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Primarie PD 2023

Com’è andato il primo confronto per la segreteria del Pd tra Bonaccini, De Micheli e Schlein

I tre candidati alla segreteria del Pd si sono confrontati al Nazareno questa mattina. Per Bonaccini bisogna ritrovare la “vocazione maggioritaria”, per De Micheli va anticipato il congresso e Schlein chiede di “ridare voce alla comunità”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La corsa per la segreteria del Partito Democratico è già cominciata. Oggi al Nazareno è andato in scena un primo confronto tra i candidati, che hanno parlato uno dopo l'altro – in rigoroso ordine alfabetico – durante l'incontro ‘Per una vera fase costituente'. Le novità del percorso voluto dal leader uscente Enrico Letta non si vedono, ma sembra piuttosto un classico dibattito tra candidati alle primarie. Apre Stefano Bonaccini, prosegue Paola De Micheli e chiude Elly Schlein. Proposte molto diverse – più per l'identità dei candidati che per i programmi in sé – per il Pd del futuro.

Bisogna lottare contro le "disuguaglianze economiche, sociali e territoriali" e per "l'avanzamento dei diritti civili e sociali", comincia Bonaccini. "Se la sinistra non sa dire questo non è sinistra in natura – continua il presidente dell'Emilia Romagna – Siamo riformisti con cultura di governo". E attacca: "Guai a fare la fotocopia di Movimento 5 Stelle e Terzo polo, noi siamo una forza laburista". Il Pd deve "tornare a fare il Pd", riprendendosi "lo spazio di un partito a vocazione maggioritaria".

Bonaccini boccia "la contrapposizione tra capitale e lavoro come se fossimo all'inizio del secolo scorso, è surreale". E avvisa: "Avverto anche io pulsioni al cambiamento con connotati regressivi, io contrasterò questa tendenza. Sarebbe la fine del Pd, che ci porterebbe su binari minoritari. È già successo in altri paesi vicini, il rischio è che avvenga anche qui".

"Ogni volta che caliamo dall' alto cambiamento senza condivisione non funziona – attacca invece De Micheli Io spero di riuscire a completare un documento di contributo al comitato costituente". E spiega: "Cambiamo lo statuto, diventi statuto dei lavori; il femminismo sia sostanziale, non formale, come accaduto anche nella nostra comunità, perché c'è bisogno che tante altre donne non vivano disuguaglianze concrete". Poi chiede di anticipare il congresso a fine gennaio.

"Non siamo qui per fare una resa dei conti ma per costruire il nuovo Pd e farlo insieme, salvaguardare il suo prezioso pluralismo ma senza rinunciare a un'identità chiara, un profilo netto – comincia Schlein – ma facendo i conti con il fatto che coloro che volevamo rappresentare forse non ci hanno più ascoltato se abbiamo perso quei milioni di elettori".

La sfida, per la deputata ed ex vice di Bonaccini in Emilia Romagna, è "ricostruire un ponte con la società civile". E spiega: "Io credo che, anche nel momento di difficoltà, con l'atroce sconfitta elettorale, non dobbiamo perdere l'ambizione di fare sintesi tra culture diverse". Per Schlein bisogna avere il "coraggio di cambiare modello di sviluppo" che "non funziona più". E rilancia: "Facciamo fino in fondo questa discussione e facciamo proseguire questa fase di allargamento anche oltre il congresso. Non serve né un partito di eletti, né di correnti, ma che ridia voce alla comunità".

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