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Il filo-Putin Petrocelli non si dimette e vuole organizzare un summit tra Russia e Ucraina

Dopo l’ennesimo nulla di fatto nella girandola di riunioni in Senato, per arrivare alla rimozione del presidente filorusso della commissione Esteri Vito Petrocelli, diversi senatori annunciano le loro dimissioni dall’organismo. Petrocelli però resiste e rilancia: “Voglio organizzare un summit tra Russia e Ucraina per rilanciare le trattative”
A cura di Marco Billeci
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Il 3 maggio doveva essere il giorno decisivo per sciogliere il caso di Vito Petrocelli, il presidente della commissione Esteri del Senato che quasi tutti i partiti vorrebbero rimuovere dal ruolo, per le sue posizioni filorusse. E invece a palazzo Madama la situazione si è intricata ancora di più. Per provare a risolverla, diversi senatori della commissione Esteri hanno deciso di rompere gli indugi e hanno annunciato le dimissioni dalla commissione, per provare a forzare la destituzione di Petrocelli. Intanto, quello che dentro al Senato è soprannominato "il compagno Petrov" non solo continua a dire che a dimettersi non ci pensa per niente, ma annuncia anche di essere impegnato a organizzare un summit internazionale per risolvere il conflitto ucraino.

Ricordiamo, che formalmente non esiste la possibilità di sfiduciare i presidenti delle commissioni, dunque per arrivare alla rimozione di Petrocelli occorre percorrere altre vie. La strada che sembra prendere corpo in queste ore è quella delle dimissioni di massa dei componenti della commissione Esteri, che dovrebbe portare la presidente Casellati a constatare l'impossibilità di garantire il funzionamento dell'organismo e dunque dichiararne lo scioglimento, provvedendo poi a ricomporlo con un nuovo presidente.

Per questo motivo, sia i membri del Pd sia quella di Italia Viva hanno annunciato il loro passo indietro. Posizione diversa, invece, è quella dei 5 Stelle, il gruppo di cui ancora oggi Petrocelli risulta  appartenente, anche se il leader Conte ha dichiarato che sono in corso le procedure per l'espulsione. Il Movimento ha fatto sapere che i suoi esponenti diserteranno le sedute della commissione Esteri, ma per il momento non si dimettono. E parlando con Fanpage.it, il senatore del Pd Andrea Marcucci attacca: "Le esitazioni dei 5 Stelle, testimoniano le profonde divisioni interne sulla linea da seguire a proposito della guerra in Ucraina".

Molti esperti però dubitano che anche se si arrivasse alle dimissioni di massa, queste porterebbero alla decadenza della commissione e quindi del suo presidente. A complicare questo percorso, peraltro, nelle ultime ore è arrivato un altro ostacolo, la costituzione in Senato di un nuovo gruppo, formato da ex grillini e chiamato "Costituzione Ambiente Lavoro (C.A.L). Uno degli esponenti, il senatore Emanuele Dessì, ha annunciato la volontà di essere inserito in commissione Esteri, per rappresentare la neonata formazione. Dessì ha a sua volta posizioni molto dure sul ruolo dell'Occidente nella crisi ucraina e il suo obiettivo dichiarato è quello di rompere il fronte unanime che vuole la rimozione di Petrocelli.

Ci si aspettava che a sciogliere il nodo, potesse essere la giunta per il Regolamento del Senato, convocata sempre nella giornata del 3 maggio per discutere la questione Petrocelli. Invece, anche questa riunione si è risolta con un nulla di fatto. Spiegano a Fanpage.it i senatori più esperti di questioni procedurali, che la giunta si può esprimere solo di fronte a fatti concreti. Tradotto, prima i componenti della commissione si devono dimettere e poi la giunta può valutare quali sono le conseguenze.  Questo al momento non è accaduto, spiegano le fonti, e anzi la commissione Esteri continua a lavorare, tanto che proprio nelle ultime ore, è tornato a riunirsi e ha preso in esame diversi provvedimenti.

Proprio nel corso dell'ultima riunione della commissione, tra l'altro, è emerso un altro colpo di teatro da parte di Petrocelli. Rispondendo a una domanda della senatrice di Italia Viva Laura Garavini, il presidente ha confermato di aver contattato esponenti di vertice del parlamento della Turchia. L'obiettivo è quello di mettere allo stesso tavolo i presidenti delle commissioni Esteri delle assemblee dell'Ucraina e della Russia, insieme a quello turco e allo stesso Petrocelli, per rilanciare le trattative di pace. Insomma, mentre in Italia il compagno Petrov è ormai assediato, la sua convinzione è quella di poter porre fine a un altro assedio, quello della Russia in Ucraina. Anche se lui probabilmente la chiamerebbe "operazione speciale".

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