esclusione delle spese d'investimento, ivi incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e green deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Prendiamo atto che così non è".

Di margine di trattativa, in ogni caso, ce n'è ancora. Dopo diversi rinvii, la proposta c'è, ma ora dovrà passare al vaglio degli Stati membri. Il negoziato è solo all'inizio, ma il tempo passa e la scadenza del 2024 si avvicina sempre più velocemente.

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