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Chi saranno i presidenti di Camera e Senato del nuovo Parlamento: i possibili nomi e come vengono eletti

Il primo compito del nuovo Parlamento sarà eleggere i presidenti della Camera e del Senato, a partire da giovedì 13 ottobre. Vediamo qual è la procedura e quali sono i nomi più accreditati.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il nuovo Parlamento sta per riunirsi, a poco meno di venti giorni dalle elezioni politiche del 25 settembre scorso. La vittoria, si sa, è andata al centrodestra, che occuperà la maggior parte degli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama e che potrà eleggere i relativi presidenti. Parliamo – vale la pena ricordarlo – di seconda e terza carica dello Stato. Lasceranno il posto Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati e, realisticamente, i successori saranno entrambi di centrodestra. Più precisamente, trattandosi di membri delle relative Camere, di un deputato e un senatore – o deputata e senatrice – di Lega e Forza Italia. Fratelli d'Italia, infatti, potrebbe decidere di lasciare ai due partiti di coalizione le presidenze di Montecitorio e Palazzo Madama.

Tutto dipenderà, in ogni caso, dalla trattativa interna che Meloni, Salvini e Berlusconi continuano a portare avanti – più o meno dichiaratamente – in queste ore. È chiaro che una casella di peso in un ministero chiave può spostare l'ago della bilancia. Perché la partita non riguarda solo le presidenze delle Camere, ma anche il futuro governo: dai ministeri ai sottosegretariati. Perciò non è detto che le pretese delle ultime ore su alcuni dicasteri specifici da parte di Forza Italia – che secondo i retroscena stanno facendo infuriare Meloni – non portino a un riequilibrio di altre cariche.

Come si eleggono i presidenti di Camera e Senato e qual è la procedura

Eleggere i presidenti di Camera e Senato è il primo adempimento che il Parlamento deve compiere durante la prima seduta. Perciò si comincerà subito. Di solito la fumata bianca arriva prima a Palazzo Madama, mentre per Montecitorio ci vuole qualche giorno in più.

Il motivo è semplice: in Senato il presidente viene eletto a maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea (101) nei primi due scrutini. Poi si passa alla maggioranza relativa, in base a quanti sono i presenti in Aula. Se neanche così viene eletto il presidente, allora si fa un ballottaggio tra i due con maggior numero di voti all'ultimo scrutinio.

Alla Camera, invece, serve la maggioranza dei due terzi per i primi tre scrutini, poi si passa a quella assoluta, cioè 201 voti.

A quel punto, nei giorni successivi, vengono eletti i capigruppo, che poi partecipano alle consultazioni con il Presidente della Repubblica. Solo dopo gli incontri con i gruppi parlamentari Mattarella darà l'incarico – con ogni probabilità a Giorgia Meloni – per formare un nuovo governo.

Chi saranno i prossimi presidenti di Camera e Senato: il totonomi

I nomi che si stanno facendo in queste ore sono, ovviamente, tutti di centrodestra. Avendo la maggioranza in entrambe le Camere potrà eleggere i due presidenti. Anche se – in un primo momento – sembrava che Meloni volesse lasciare la presidenza di Montecitorio all'opposizione.

Per il Senato, al momento, sembra una partita a due tra Roberto Calderoli della Lega e Ignazio La Russa di Fratelli d'Italia. È rimasta nelle retrovie, invece, Annamaria Bernini di Forza Italia. Se nessun leghista dovesse essere eletto, alla fine, a Palazzo Madama, per la Camera i nomi più accreditati sono quello di Riccardo Molinari – capogruppo uscente – e Giancarlo Giorgetti. Il titolare del Mise, però, Meloni vorrebbe averlo nella squadra dei ministri, ma sembra – sempre secondo i retroscena – che Salvini lo preferirebbe in disparte. Per la Camera c'è sempre anche Antonio Tajani, di Forza Italia.

Insomma, si tratta di un complesso gioco d'incastri, che deve ancora essere definito e per cui bisognerà aspettare ancora un po'. Pochi giorni, poche ore. Poi la spartizione dei ruoli e degli incarichi dovrà essere definita nel centrodestra.

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