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Cosa c’è nel nuovo Piano pandemico del governo Meloni: possibile ricorso a lockdown, scuole chiuse e Dpcm

È quasi pronto il nuovo Piano pandemico 2024-2028 preparato dal governo Meloni e dalle Regioni. Si tratta delle misure che si dovrebbero attuare nel caso di una nuova, eventuale pandemia. I vaccini sono “la misura preventiva più efficace”, si legge, mentre alcune limitazioni della libertà personale possono essere “necessarie”.
A cura di Luca Pons
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Sono quasi conclusi i lavori per la stesura del nuovo Piano pandemico, che sarà attivo dal 2024 al 2028. Il governo Meloni sta ultimando i lavori insieme alle Regioni, e una bozza del testo – lungo oltre 220 pagine – è già circolata, pubblicata da Quotidiano sanità.

Al suo interno sono citati diversi interventi che ricordano il periodo del Covid-19: chiusura di scuole e attività commerciali, limiti agli assembramenti, obbligo di restare in casa. I Dpcm sono considerati lo "strumento centrale" per l'azione del governo in questa situazione. In più, si parla dei vaccini come "le misure preventive più efficaci", che hanno un forte "valore solidaristico". La compilazione del piano è stata affidata soprattutto a tecnici, che hanno seguito anche le linee guida fissate dall'Oms in tema di pandemie.

Per chiarire: le misure del Piano non saranno messe in atto quando questo sarà approvato, ma solo in caso di necessità. Proprio come avviene per altri piani d'emergenza, si tratta della strategia che l'Italia seguirà se dovesse verificarsi un'altra pandemia simile a quella da Covid-19. Anche se, per il momento, nel testo non c'è una fonte chiara per finanziare le attività di prevenzione: le spese dovranno essere valutate più avanti.

Il documento è diviso in cinque sezioni, dall'introduzione e la pianificazione fino alle varie fasi operative, i modi in cui valutare il rischio di una pandemia e come rispondere concretamente. Si parla ad esempio della necessità di tenere un "tracciamento sistematico dei contatti" insieme ad "accertamenti diagnostici estesi", ovvero tamponi a tappeto per capire chi sta contagiando chi. Procedendo nel caso di persone positive alla "messa in quarantena", in modo "tempestivo", anche se le informazioni a disposizione

Cosa dice il Piano pandemico sui vaccini

Il Piano usa parole molto chiari anche sul tema dei vaccini, su cui invece il governo Meloni in passato è stato ambiguo. I vaccini, si legge, "rappresentano le misure preventive più efficaci" con un "rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole". In più, i vaccini sono un esercizio di solidarietà, perché "i singoli individui hanno la possibilità di apportare un contributo concreto volto alla protezione di se stessi e, allo stesso tempo, della collettività, in particolare delle persone più fragili". Perciò servirà una "comunicazione semplice ed efficace" che contrasti la "disinformazione" e dia "risposte adeguate alle preoccupazioni e alle incertezze".

In caso di pandemia tornano i negozi chiusi e l'obbligo di stare in casa

Nel testo si riconosce anche che può essere "necessario" limitare le libertà individuali durante una pandemia. Dalle scuole ai negozi, dagli spostamenti tra Comuni all'obbligo di restare in casa: l'epidemia è "un fatto emergenziale" che mette in pericolo "la salute dei singoli e la sopravvivenza della comunità", e per questo per abbassare i rischi può essere obbligatorio imporre "limitazioni di distinti diritti e libertà fondamentali".

Questo perché il diritto alla salute e il principio di solidarietà, entrambi contenuti nella Costituzione, possono giustificare anche forti misure di contenimento. Certo, a condizione che si seguano "i più accreditati protocolli scientifici". Perciò la lista degli interventi che il governo può disporre è parecchio lunga. Si tratta comunque di possibilità: non è detto che tutte entrerebbero in vigore, ma solo che sarebbero tra gli strumenti a disposizione per limitare la pandemia.

C'è la chiusura dei negozi e di tutte le attività lavorative "non essenziali", così come la chiusura delle scuole. C'è il distanziamento fisico nei luoghi pubblici, l'isolamento dei casi, la limitazione degli assembramenti anche con l'annullamento di eventi sportivi e di intrattenimento. Ma anche l'obbligo di indossare le mascherine, il divieto di spostamento tra Comuni, l'obbligo di restare in casa.

Sono tutte misure sperimentate nel corso della passata pandemia da Covid-19, che evidentemente sono state ritenute valide, purché siano adottate con "un processo decisionale trasparente basato sulle conoscenze e sulle evidenze disponibili". In più, va considerato che le misure più restrittive sono "difficilmente sostenibili per lunghi periodi", con conseguenze economiche e anche sul benessere della popolazione.

Torna anche lo strumento che era diventato conosciutissimo negli anni della pandemia: il Dpcm, ovvero il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, contestato in più occasioni dall'attuale maggioranza. Questo deve essere lo "strumento centrale di governo dell’emergenza sanitaria", si legge, perché le tradizionali ordinanze del ministero della Salute non sono sufficienti.

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