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Come stanno le cose sulla storia dei “boss mafiosi scarcerati con la scusa del Covid”

A rilanciare la questione è il leader della Lega, Matteo Salvini, che accusa il governo di scarcerare i boss mafiosi e mandarli ai domiciliari con la scusa dell’emergenza coronavirus. Il segretario della Lega fa riferimento a una particolare clausola del decreto Cura Italia: ma come stanno davvero le cose?
A cura di Annalisa Girardi
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Il leader della Lega, Matteo Salvini, attacca il governo accusandolo di scarcerare i boss mafiosi e mandarli ai domiciliari con la scusa dell'emergenza coronavirus. "Lo schifo dei boss mafiosi scarcerati e mandati a casa con la scusa del virus grida vendetta, è una resa dello Stato. Non si possono cancellare così i sacrifici delle donne e degli uomini che hanno combattuto e combattono le mafie. È una vergogna, un insulto, un oltraggio alle vittime e ai loro parenti. Signori del Governo, la pazienza è finita. Spero intervenga il Colle più alto", afferma il senatore del Carroccio chiedendo l'intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

L'ex ministro dell'Interno, in particolare cita i casi di Francesco Bonura, boss condannato a oltre 18 anni e confinato al 41bis, e Vincenzo Iannazzo, accusato di essere a capo della cosca ‘ndranghetista di Lamezia Terme. "Sono inca**ato nero: è una vergogna nazionale. Sopra i 70 anni come da previsione del decreto Cura Italia, che apre le porte delle carceri, rischiano di uscire e tornare a casa ai domiciliari altri mafiosi. Un governo che tiene chiusi a casa gli italiani per bene e spalanca le porte a mafiosi condannati a decenni di carcere, confinati al 41bis, che poverini rischiano di ammalarsi e quindi tornano a casa dalla moglie. Poi spiegatemi voi come fa ad ammalarsi uno in isolamento", aggiunge Salvini.

Cosa dice davvero il Cura Italia sull'uscita dalle carceri

Il senatore del Carroccio ha fatto quindi riferimento al Cura Italia. Oggi la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha risposto a un'interrogazione in Senato sulla questione, spiegando che il decreto, al fine di ridurre i rischi di epidemia nelle carceri, prevede la possibilità durante l'emergenza di scontare agli arresti domiciliari la pena detentiva residua, che non deve essere superiore a 18 mesi. Da questa misura sono escluse alcune categorie di condannati. Inoltre, si specifica, la valutazione è rinviata al magistrato di sorveglianza ed è previsto il controllo attraverso braccialetti elettronici.

Ed effettivamente gli stessi legali di Bonura, 78 anni e malato di cancro, erano intervenuti commentando che la scelta di spostare i boss ai domiciliari fosse avvenuta viste le condizioni di salute e l'età dell'uomo. E che il decreto del governo, quindi, non c'entrasse nulla. Considerando il quadro clinico, l'età avanzata e il fatto che manchino 9 mesi alla fine dello sconto della pena, "risulta palese la sussistenza di tutti i presupposti per la concessione del differimento della pena nelle forme della detenzione domiciliare in ossequio ai noti principi, di sponda anche comunitaria, sull'umanità che deve sottostare ad ogni trattamento carcerario", hanno sottolineato gli avvocati.

Per poi aggiungere, nel tentativo di mettere a tacere le polemiche: "Del tutto errato è altresì il riferimento al recente decreto cosiddetto Cura Italia che non si applica al caso di specie e che non ha nulla a che vedere con il differimento pena disposto per comprovate ragioni di salute e sulla base della previgente normativa – dicono – Ripetiamo, ogni vicenda va affrontata nel suo particolare altrimenti si rischia di scadere in perniciose e inopportune generalizzazioni che alterano la realtà".

La replica di Bonafede

Sulla questione è intervenuto anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, con un lungo post su Facebook: "Credo ci sia un limite a tutto. Sia chiaro: tutte le leggi approvate da questa maggioranza e riconducibili a questo Governo sanciscono esplicitamente l'esclusione dei condannati per mafia (ma anche di qualsiasi reato grave) da tutti i c.d. benefici penitenziari", ha precisato il ministro. Bonafede ha quindi condannato la diffusione di notizie false in un momento così delicato come l'emergenza, "soprattutto se cinicamente finalizzata a generare sfiducia nel Governo da parte dei cittadini".

Per poi ribadire che sostenere che alcuni esponenti mafiosi siano stati scarcerati come effetto del decreto Cura Italia sia non solo falso, ma anche pericoloso e irresponsabile. "Si tratta infatti di decisioni assunte dai giudici nella loro piena autonomia che in alcun modo possono essere attribuite all'esecutivo. L’unica cosa che può fare il Governo (e che, ovviamente, sta già facendo) è attivare, nel rispetto dell’autonomia della magistratura, tutte le verifiche e gli accertamenti del caso, considerato anche il regime di isolamento previsto dal 41 bis", ha concluso Bonafede.

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