Consolato italiano non rilascia i visti per uscire da Gaza: “Farnesina tace, responsabilità penali”

Oltre 50 persone di Gaza aspettano di ottenere il visto che permetterà loro di venire in Italia. A rilasciare questo documento fondamentale è il Consolato generale d'Italia a Gerusalemme che, però, non si è ancora attivato, nonostante il Tribunale di Roma in questi mesi abbia riconosciuto un obbligo immediato in capo alle autorità italiane di adoperarsi per consentire ai gazawi di lasciare la Striscia.
"Se le autorità italiane continueranno a essere inadempienti possiamo ipotizzare una responsabilità penale in capo ai funzionari del Ministero degli Esteri, e del Consolato a Gerusalemme, perché non stanno dando seguito a un ordine dell'autorità giudiziaria. Se a causa di questa omissione una delle persone che hanno diritto a ottenere il visto umanitario dovesse essere uccisa, la corresponsabilità ricadrebbe anche sulle autorità italiane che non hanno fatto tutto ciò che era in loro potere per farla entrare in Italia". Lo spiega a Fanpage.it l'avvocato Dario Belluccio dell'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI).
Perché il mancato rilascio dei visti umanitari può avere conseguenze penali
Belluccio, insieme a un gruppo di avvocati di cui fa parte anche Nazzarena Zorzella, sta seguendo i ricorsi al Tribunale di Roma presentati da diverse famiglie di gazawi in attesa del visto umanitario. Secondo ASGI, se i funzionari del Consolato italiano a Gerusalemme, e per estensione della Farnesina, dovessero continuare a non rilasciarli contravvenendo agli ordini dei giudici, potrebbero andare incontro a un'azione penale.
"Dal un punto di vista tecnico-giuridico è plausibile ipotizzare un'omissione di atti di ufficio – sottolinea Belluccio – Quello che sta succedendo a Gaza è un genocidio e la vita delle persone della Striscia è a rischio ogni istante, questo dovrebbe spingere le autorità italiane a intervenire con ogni strumento a disposizione, e con ogni rapidità e urgenza, per cercare di impedire che la situazione si aggravi ulteriormente".
Non solo, i giudici di Roma, nelle ordinanze che Fanpage.it ha visionato, impongono al Consolato a Gerusalemme, e alla Farnesina stessa, di attivarsi in maniera immediata e con tutti i mezzi a disposizione, allo scopo di rilasciare i visti e permettere ai richiedenti l'ingresso in Italia. Ma tre mesi dopo nulla è cambiato, nonostante i provvedimenti giudiziali e i ricorsi presentati dai legali di ASGI.
Zorzella aggiunge che da mesi il Consolato italiano a Gerusalemme si nasconde dietro al silenzio: "Lo schema è sempre lo stesso: i funzionari ci invitano a compilare il format per la richiesta di visto, noi lo facciamo subito, ma dopo tutto si ferma e non rispondono più alle pec che inviamo, per questo siamo costretti a depositare i ricorsi. Questo è lo schema entro cui stiamo lavorando: il silenzio più totale".
La difesa della Farnesina: "Sono le autorità straniere a non consentire il transito"
Il visto rilasciato dal Consolato italiano a Gerusalemme è requisito imprescindibile perché le autorità straniere, israeliane, giordane ed egiziane, consentano il transito dei gazawi sui loro territori per raggiungere Roma. "Non è stata fornita neanche la prova che ci siano stati effettivi contatti tra le autorità italiane e quelle israeliane per permettere l'uscita di queste famiglie dalla Striscia di Gaza – sottolinea Belluccio – È vero che l'evacuazione non può essere un obbligo imposto all'Italia, perché dipende da autorità straniere, tuttavia il nostro paese avrebbe dovuto attivarsi in tal senso, e in ogni caso avrebbe comunque dovuto rilasciare i visti. Ma non è stato fatto".
"Il rilascio dei visti – aggiunge l'avvocata Zorzella – è un'attività totalmente autonoma dello Stato italiano che non dipende dalle autorizzazioni di Israele, Giordania ed Egitto per il transito sul loro territorio. È l'autorizzazione a entrare sul territorio nazionale ed è di esclusiva competenza dell'Italia. In questo caso, inoltre, deve essere concesso in forza di un preciso ordine giudiziale del Tribunale, circostanza che dà anche più forza per interloquire a livello diplomatico con le altre autorità straniere".
In questi mesi, la Farnesina ha spiegato in diverse note ufficiali dirette alla stampa di aver avviato "serrati colloqui diplomatici" con Israele. Queste interlocuzioni hanno permesso l'apertura dei corridoi universitari per studenti e ricercatori palestinesi – anche se non possono portare con loro le famiglie, compresi i figli minorenni – ma nessuna comunicazione sarebbe stato fornita agli avvocati che stanno seguendo le famiglie in attesa del visto umanitario.
"Lo sforzo dell'Italia deve essere dimostrato innanzitutto dando i visti, e poi i colloqui con le autorità straniere vanno dimostrati. A noi non hanno comunicato nulla", fa sapere Belluccio.
"Non ci sono precedenti di un simile immobilismo da parte delle autorità italiane"
Zorzella ha 40 anni di esperienza nel campo del diritto all'immigrazione, ma non si era mai trovata davanti a una situazione simile: "Anche per noi avvocati di ASGI questo immobilismo è una novità, non ci sono precedenti. È la prima volta che a fronte di ordini giudiziali il Ministero resta completamente inerte e non risponde. Può succedere che la pubblica amministrazione non risponda oppure lo faccia negativamente, ma non quando arriva un ordine giudiziale, in questo caso sussiste un obbligo di adempimento".
Eppure anche la situazione in corso nella Striscia, a fronte di un cessate il fuoco sempre più fragile, è unica nel suo genere: "Non c'è nulla di paragonabile a quello che sta avvenendo a Gaza, almeno negli ultimi anni – sostiene Belluccio – L'Italia dovrebbe lavorare per prevenire ed evitare ogni genocidio in forza della Convenzione internazionale che ha sottoscritto nel 1948. Una delle attività da porre in essere è proprio quella di garantire la libertà di movimento delle persone che vogliono uscire da Gaza".