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Come potrebbe cambiare il Reddito di cittadinanza: se rifiuti il lavoro perdi l’assegno

La misura di contrasto alla povertà sarà riconfermata anche per il 2022 con i soldi che il governo Draghi intende destinare per rifinanziare il Reddito di cittadinanza. Il meccanismo di funzionamento per l’assegnazione del contributo economico però è destinato a subire qualche modifica. L’ultima ipotesi è quella avanzata da Luigi Di Maio per il quale, nel caso in cui il percettore del Reddito dovesse rifiutare “un compenso offertogli da un datore di lavoro, lo perde”. Sul tavolo del governo ci sono altre valutazioni per rivedere lo strumento, tra cui quelle che riguardano l’inasprimento dei controlli.
A cura di Giuseppe Pastore
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Rinnovare il Reddito di cittadinanza anche per il prossimo anno, ma non senza rivederne la struttura. La linea che emerge dalle intenzioni del governo Draghi è quella di confermare la misura di contrasto alla povertà anche per il 2022. Lo si evince dal documento programmatico di bilancio approvato dal Consiglio dei ministri che anticipa la manovra in programma per la prossima settimana. Nello schema della legge di bilancio, infatti, c'è un ulteriore finanziamento di un miliardo di euro per il Reddito che si andrebbe a sommare ai 7,7 miliardi già stanziati per il prossimo anno. In totale, quindi, la spesa per la misura ammonterebbe a 8,8 miliardi di euro, allineandosi a quella sostenuta quest'anno. Ma lo strumento, introdotto nel primo governo Conte e fortemente difeso dal Movimento 5 Stelle, si appresterebbe ad essere modificato con "correttivi alle modalità di corresponsione e rafforzando i controlli", emergeva dal Consiglio dei ministri. Le ipotesi in campo sono diverse e anche il ministro Di Maio ha detto la sua, aprendo a importanti modifiche sul meccanismo di funzionamento del Reddito di cittadinanza.

Di Maio: Se rifiuti l'offerta di lavoro perdi il Reddito

La misura, bandiera dei 5 Stelle e introdotta dal primo governo Conte, è stata al centro del dibattito politico tra i partiti che sostengono il governo Draghi. Se PD e M5S sono stati favorevoli a confermarlo, la stessa cosa non può dirsi per Lega e Forza Italia. La mediazione condotta da Draghi ha consentito di raggiungere un punto di incontro tra le posizioni delle varie forze politiche aprendo la strada per una modifica del Reddito di cittadinanza. Anche il ministro degli esteri Luigi Di Maio si è mostrato favorevole ad una revisione e, nell'ultimo libro di Bruno Vespa, ha detto che "se non stanno funzionando i Centri per l'impiego, bisogna consentire all'impresa di fare una notifica diretta". In questo modo, l'esponente pentastellato ha aperto ad una modifica della misura che va nella direzione di costruire "un rapporto diretto tra l'offerta e la domanda in modo da portare a casa compensi congrui e dignitosi". E se a questo punto il percettore del Reddito dovesse rifiutare "un compenso offertogli da un datore di lavoro, lo perde", ha spiegato l'ex leader del Movimento.

Le modifiche al Reddito di cittadinanza a cui pensa il governo

Una soluzione che rivoluzionerebbe l'attuale previsione, per la quale il percettore di Reddito perde il sostegno solo dopo aver rifiutato tre proposte di lavoro. Ma il governo ragiona anche su altri correttivi come la possibilità di diminuire l'assegno alla seconda offerta rifiutata dal beneficiario. Non solo, perché ad emergere è stata anche la necessità di rivedere l'assegnazione del contributo, che in media corrisponde a 570 euro,  in base al numero dei componenti del nucleo familiare. Criticità in questo senso era già state segnalate dal ministro del Lavoro Andrea Orlando che aveva rilevato come nella revisione della misura il governo dovesse tener conto "della sua efficacia rispetto alle dimensioni dei nuclei familiari" perché nella sua versione attuale, il Reddito "penalizza le famiglie numerose". Altro fronte su cui l'esecutivo si propone di intervenire, soprattutto su sollecitazione del centrodestra, è quello dell'inasprimento dei controlli necessari ad ammettere i cittadini alla misura di sostegno. Su questo è intervenuto anche il garante del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo che sul suo blog ha scritto che "questa è una delle misure più controllate" e che "ogni critica al reddito di cittadinanza non è un attacco al M5S, ma un’offesa a oltre 3 milioni di persone".

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