Come andrà a finire la riforma dei condomini sugli inquilini che devono pagare al posto dei morosi

Non solo ha fatto discutere: ha portato una vera e propria frattura politica la nuova riforma delle norme sui condomini proposta da Fratelli d'Italia. O meglio, proposta da una deputata di Fratelli d'Italia, Elisabetta Gardini, dato che i vertici del partito si sono sbrigati a spiegare che non era un'iniziativa condivisa con il resto di FdI.
A scatenare le reazioni, negli scorsi giorni, è stato soprattutto un articolo: quello che prevede che, se gli inquilini morosi non saldano un debito, i creditori possono chiedere i soldi anche a chi è in regola con i pagamenti. Questa la parte che, più di tutte le altre, ha portato le opposizioni ad attaccare la riforma e il centrodestra a non difenderla.
Fanpage.it ha contattato i tecnici che hanno contribuito a stendere il disegno di legge, e ha raccolto la loro versione dei fatti: gli effetti della norma, in realtà, sarebbero ben diversi. Ma resta da vedere se il centrodestra deciderà di tornare a lavorarci o se aspetterà che passi la ‘tempesta' polemica.
Cosa dice la riforma dei condomini sugli inquilini morosi e quelli in regola
L'articolo in questione del ddl, il numero 7, recita: "I creditori possono agire sulle somme disponibili sul conto corrente condominiale per l’intero credito vantato e, in via sussidiaria, sui beni dei condomini nella misura della morosità di ciascuno". Ovvero, se il condominio ha un debito prima si fa ricorso al conto corrente comune, e poi agli inquilini che non hanno pagato. La stessa procedura prevista oggi.
Ma – questo il passaggio discusso – se i morosi non pagano, "i creditori possono agire nei confronti dei condomini in regola con i pagamenti". Questi inquilini, che hanno già pagato la propria parte dei lavori o di qualunque spesa si tratti, "rispondono in proporzione alla quota di partecipazione alla spesa e hanno azione di regresso contro i morosi per quanto ancora dovuto da ciascuno di essi".
Nelle ore successive alla presentazione della proposta di legge, questo è il punto che è finito sui giornali. Mettendo anche in imbarazzo il centrodestra. Lo stesso capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Galeazzo Bignami, ha detto che si tratta di una "proposta come molte altre" e ha subito sottolineato che servirà "un confronto" con associazioni di categoria e non solo, altrimenti il ddl "non potrà proseguire il suo iter". Dalla Lega è stato addirittura Matteo Salvini a dire "niente nuova burocrazia per i condomini e per gli inquilini che adempiono al loro dovere".
Forza Italia ha fatto sapere che a gennaio presenterà una sua proposta alternativa a quella di Gardini. Mentre non si sono contati gli attacchi arrivati dalle opposizioni, che hanno accusato FdI di "penalizzare le persone normali, quelle persone che faticano ad arrivare a fine mese e che vivono unicamente del loro stipendio ma che comunque onorano sempre i loro obblighi con il condominio" (parole di Ubaldo Pagano, deputato del Pd).
La versione degli esperti che hanno scritto la riforma: gli inquilini in regola sarebbero più tutelati
Gli esperti contattati da Fanpage.it, che come detto hanno contribuito a scrivere il testo della riforma, hanno però sottolineato alcuni aspetti. E, su tutti, l'ultima frase del tanto discusso articolo 7. Ovvero che gli inquilini in regola "rispondono in proporzione alla quota di partecipazione alla spesa e hanno azione di regresso contro i morosi per quanto ancora dovuto da ciascuno di essi".
La "quota di partecipazione alla spesa" sono i famosi ‘millesimi‘ spesso citati nelle assemblee di condominio, cioè la misura di quanto ‘pesa' ciascun appartamento sul totale del palazzo. Ad esempio, si usano i millesimi per calcolare come vanno divise le spese condominiali.
Come funziona oggi la questione? La legge del 2012 che regola i condomini dice solo: "I creditori non possono agire nei confronti degli obbligati in regola con i pagamenti, se non dopo l'escussione degli altri condòmini". E stabilisce che tutti condòmini sono "obbligati solidalmente" a pagare.
I tecnici sentiti da Fanpage.it, con anni di esperienza in materia di controversie condominiali, hanno spiegato che la regola oggi è questa: un creditore prima fa riferimento al conto corrente condominiale; poi, se questo non basta, si rifà sui morosi; e, se loro non pagano, può andare a chiedere i soldi direttamente agli inquilini in regola, senza distinzioni su chi debba pagare di più o di meno, perché tutti hanno l'obbligo di solidarietà. In teoria, il creditore potrebbe anche chiedere a un unico inquilino (in regola) di saldare tutto il debito.
La riforma proposta, invece, metterebbe dei paletti. Un eventuale fornitore che non è stato pagato potrebbe rivalersi sui condòmini in regola, ma solo in proporzione ai loro millesimi. Ad esempio, se c'è un debito da 50mila euro da saldare, e una famiglia possiede un appartamento che vale 100 millesimi, questa potrebbe essere chiamata a risarcire al massimo un decimo del totale, quindi 5mila euro.
In più, la nuova proposta afferma che dopo quella famiglia avrebbe "azione di regresso contro i morosi". Cioè avrebbe il diritto legale di farsi rimborsare dagli inquilini non paganti.
Insomma, secondo i tecnici che hanno lavorato al disegno di legge di Fratelli d'Italia la nuova proposta avrebbe tutelato di più chi è in regola con i pagamenti rispetto alle normative in vigore oggi. Resta da vedere se nei prossimi mesi se il centrodestra deciderà di tornare sulla questione, e in che direzione si muoverà.