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Clima, Evi (M5s): “Ai giovani in piazza dico: non fermatevi, quella di oggi è la lezione migliore”

Sono più di 180 le città italiane che oggi hanno scelto di aderire alla terza mobilitazione per il clima ‘Fridays for Future’: i giovani di tutto il mondo sono scesi in piazza, seguendo l’esempio di Greta Thunberg. L’europarlamentare 5Stelle Eleonora Evi, intervistata su Fanpage.it, lancia un appello ai manifestanti: “Non fermatevi”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nel giorno del terzo sciopero globale per il clima, la mobilitazione ‘Fridays for Future’ – il movimento di Greta Thunberg che chiama a raccolta milioni di giovani in tutto il mondo per chiedere ai governi azioni concrete per contrastare l’emergenza climatica – abbiamo intervistato Eleonora Evi, europarlamentare del Movimento Cinque Stelle al suo secondo mandato.

Dal Climate Action Summit è emerso un quadro complicato: Trump e Bolsonaro dicono no al ‘multilateralismo’, come strategia globale per rispondere all’emergenza clima, India, Cina e Turchia pianificano l’espansione dell’uso del carbone. E L’Italia come reagisce?

Il governo italiano ha lanciato un Green New Deal, che però non è una proposta soltanto italiana, ma è un piano europeo. L’obiettivo è mettere al centro l’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici, ma si vuole impostare soprattutto un nuovo modello di produzione e di consumo. Dobbiamo innanzi tutto considerare che ci sono competenze multilivello. Da un parte siamo in attesa della Commissione europea, che ha annunciato una proposta legislativa sul clima nei primi 100 giorni del mandato, che punterà a una riduzione delle emissioni, nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Poi nel 2020 i Paesi Ue dovranno rinnovare gli impegni di riduzione di gas serra per il 2030.

Per finanziare il Green New Deal lo stesso Di Maio ha detto che non bisogna aumentare le tasse. E allora da dove si prendono le risorse?

Per quanto riguarda l’Italia dobbiamo portare avanti una progressiva decarbonizzazione, che coinvolga sia il settore pubblico sia privato. Nel decreto clima dovrà vincere il principio del ‘chi inquina paga’, un assioma che dovrà accompagnare la transizione energetica, e la maggiore diffusione di prodotti sostenibili. Con tutto questo sarà possibile innescare un circuito virtuoso nella nostra economia, che favorirà anche la creazione di posti di lavoro. Uno studio dell’Agenzia ambientale statunitense (Epa), ci dice che per 10mila tonnellate di rifiuti si crea un posto di lavoro se i prodotti vengono sottoposti a incenerimento; si ottengono 6 posti di lavoro se i materiali vengono smaltiti in discarica; 36 se i rifiuti vengono riciclati; 296 se vengono ricondizionati e riutilizzati. Noi dobbiamo cambiare paradigma, Sono tanti i soldi pubblici che ancora oggi vengono indirizzati verso ciò che inquina. Noi dobbiamo spostare quelle risorse, e parallelamente dobbiamo cercare una transizione energetica equa, che non lasci indietro nessuno. Per esempio si potrebbe pensare a una progressività delle imposte, altrimenti accade quello che è successo in Francia, con i gilet gialli.

Come ha ricordato anche l’europarlamentare Calenda esisteva già un piano per la Strategia energetica nazionale, del 2017, per rendere il sistema produttivo più sostenibile sul piano ambientale. Perché si è deciso di azzerarlo?

Non è vero che l’abbiamo cancellata con un colpo di spugna. Ma bisogna dire che negli ultimi anni sono stati pubblicati nuovi report internazionali, il mondo va velocissimo, e noi dobbiamo stare al passo. Alcune idee di due anni fa sono già obsolete.

Il nostro Paese è indietro rispetto agli altri nella gestione di questi processi? Come si elimina questo gap?

Noi dobbiamo uscire da questo complesso d’inferiorità, non siamo l’ultima ruota del carro. Ad esempio se consideriamo l’indice di circolarità delle risorse noi riutilizziamo di più, rispetto ad altri Paesi. Penso alla Germania, per esempio, che è è dietro di noi su questo, e ha ancora un grande comparto energetico che si basa sul carbone. Oppure penso all’eliminazione della plastica monouso, che sarà effettiva nel 2021. Alcuni Paesi del Nord Europa come Danimarca, Germania, Olanda e Belgio, ricorrono ancora all’incenerimento come mezzo per smaltire i rifiuti. Ora si stanno accorgendo dell’errore.

Che ne pensa della proposta del ministro Costa di tassare il gasolio agricolo?

Io penso che una riflessione vada fatta. Dobbiamo sganciarci a poco a poco dai macchinari inquinanti. E se è vero che ancora non è stato inventato un trattore elettrico è anche vero che i nuovi modelli sul mercato sono più rispettosi dell’ambiente. Noi dobbiamo puntare sul progresso tecnologico.

Lei è d’accordo con l’appello del ministro dell’Istruzione Fioramonti, che ha chiesto ai presidi con una circolare di non considerare come assenza dalla scuola la giornata di oggi, per consentire la partecipazione alla grande mobilitazione per il clima?

Assolutamente sì, è un appello più che giusto. Quella della piazza di oggi è la più importante lezione che potranno apprendere. Oggi parlare di educazione civica e ambientale nelle scuole è diventato quanto mai urgente. Come spesso accade i giovani hanno capito prima degli adulti quest’urgenza. Ai ragazzi dico: continuate a portare avanti queste battaglie, perché dobbiamo far cambiare idea non solo a certa politica che sembra sorda a queste istanze, ma anche ai mezzi d’informazione che stanno sottovalutando la portata di queste manifestazioni così sentite e partecipate anche in Italia.

Greta Thunberg è diventata in poco tempo un simbolo per gli attivisti che difendono l’ambiente. Lei come si spiega tutta questa violenza e quest’odio negli attacchi a una ragazzina di 16 anni?

I giovani sono rimasti inascoltati per tanto tempo, c’era bisogno di una voce come la sua. Greta ha dimostrato di avere determinazione, ha tenuto un emozionante discorso all’Onu, ed è riuscita ad arrivare alla pancia delle persone. È riuscita a centrare il cuore del problema, e sono tanti quelli che la pensano come lei. Alcune idee che lei propugna si scontrano però con forti interessi economici. Greta chiede che si riduca il consumo di carne, e questo significa anche che vuole interferire con le scelte individuali di ognuno di noi. Per questo motivo spesso innesca reazioni rabbiose. Poi ha il ‘difetto’ di essere giovane, e quello di ritenere i ragazzi non credibili è uno dei mali della nostra società.

Piantare un albero per ogni iscritto è l’iniziativa lanciata da Italia Viva di Renzi. È utile o è solo una proposta propagandistica?

Tengo bene a mente che quando era al governo il Pd, che fino a pochi giorni fa era il partito di Renzi, ha varato lo Sblocca Italia e ha spinto l’acceleratore sulle trivellazioni in mare. Detto questo spero che sia un impegno sincero. La piantumazione di nuovi alberi è un’iniziativa pregevole. Una delle buone notizie emerse dal Climate Action Summit è stata l’idea di piantare 11 miliardi di nuovi alberi: è una delle azioni che serviranno a diminuire il riscaldamento del pianeta. Da anni il Movimento Cinque Stelle organizza in autunno l’evento ‘Alberi per il futuro’, che si occupa di piantare alberi nelle nostre aree urbane, coinvolgendo le amministrazioni comunali, perché la forestazione urbana contribuisce all’abbassamento delle temperature di 1 o 2 gradi e previene il consumo del suolo. Dal 2015 a oggi abbiamo piantato più di 40mila alberi in oltre 200 comuni italiani.

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