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Che fine farà il cashback con il governo Draghi

Il cashback, che nel programma del governo Conte due doveva essere finanziato dai fondi europei del Recovery plan, è scomparso dal Pnrr di Draghi. Ora le strade sono due: rifinanziarlo con fondi nazionali o cancellarlo a partire dal 1 luglio. La misura, che divide la maggioranza, ha ottenuto buoni risultati nell’aumento dei pagamenti digitali, ma ha anche evidenziato dei limiti legati al Super Cashback. Al momento la strada più plausibile sembra quella di modificarlo senza eliminarlo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il cashback è scomparso dal Piano presentato da Draghi alle Camere. Questo, però, non vuol dire che il meccanismo di rimborsi per i pagamenti digitali verrà cancellato per forza. Inserita dal governo Conte due, che l'aveva lanciata a dicembre scorso, la misura è al centro della polemica praticamente dall'annuncio dell'ex presidente del Consiglio. Moltissimi partiti si sono detti da subito contrari: sia nell'ex maggioranza, con Matteo Renzi che ha sempre criticato il cashback, sia tra chi era all'opposizione e oggi sostiene il governo Draghi, come Lega e Forza Italia, sia tra chi era ed è rimasto all'opposizione, ovvero Fratelli d'Italia. Insomma, nell'universo politico italiano il cashback ha più detrattori che sostenitori, e sembra che lo stesso Draghi non sia mai stato particolarmente convinto.

Cosa succederà al piano Italia cashless

Insomma, il piano per rendere i pagamenti sempre più digitali e contrastare l'evasione potrebbe continuare oppure no. Tutto dipenderà dalle scelte che farà il governo Draghi. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza di Conte il cashback era indicato come misura già in vigore per cui si sostituivano i fondi nazionali con quelli in arrivo dall'Unione europea. In quello di Draghi è sparito. Ciò non significa che verrà necessariamente cancellato, ma che potrebbe essere rifinanziato, magari nella prossima Legge di Bilancio. Nelle prossime settimane inizia la partita per tutte quelle misure rimaste fuori dal Pnrr, richieste da una o più parti della maggioranza che sostiene il governo. Il piano cashback, che ha raccolto comunque risultati positivi nei primi mesi d'utilizzo, potrebbe continuare così com'è, potrebbe essere modificato, potrebbe essere cancellato alla prima scadenza utile: il 1 luglio.

Il cashback potrebbe non essere cancellato, ma solo modificato

Il destino del cashback non è del tutto segnato, ma è quasi certo che sarà come minimo modificato. Se i miliardi per finanziarlo – visto che non rientrerà nel Pnrr – potrebbero uscire dalla prossima manovra, il rinnovamento dovrebbe riguardare soprattutto il Super Cashback assegnato ogni sei mesi. Oltre al rimborso del 10% per i pagamenti fino a 150 euro ogni sei mesi, è previsto anche un premio da 1.500 euro per i primi centomila cittadini nella classifica di chi ha effettuato più pagamenti con le carte registrate, a prescindere dall'importo. I correttivi di cui tanto si sta parlando dovrebbero intervenire qui, per evitare che i furbetti dei micropagamenti possano scalare la classifica indisturbati. Il piano cashback è diviso in tre semestri: da gennaio a giugno 2021, da luglio a dicembre 2021 e da gennaio a giugno 2022. Si tratterebbe, di fatto, di trovare le risorse per proseguire un altro anno, anche perché una proroga ulteriore sembra praticamente impossibile.

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