Cosa prevede la riforma sulla caccia di Lollobrigida: le novità su armi, calendario e perché fa discutere

Il governo di Giorgia Meloni ha messo mano alla legge sulla caccia, e lo ha fatto con una proposta che sta già sollevando un'ondata di proteste. Il nuovo disegno di legge, approvato in Consiglio dei ministri, messo a punto dal Ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e pubblicato in anteprima da Il Fatto Quotidiano, punterebbe infatti a modificare profondamente le regole che oggi limitano l'attività venatoria: dai vincoli territoriali ai divieti stagionali, fino alla possibilità di cacciare anche in aree protette e su terreni privati senza alcun consenso. Una riforma che, secondo le opposizioni e il mondo ambientalista, rischia di trasformare la caccia in un'attività senza quasi più limiti, minacciando la biodiversità, violando il diritto alla proprietà e aprendo a una liberalizzazione selvaggia.
Calendario dei giorni di caccia e deroghe nella riforma di Lollobrigida
Sul calendario, la riforma impone uno stop obbligatorio alla caccia per più di tre giorni a settimana, nei martedì e venerdì, in cui l'attività è sempre sospesa. Viene lasciato però alle regioni la facoltà di assegnare liberamente i tre giorni settimanali consentiti.
Richiami vivi, roccoli, appostamenti: tutte le pratiche sdoganate
Uno dei capitoli più controversi della bozza riguarderebbe l'utilizzo dei richiami vivi: uccelli catturati o allevati per attirare altri esemplari, su cui poi si spara. La nuova riforma prevederebbe poi un'espansione dell'elenco delle specie utilizzabili, che passerebbero da 7 a 47; verrebbero poi anche eliminati i limiti di possesso di esemplari provenienti da allevamento, rendendo ancora più difficile qualsiasi controllo. Non meno gravi le aperture su impianti di cattura vietati dall'Unione europea, come i roccoli, già al centro di procedure d'infrazione comunitarie: i roccoli sono delle strutture tradizionali, composte da reti e alberi, utilizzate per catturare uccelli selvatici vivi. Il ddl sostanzialmente ne prevede la riapertura, segnando un ritorno a pratiche che la giurisprudenza e le direttive europee avevano messo al bando da tempo. Non solo, potrebbe essere eliminato anche il tetto massimo alle autorizzazioni regionali per la creazione di nuovi appostamenti fissi, una norma che, come scrive il Fatto, "favorisce soprattutto le doppiette lombarde", dove l'attività venatoria ha una forte tradizione e un peso politico significativo.
Fucili in spiaggia, nei boschi e nelle aree pubbliche
L'articolo 10, comma 6, della bozza estenderebbe poi i territori dove sarà possibile cacciare: oltre alle campagne e ai boschi, la caccia verrebbe autorizzata infatti anche "nei territori e nelle foreste del demanio statale, regionale e degli enti pubblici in genere". In pratica significa che quelle aree finora considerate protette, comprese oasi naturalistiche, sentieri escursionistici e, potenzialmente, anche spiagge, diventano accessibili ai cacciatori. Le conseguenze però non ricadrebbero solo sulla fauna, ma anche su escursionisti, ciclisti, cercatori di funghi e cittadini in genere: secondo le critiche, infatti, il provvedimento potrebbe mettere a serio rischio l'incolumità delle persone, cancellando di fatto una netta separazione tra zone antropizzate e aree di caccia.
Meno aree protette, più spari
La bozza introdurrebbe poi anche un meccanismo di revisione dei territori protetti: entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge, le Regioni saranno infatti obbligate a verificare che la quota di aree tutelate non superi il 30% del territorio agrosilvopastorale, vale a dire quel territorio relativo all'insieme di campagna, boschi e attività di pastorizia. Se questo limite venisse superato, le Regioni dovranno ridurre la protezione; in caso di inadempienza, interverrà direttamente il ministero dell'Agricoltura, e non quello dell'Ambiente. Questa misura si pone però in contrasto diretto con gli obiettivi europei, che prevedono invece di portare almeno al 30% le aree protette entro il 2030. L'Italia, insomma, rischierebbe di muoversi in senso opposto rispetto agli impegni assunti a Bruxelles, esponendosi a nuove e importanti procedure d'infrazione.
ISPRA ridimensionata, più potere alla lobby venatoria
Tra le modifiche strutturali, ci sarebbe poi anche il ridimensionamento del ruolo dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nella definizione dei calendari venatori. Il ddl prevede infatti di aumentare il peso del parere del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, storicamente vicino al mondo dei cacciatori. E quindi, ovviamente, questa scelta potrebbe tradursi, nella pratica, in stagioni di caccia più lunghe e meno controlli, specialmente nelle aziende faunistico-venatorie private. Alcune indiscrezioni ipotizzano anche aperture alla caccia notturna o durante il periodo di chiusura stagionale.
Le opposizioni: "Un Far West per i cacciatori"
Durissima e immediata è stata la reazione del Movimento 5 Stelle, che in occasione della Giornata mondiale della biodiversità ha annunciato una mozione in Parlamento: "Se la riforma della Legge 157/92 che vuole Lollobrigida andrà in porto così com'è, il nostro Paese diventerà un Far West per i cacciatori. È una dichiarazione di guerra agli animali, un attacco impietoso alla biodiversità e alla natura sul quale non possiamo tacere". Il M5S denuncia che "sarà possibile costruire impianti per la cattura dei richiami vivi, sparare sulle spiagge, nelle foreste e nelle aree demaniali, anche di notte e nelle zone innevate; si allungherà il calendario venatorio oltre febbraio […] saranno ridotte le aree protette; si arriva addirittura all’assurdo di considerare la Caccia attività che concorre alla tutela della biodiversità". E aggiunge: "Con la nostra mozione chiediamo […] la sospensione di qualsiasi iniziativa legislativa volta a modificare la legge quadro sulla tutela della fauna selvatica almeno fino alla chiusura delle infrazioni in corso". Anche Eleonora Evi, deputata del Partito Democratico, ha definito il disegno di legge "l'ennesima vergogna", contestando l'idea che l'attività venatoria possa essere equiparata a uno strumento di tutela ambientale. Un concetto che, secondo Evi, stravolge il senso stesso di biodiversità e sostenibilità. Sulla stessa linea Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, che ha denunciato l'assenza di tutele per i diritti dei proprietari di terreni privati: "Quando si parla di caccia", ha osservato, "la proprietà privata sembra non valere più nulla". Zanella ha annunciato una proposta di legge per l'abrogazione dell'articolo 842 del Codice Civile, norma che oggi consente ai cacciatori di entrare nei fondi agricoli privati senza il consenso del proprietario, una deroga che risale al 1942 e che per molti è ormai anacronistica.
L'allarme di Legambiente: "Minacciata la biodiversità, rischio caccia ovunque"
Anche le associazioni ambientaliste lanciano un allarme sulle conseguenze della riforma: "Un testo inaccettabile, normalizza il bracconaggio". Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha denunciato come questa riforma rischi fortemente di "cancellare sessant'anni di politiche e azioni a tutela della fauna selvatica". L'associazione sottolinea che il disegno di legge violerebbe in toto l'articolo 9 della Costituzione, aggiornato nel 2022 per includere proprio l'obbligo di tutela degli animali e dell'ambiente:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
Lollobrigida: "Fake news, il ddl non è ancora approvato"
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, da parte sua, ha cercato invece di smorzare le polemiche, pur senza smentire esplicitamente i contenuti della bozza: "La mattina uno si alza e racconta una bugia. Altri in modo complice la replicano. Altri ancora si lasciano abbindolare e cominciano a sproloquiare commentando la bugia come fosse la verità", ha scritto in un post su Facebook, lamentando giudizi prematuri. "Alcuni in malafede non meritano alcuna attenzione", ha aggiunto, "ma a quelli in buona fede consiglierei almeno di aspettare che il disegno di legge venga proposto, discusso nel governo e poi dal Parlamento prima di dare giudizi nel merito".
Ma Il Fatto Quotidiano, però, sottolinea che i documenti sono autentici e portano l'intestazione del ministero dell'Agricoltura, con la firma di un funzionario del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, (Mipaaf). L'iter sarebbe stato rallentato da frizioni con il ministero dell'Ambiente, ma il governo intende approvarlo entro settembre, prima dell'apertura della nuova stagione venatoria. Lollobrigida ha promesso che ci saranno "le audizioni delle associazioni ambientaliste, animaliste, agricole, venatorie e quanti interessati dal tema della salvaguardia del patrimonio faunistico".
Dunque, se venisse approvata così com'è, la bozza di riforma di ben 18 articoli, trasformerebbe radicalmente l'attività venatoria in Italia, riportandola indietro rispetto alle conquiste in materia di tutela ambientale e benessere animale. Anche se si tratta di un testo ancora provvisorio, l'intenzione del governo appare chiara: ridurre i vincoli, allargare i margini di intervento dei cacciatori, svuotare di efficacia le norme di protezione ambientale. Il timore ora è che l'Italia venga nuovamente sanzionata dall'Unione Europea, e che, nel frattempo, a pagare siano animali, ecosistemi e cittadini.