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Certificati di malattia rilasciati anche tramite videochiamata con il medico: cosa cambia per i pazienti

Con il Ddl Semplificazioni appena approvato cambia il rapporto tra medico e paziente e si modifica la procedura per il rilascio del certificato di malattia: il medico di medicina generale potrà rilasciarlo a distanza, anche dopo una videochiamata con il paziente.
A cura di Annalisa Cangemi
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Con il Ddl Semplificazioni, approvato ieri in Consiglio dei ministri, sono in arrivo novità importanti per i pazienti in cura presso medici di medicina generale. Cambia infatti il rapporto tra medico e paziente, grazie all'impiego della telemedicina per i certificati di malattia.

Sarà infatti più facile, una volta che il decreto sarà convertito in legge dal Parlamento, giustificare l’assenza da lavoro o da scuola, grazie all’introduzione della possibilità di valutazione indiretta del medico tramite telemedicina, in videochiamata, e alla possibilità di certificare la condizione di malattia anche attraverso teleconsulto a distanza. E questo naturalmente permetterà ai medici di dedicare ai propri pazienti maggiore attenzione, piuttosto che sprecare tempo a valutare in modo diretto sintomi e segni non oggettivabili di pazienti acuti. Ne abbiamo parlato con il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti.

A sinistra Silvestro Scotti, segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), a destra Orazio Schillaci, ministro della Salute
A sinistra Silvestro Scotti, segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), a destra Orazio Schillaci, ministro della Salute

Con il decreto appena approvato in Cdm per i medici di base il lavoro viene semplificato?

Innanzi tutto il nuovo processo contenuto nel provvedimento appena approvato non va confuso con la deburocratizzazione. Si tratta di un processo di semplificazione delle procedure, perché alla fine il medico di base è chiamato a fare comunque il certificato di malattia, come avviene adesso, attraverso il sistema telematico, e dovrà sempre inviarlo all'Inps. Prima, la legge 165, la riforma fatta da Brunetta, prevedeva che il certificato di malattia venisse fatto solo per constatazione diretta e documentata della malattia da parte del medico. Quindi ovviamente si sottintendeva in presenza. Ma cosa succede per sintomi non oggettivabili, per malattie di pochi giorni, come una gastroenterite, una vertigine o una cefalea, che non possono essere accertatati con una visita diretta? Tutto rimane legato a modelli di conoscenza del medico, per cui questo nuovo provvedimento è fortemente a favore di chi ha un rapporto fiduciario e di continuità di cura con il paziente. Non viene esclusa chiaramente la possibilità di una visita in presenza: è sempre il medico che può decidere, sulla base delle caratteristiche della sintomatologia espressa attraverso il contatto telemedico, se prevedere anche una visita di approfondimento. Non dimentichiamoci che durante la pandemia abbiamo già certificato malattie a soggetti che non potevamo vedere, perché avremmo rischiato un contagio.

Il contagio in un ambulatorio medico non poteva avvenire anche prima del Covid, applicando la legge 165?

Sì, è così. Noi vogliamo concentrarci oggi sul fare medicina di iniziativa, in prevenzione primaria e secondaria, dei soggetti cronici, gli anziani, i fragili, che frequentano in maniera più continuativa i nostri studi. Far venire allo studio un paziente che ha in un determinato momento una sintomatologia acuta diffusibile comporta inevitabilmente il rischio di un contagio. Se il medico è costretto a visitarlo a domicilio, magari in periodi epidemici in giornate in cui arrivano decine e decine di chiamate, sottrae troppo tempo all'ambulatorio. E allora la semplificazione di questi processi è necessaria. Ma, ripeto, rimane vigente la responsabilità del medico. Se una ragazzina ha una dismenorrea durante le mestruazioni, e quindi non può andare a scuola, e questo problema si ripresenta tutti i mesi per un paio di giorni, è inutile visitarla tutte le volte. Una volta che ho acquisito il referto del ginecologo, se la paziente mi telefona e lamenta questi sintomi, in un periodo compatibile con le mestruazioni, a quel punto farò un certificato di malattia a distanza. È una dinamica insomma che può essere risolta in un processo fiduciario.

Come cambia la procedura per la richiesta e il rilascio del certificato di malattia con il Ddl Semplificazioni?

Con le nuove norme il paziente può videochiamare il proprio medico di medicina generale. Il medico di base potrà organizzare un'agenda, con dei momenti di videoconsulto, durante i quali il cittadino sa che può contattarlo, oltre al normale orario di visita amburatoriale. Di questa fase organizzativa si occuperà successivamente la medicina generale, informando così i pazienti delle tempistiche di questa disponibilità in videochiamata. Questo tra l'altro è un primo step, in questo modo i cittadini cominceranno ad abituarsi alla telemedicina e a forme di assistenza mediata dalla tecnologia, partendo dalle cose più ordinarie e banali, come i certificati di malattia appunto. Poi li accompagneremo a usare la telemedicina e i videoconsulti per i sistemi di prevenzione primaria e secondaria delle patologie croniche. Ma, ripeto, alla fine del processo sarà sempre il medico ad avere la responsabilità di decidere caso per caso quale sia lo strumento più adeguato. Se per esempio siamo davanti a un problema che richiede una prognosi lunga è probabile che sia necessario un accertamento in presenza, in studio o a domicilio. E questo riduce anche l'esposizione del medico a possibili contenziosi legati a certificati effettuati in modi non conformi alla legge.

Cosa rischia oggi un medico che effettua un certificato di malattia senza visitare?

Rischia una denuncia per falso ideologico e truffa ai danni dello Stato, e la perdita della convenzione. Oggi la legge Brunetta è chiara: il paziente va valutato direttamente. Con il Ddl Semplificazioni si introduce il concetto di valutazione indiretta attraverso telemedicina.

Una svolta epocale nel rapporto tra medico e paziente. Si parla solo di videochiamate o anche di semplici telefonate?

Si potrà comunicare con il paziente anche via telefono, ma non appena saranno pronti gli strumenti delle piattaforme di telemedicina, che dovrebbero essere banditi dalle varie Regioni, il percorso andrà avanti, e si prediligerà un modello di visualizzazione. Per esempio se un paziente dice al medico di avere difficoltà a respirare, il professionista in video può guardare il saturimetro e rendersi conto delle misurazioni. Se invece ci sono condizioni che necessitano di una visita, per esempio la valutazione di un'asma bronchiale, ci sarà un intervento a domicilio o in studio.

Quale sarà il prossimo step?

Sarà nostra cura fornire al più presto ai nostri pazienti le modellistiche organizzative, creando delle agende, e organizzando così il nostro lavoro per fasi diverse, distinguendo tra quella in presenza e quella in videoconsulto. L'idea in generale è andare comunque verso la telemedicina, verso la valorizzazione a distanza delle attività di ambulatorio, visto che gli studi medici oggi vengono accusati di offrire un orario eccessivamente ridotto per le visite. In questo modo ci potrà essere anche una maggiore copertura sulle aree interne e più disagiate, dove non si trovano medici.

Nel nuovo decreto ci sono anche novità per le farmacie, che potranno somministrare tutti i vaccini ai maggiori di 12 anni, non più solo il vaccino contro il Covid, e potranno offrire più servizi, dalla telemedicina alla possibilità di scegliere il proprio medico curante e il pediatra di libera scelta tra quelli convenzionati con il servizio sanitario regionale. Tutto questo migliora il lavoro del medico di base?

Bisogna fare attenzione, il rischio è quello di creare confusione e una duplicazione dei servizi e delle attività. Prima di tutto deve essere applicata la normativa di legge che prevede il coordinamento interprofessionale tra il progetto della "Farmacia dei servizi", i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. L'articolo 8 comma 1 lettera mbis del decreto legislativo 153 del 2009, che modifica il decreto legislativo 502 del 1992, e successive modificazioni, dimostra proprio questa necessità di definire nelle convenzioni i rapporti tra i farmacisti, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. E questa legge aspetta di essere applicata da 12 anni.

Cosa può causare la mancata definizione di questi rapporti?

Un medico deve sapere ad esempio se il proprio paziente è stato vaccinato in farmacia. Per l'offerta vaccinale occorre una struttura di ragionamento anamnestico, non può avvenire casualmente e non può farlo il farmacista. La comunicazione è fondamentale. Manca in questo momento l'ambito applicativo delle convenzioni della medicina generale e delle farmacie. Basterebbe un articolato comune, che chiarisca quali sono i rapporti rispetto a queste prestazioni, diagnostiche e di vaccinazioni. Serve un vero e proprio coordinamento, una rete territoriale più allargata, per una vera integrazione interprofessionale. In primo luogo va sicuramente realizzata un’interoperabilità e una forte cooperazione applicativa tra le tante piattaforme informatiche nazionali, regionali e aziendali.

Non basta insomma che ci sia la dicitura "Farmacia dei servizi".

Per potenziare le farmacie prima bisogna partire dalla legge, che non è stata mai applicata, un articolato comune che chiarisca quali sono i rapporti di cooperazione tra i vari soggetti. Poi c'è un altro problema, e non so se sia stato consultato il Garante della privacy: si potrà scegliere il medico in farmacia, ma come si risolve il fatto che la scelta del medico di famiglia all'interno dell'azienda sanitaria comporta oggi anche l'autorizzazione del cittadino alla stessa azienda all'utilizzo dei propri dati sanitari? Il farmacista vorrà raccogliere il consenso al trattamento di dati personali per l'esecuzione di un trattamento sanitario, per conto della Asl? È possibile che questo passaggio venga delegato a un soggetto terzo? Tutto questo bisognerà chiarirlo, e quella che appare come una semplificazione potrebbe non esserlo.

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