Come funziona la nuova sanatoria per partite Iva che hanno evaso le tasse voluta da FdI

Nel nuovo decreto Fisco, Fratelli d'Italia torna alla carica per spingere le partite Iva verso il concordato preventivo biennale. La misura promossa dal governo Meloni per gli autonomi permette di concordare in anticipo con il Fisco quante tasse pagare per i successivi due anni, e in cambio evitare i controlli. Ma molte partite Iva non sono convinte, e così FdI ha aggiunto un incentivo: una sanatoria fiscale per chi aderisce.
Accettando il concordato, si potranno allo stesso tempo saldare i debiti con l'Agenzia delle Entrate risalenti al periodo 2019-2023, naturalmente a condizioni agevolate. Chi non aveva dichiarato tutte le sue entrate potrà mettersi in regola con un ampio sconto.
La proposta è arrivata in particolare da Marco Osnato, presidente meloniano della commissione Finanze della Camera. Un emendamento a sua firma è stato approvato insieme al resto del decreto Fisco, che arriverà in Aula lunedì (deve essere approvato da Camera e Senato per essere convertito in legge). La stima fatta nell'emendamento è che questa sanatoria, negli anni dal 2026 al 2030, costerà allo Stato quasi 400 milioni di euro.
Nuova sanatoria per partite Iva, chi può usarla e quanto bisogna pagare al Fisco
Come detto, la sanatoria riguarda i debiti con il Fisco negli anni tra il 2019 e il 2023. Chi aveva già aderito al concordato biennale lo scorso anno ha già coperto gli anni fino al 2022 con un'altra sanatoria, quindi potrà utilizzare quella per il 2023. Tutti gli altri invece avranno la possibilità di mettersi in regola per cinque anni di redditi non dichiarati.
La misura è rivolta a chi ha dichiarato all'Agenzia delle Entrate meno di quanto aveva incassato. Se si opta per versare un'imposta sostitutiva, l'importo dipenderà dagli Isa, cioè dalle ‘pagelle' che misurano (con un punteggio da zero a dieci) quanto è affidabile una partita Iva. Chi ha più di otto in pagella pagherà il 10% del reddito non dichiarato. Tra il sei e l'otto la percentuale salirà al 12%, e con voti peggiori andrà al 15%.
Per l'Irpef il procedimento sarà leggermente più complesso. una parte c'è, e dall'altro invece la somma effettivamente intascata in ciascun anno: L'importo sarà calcolato sulla differenza tra il reddito che era già stato dichiarato, in ciascun anno, e la somma effettivamente intascata quell'anno. Poi si aumenterà di una certa percentuale, che dipenderà dai punteggi Isa.
Per capirsi: se un autonomo ha dichiarato di aver incassato 30mila euro nel 2019, ma in realtà ne aveva presi 50mila euro, l'Irpef che va versata adesso per mettersi in regola sarà calcolata sui 20mila euro di differenza, a cui si aggiunge una certa percentuale. Queste sono le percentuali in base al punteggio Isa:
- chi ha 10 in ‘pagella' dovrà aggiungere il 5%
- chi ha tra 8 e 10 aggiungerà il 10%
- chi ha tra 6 e 8 aggiungerà il 20%
- chi ha tra 4 e 6 aggiungerà il 30%
- chi ha tra 3 e 4 aggiungerà il 40%
- chi è sotto il 3 aggiungerà il 50%
Perciò, se la partita Iva nell'esempio di prima ha un punteggio di dieci, la base imponibile per l'Irpef da versare sarà di 21mila euro (20mila più il 5%). Se invece è un contribuente che il Fisco considera assolutamente inaffidabile, e ha meno di tre in pagella, la base di partenza sarà di 30mila euro (20mila più il 50%).
A tutto questo bisogna aggiungere due ultimi paletti. Innanzitutto, per il 2020 e 2021 ci sarà uno sconto in più del 30% dato che erano gli anni della pandemia. In più, l'imposta da pagare nel complesso non potrà essere al di sotto dei mille euro.
Pagamento fino a dieci rate mensili
Il pagamento per chi accede a questa sanatoria potrà essere diviso in rate mensili, con gli interessi. Si potrà chiudere la questione con un pagamento unico, che dovrà avvenire tra il 1° gennaio e il 15 marzo 2026, oppure scegliere di versare il dovuto in fino a dieci rate.
A cosa serve la sanatoria per il governo Meloni
Nella prima edizione del concordato biennale, le adesioni sono state piuttosto deludenti. L'intenzione dichiarata del governo, invece: spingere le partite Iva che sono più abituate a evadere a raggiungere un accordo con l'Agenzia delle Entrate per mettersi in regola, saldare almeno in parte i debiti del passato e iniziare a versare regolarmente. Ma solo circa 600mila partite Iva hanno aderito, su un totale di quattro milioni di possibili beneficiari, e meno di uno su tre (poco meno di 190mila) era un contribuente con un punteggio basso in ‘pagella'.
Anche per questo, ora, è arrivata una nuova sanatoria per attirare gli autonomi. I soldi incassati servono per continuare a finanziare la riforma fiscale – ad esempio il taglio dell'Irpef che il governo ha promesso da mesi e di cui ancora non si vede l'ombra. La sanatoria lanciata l'anno scorso ha portato allo Stato 1,3 miliardi di euro – di cui 780 milioni sono già stati versati, mentre altri 480 milioni sono attesi nelle rate dei prossimi mesi.