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Come Meloni vuole cambiare la legge elettorale: le trattative nella maggioranza

Meloni riapre il dossier sulla riforma elettorale proponendo un premio di maggioranza per garantire la governabilità, in cambio del via libera al terzo mandato per i governatori richiesto dalla Lega. Un’intesa di vertice che potrebbe preludere a un’accelerazione verso elezioni anticipate.
A cura di Francesca Moriero
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La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, avrebbe riaperto il dossier sulla legge elettorale, con l'obiettivo potenziale di garantire una maggiore stabilità di governo. La proposta in discussione sarebbe quella di sostituire il Rosatellum con un sistema maggioritario che premi le coalizioni più forti. Cosa significa nella pratica? Il nuovo modello prevederebbe un premio di maggioranza del 55% dei seggi per chi supera il 40% dei voti; questa soglia, più bassa rispetto al passato, sarebbe pensata per assicurare un vincitore netto fin dal giorno delle elezioni, con l'intento di evitare governi di coalizione instabili. Il sistema sembrerebbe cucito su misura per un centrodestra unito, che potrebbe sfruttare la propria compattezza di fronte a un’opposizione ancora divisa.

Il patto con la Lega: il via libera al terzo mandato in cambio del sostegno

La vera novità sarebbe, dunque, soprattutto politica: per ottenere il sostegno della Lega, più incline a un sistema proporzionale che garantisca rappresentanza ai partiti medi, Meloni avrebbe aperto alla possibilità del terzo mandato per i governatori regionali. Questa proposta sarebbe particolarmente importante per Matteo Salvini, che vorrebbe assicurare la riconferma di Luca Zaia in Veneto e Massimiliano Fedriga in Friuli Venezia Giulia, entrambi al termine del secondo mandato. In passato la premier aveva frenato su questa ipotesi, ma la recente decisione della Corte costituzionale, che ha respinto il ricorso contro la legge campana che consente il terzo mandato, sembrerebbe spianare la strada a una possibile riforma nazionale.

La contropartita chiesta da Palazzo Chigi sarebbe netta: Salvini dovrebbe sostenere con convinzione il nuovo sistema elettorale, contribuendo a superare le resistenze interne alla Lega e a mantenere l’unità del centrodestra. La riforma, infatti, potrebbe rafforzare proprio Fratelli d'Italia come partito guida della coalizione.

Una legge su misura per il "premier eletto": i dettagli della proposta

La bozza di legge elettorale su cui lavora il governo prevederebbe un sistema misto, che manterrebbe i collegi uninominali ma con un peso ridotto, affiancati da una quota proporzionale e da un premio di maggioranza consistente. Un elemento centrale sarebbe l'indicazione sulla scheda del candidato premier, una sorta di investitura diretta che, secondo l’esecutivo, garantirebbe maggiore legittimità al capo del governo; l'idea sarebbe quella di replicare, in modo riformato, il modello del "sindaco d’Italia", con l’elezione indiretta del premier accompagnata da un forte premio alla coalizione vincente. Questa soluzione, insomma, potrebbe rispondere anche alle richieste del Quirinale, che ha sempre evitato un'elezione diretta del premier, incompatibile con il sistema parlamentare previsto dalla Costituzione.

Tensioni nel centrodestra e il gelo del Quirinale

Nonostante le trattative in corso, non mancherebbero però le tensioni; come in Forza Italia, ad esempio, dove si registrerebbe malcontento: un sistema eccessivamente maggioritario potrebbe infatti penalizzare i partiti medi, consegnando troppo potere al partito dominante. Alcuni esponenti azzurri temono di diventare semplici "stampelle" per Fratelli d'Italia, senza margini di autonomia. Anche al Quirinale il progetto sarebbe seguito con attenzione: il presidente Sergio Mattarella, da sempre attento all'equilibrio tra i poteri, potrebbe non vedere di buon occhio un sistema che modifichi profondamente l’impianto parlamentare senza una riforma costituzionale coerente, in particolare, l’indicazione del premier sulla scheda elettorale susciterebbe già numerosi dubbi istituzionali.

Le opposizioni: "Una riforma per blindare Meloni al potere"

Dal lato opposto, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle interpretano la riforma come un tentativo di confezionare una legge elettorale su misura per la maggioranza. Elly Schlein parla di "manovra pericolosa per la democrazia", mentre Giuseppe Conte la definisce "l'ennesimo trucco per restare al potere". Secondo il centrosinistra, il premio alla coalizione e l'indicazione del premier sarebbero strumenti pensati per consolidare il potere personale della premier, restringendo gli spazi di rappresentanza politica.

Il vero obiettivo dietro la riforma

Dietro la proposta di riforma, osservano molti analisti, potrebbe nascondersi però un calcolo politico più ampio. Se il nuovo sistema fosse approvato rapidamente, Meloni potrebbe infatti valutare l'ipotesi di andare al voto prima della scadenza naturale della legislatura, sfruttando il consenso attuale e mettendo in difficoltà le opposizioni ancora divise. Si tratterebbe di un'operazione estremamente rischiosa, ma potenzialmente vincente per la premier, che così potrebbe rafforzare il proprio controllo sulla maggioranza e disegnare un sistema che le consenta di governare con meno vincoli e ancor più potere.

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