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Conte: “Basta armi a Ucraina, lo dica anche il Pd. Serve svolta diplomatica o ci trascinano in guerra”

“Chiediamo uno sforzo diplomatico, la strategia militare ha portato solo all’escalation. Mi auguro che il Pd possa, con la nuova segretaria, fare una scelta nella direzione che abbiamo intrapreso”. Lo ha detto Giuseppe Conte, chiedendo lo stop dell’invio di armi all’Ucraina.
A cura di Annalisa Girardi
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Il Movimento Cinque Stelle insiste sullo stop dell'invio di armi in Ucraina. E spera che ora il Partito democratico, sotto la guida di Elly Schlein, si posizioni sulla stessa lunghezza d'onda. "Abbiamo già dato – ha detto Giuseppe Conte intervenendo a un dibattito alla Luiss sul Next Generation Eu – A questo punto chiediamo uno sforzo diplomatico. Mi auguro che il Pd possa, con la nuova segretaria, fare una scelta nella direzione che abbiamo intrapreso".

Conte ha anche detto di sperare in un cambio di posizionamento, da parte dei dem, a partire dall'intervento di Giorgia Meloni in Parlamento, alla vigilia del Consiglio europeo. L'ex presidente del Consiglio ha quindi lanciato un appello al governo: "Chiediamo al governo di assumersi una responsabilità, non da solo ma nel quadro dell'Unione europea. Ci deve essere qualcuno che imprime una svolta e vogliamo che sia l'Italia. Conciliare tutto e il contrario di tutto non è più possibile. Così ci trascinano in guerra".

E ancora: "Credo che questa strategia militare che abbiamo sul piatto ormai da un anno non ci porti a una soluzione. Dopo un anno e più possiamo dire che questo scenario di escalation militare ci ha portato tantissime morti civili, un quadro di recessione economica e sociale. E in più il rischio di una deflagrazione nucleare".

Non solo Ucraina, Conte ha anche parlato di un'altra battaglia su cui è possibile un impegno comune nel centrosinistra: quella per il salario minimo. "È una battaglia che facciamo da dieci anni, che ci ha sempre trovato isolati. Solo recentemente c'è stato un percorso di altre forze politiche, come anche degli stessi sindacati". Proprio parlando delle parti sociali il leader M5s ha aggiunto: "Hanno sempre ritenuto che il problema non fosse quello del salario minimo e che la loro mediazione collettiva fosse sufficiente. Per noi è vero che il benessere di un lavoratore non si compone solo della parte salariale. Ma non puoi pagare 3, 4, 5 euro lordi l'ora. La grande svolta è che adesso i sindacati hanno accettato questa logica. E anche altre forze politiche che sono nel cosiddetto fronte progressista hanno accettato l'idea del salario minimo legale".

L'ex presidente del Consiglio ha quindi proseguito affermando che il mercato del lavoro italiano sia oggi "uno dei più deprimenti in Europa". La percentuale di lavoratori poveri, ha detto, è altissima: il 12%: "Una parte sono donne, una buona parte sono giovani. Paghe da 3,4,5 euro l'ora. Non riesci a pagarci neppure l'affitto. Noi non abbiamo il salario minimo legale. Ce l'hanno 21 Paesi su 27, noi no. Il ceto medio si è completamente impoverito, anche le famiglie che una volta stavano bene".

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