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Come cambiano le regole sulla Cannabis light ora che il Decreto Sicurezza è legge: cosa succede ora

Nel decreto Sicurezza, tra le molte norme contestate ci sono anche quelle sulle infiorescenze di cannabis light: è vietato importarle, lavorarle, venderle e consumarle tra le altre cose. Per chi lo fa scattano le pene previste per le sostanze stupefacenti. Puniti anche gli estratti e gli olii, ma non i semi per gli usi consentiti dalla legge.
A cura di Luca Pons
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Il decreto Sicurezza è diventato legge, tra le proteste delle opposizioni e di molte associazioni. All'interno del testo ci sono nuovi reati e aggravanti che colpiscono moltissimi ambiti e settori, e tra questi anche la cannabis light. La canapa a basso contenuto di Thc, che non è una droga in alcun modo, sarà vietata in quasi tutte le forme: sarà illegale venderne le infiorescenze, anche seccate o tritate, e anche se sono contenute in sostanze come olii e estratti.

Resteranno legali solo la produzione industriale per gli usi consentiti, e la produzione agricola di semi. Lo scopo della legge, come si legge nel testo, è evitare che l'assunzione della cannabis light possa portare a "alterazioni dello stato psicofisico" che a loro volta rischierebbero di mettere "a rischio la sicurezza o l'incolumità pubblica", oppure "la sicurezza stradale". In più il decreto Sicurezza cambia una legge del 2016 che serviva a promuovere la canapa, specificando che si applica solamente alla filiera industriale.

Cosa è vietato fare con la cannabis light ora che il decreto Sicurezza è legge

La legge vieta "importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna" delle infiorescenze della canapa. Quindi non la si può comprare, né vendere, né portare o spedire da qualche parte, e nemmeno consumarla privatamente. Il tutto nonostante si tratti di una sostanza che non ha effetti dannosi noti per la salute, e tantomeno è paragonabile alla cannabis con alti livelli di Thc.

Il divieto riguarda non solo le infiorescenze, ma anche i semilavorati della canapa, o le infiorescenze in forma essiccata o triturata. Inclusi anche i vari prodotti che contengono cannabis light: quindi stop agli olii, gli estratti, le resine e così via. Ci sono sostanzialmente solo due eccezioni. La lavorazione industriale della canapa entro gli usi consentiti dalla legge, come quello tessile, e la produzione agricola dei semi che vengono utilizzati a questo scopo.

Quali sono le sanzioni per chi non rispetta le nuove regole

La legge afferma che, se qualcuno viola i nuovi divieti sulla cannabis light, "si applicano le sanzioni previste in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope". Queste naturalmente possono essere anche piuttosto dure. Ad esempio, esiste il reato di produzione, traffico e detenzione illeciti di queste sostanze. La sanzione è una multa da 26mila a 260mila euro, oltre al carcere da sei a vent'anni, anche se scende per i casi di lieve entità.

Il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze (inclusa la cannabis light, con la nuova legge) viene punito con non meno di vent'anni di carcere per chi guida o finanzia l'associazione, e almeno dieci anni per chi ne fa parte. Ma ci sono anche altre ipotesi illegali: l'agevolazione dell'uso di sostanze, per esempio, può costare anche il ritiro della patente fino a tre anni. Anche chi compra o riceve cannabis light per uso personale potrà vedersi sospesa la patente.

Si possono poi applicare tutta una serie di aggravanti. La pena aumenta se la sostanza viene consegnata a un minorenne, oppure nelle vicinanze di scuole, carceri, ospedali. Le regole per lo spaccio di droghe, insomma, si applicano tutte quante in toto alla cannabis light che fino a ieri era venduta in normali esercizi commerciali.

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