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Caso Petrocelli, Alfieri (Pd): “Ci dimettiamo, chi usa la Z russa non può presiedere la commissione Esteri”

I componenti della commissione Esteri del Senato di Pd, Italia Viva, Fratelli d’Italia e Lega hanno annunciato le loro dimissioni. L’obiettivo è ottenere la rimozione del presidente dell’organismo, Vito Petrocelli. Il capogruppo in commissione del Pd Alessandro Alfieri spiega a Fanpage.it i motivi di questa scelta.
A cura di Marco Billeci
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Nella serata di mercoledì 3 maggio, i componenti della commissione Esteri del Senato di Pd, Italia Viva, Fratelli d'Italia e Lega hanno annunciato le loro dimissioni. Con questa operazione, i senatori vogliono ottenere la destituzione del presidente della commissione in quota M5S, Vito Petrocelli, da settimane ormai al centro delle polemiche per le sue controverse posizioni sull'invasione della Russia in Ucraina.

Le dimissioni di massa, infatti, dovrebbero spingere la presidente di palazzo Madama Casellati a certificare l'impossibilità di proseguire i lavori della commissione e dunque dichiararne lo scioglimento. A quel punto, l'organismo verrebbe ricostituito daccapo con un nuovo presidente.

Senatore Alessandro Alfieri – capogruppo del Pd in commissione Esteri – quali sono i motivi della vostra scelta?

Vogliamo ottenere quello che chiediamo da tempo, perché ormai è venuto meno il rapporto di fiducia e non si può più recuperare. Petrocelli non condivide le informazioni sull'andamento dei lavori, ma soprattutto c'è una profonda dissonanza di vedute tra lui e la maggior parte delle forze politiche, sul tema del sostegno al popolo ucraino aggredito. Ancora oggi, il presidente ha intrapreso l'iniziativa unilaterale di contattare il suo omologo turco, senza concordarla con la commissione. Per non parlare delle provocazioni, come l'evocazione della Zeta russa, nel tweet sul 25 aprile. Questa situazione imbarazzante va sciolta, non è più sostenibile.

Perché le dimissioni di massa dei componenti della commissione Esteri potrebbero risolvere la questione?

Queste decisioni vanno prese in punta di diritto, servono dei solidi appigli ai regolamenti. Il passo indietro della stragrande maggioranza dei membri della commissione e l'impegno dei capigruppo a non sostituire i dimissionari è il segnale che non si può andare avanti. A questo punto – non essendo prevista la sfiducia verso un.presidente di commissione -, la presidente del Senato Casellati potrà prendere atto della non operabilità della commissione.

I 5 Stelle però al momento hanno solo annunciato di voler boicottare i lavori della commissione, ma non la volontà di dimettersi.

Loro hanno dei passaggi interni che devono essere fatti ed è chiaro che hanno bisogno di qualche momento in più perché Petrocelli è ancora un loro senatore. Ma anche loro sanno benissimo che devono sciogliere questa situazione, che è imbarazzante per tutti. Sono convinto che nelle prossime ore arriveremo alle dimissioni di tutti i membri della commissione.

Cosa significa per l'Italia avere una persona con le posizioni di Petrocelli in un ruolo istituzionale così importante?

È evidente che è un motivo di imbarazzo. Dentro tutte le forze politiche ci possono essere sensibilità diverse, però siamo tutti dalla parte dell'aggredito senza se e senza ma, delle scelte fatte dai principali Paesi europei e all'interno dell'Alleanza Atlantica. Stiamo parlando di grandi temi su cui non si possono fare degli errori, pena la credibilità di tutto il Paese. Altrimenti, rischiamo di penalizzare l'Italia e non ce lo possiamo permettere, in un passaggio così delicato. Ma sono convinto ci sia questa consapevolezza da parte della stragrande maggioranza dei senatori e sono convinto che si possa trovare una soluzione.

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