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Caso Formigoni. Nelle intercettazioni dice: “Scola ingrato con gli amici”

Nel pieno della bufera giudiziaria, l’ex governatore della Lombardia chiese più volte l’appoggio dei vertici di Comunione e Liberazione.
A cura di Davide Falcioni
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Riunione Parlamentari Popolo della Libertà PDL

Roberto Formigoni – ex presidente della Regione Lombardia – pretenderebbe una mobilitazione dei vertici di Comunione e Liberazione in sua difesa, dopo l'avvio dell'inchiesta giudiziaria e la pubblicazione delle imbarazzanti foto in località da sogno. E' quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche disposte nell'aprile scorso dalla Procura di Milano. Per capire meglio la cronistoria di questo affaire, bisogna partire dal 13 aprile scorso. Due mesi prima della formale iscrizione di Formigoni tra gli indagati di corruzione per lo scandalo Maugeri, a Milano finisce in manette Antonio Simone. Insieme a Pierangelo Daccò è considerato dalla procura il faccendiere che intermedia tangenti o "utilità" (70 milioni di euro in tutto) da girare in parte al governatore. L'impero del "Celeste" sembra vacillare anche sotto i colpi delle critiche di alleati, compagni del movimento e uomini a lui tradizionalmente vicini. Il 29 aprile il governatore – in vacanza in Sardegna – telefona alla sorella e si sfoga. "La sorella – scrivono nel brogliaccio gli uomini della sezione di Pg della procura di Milano – commenta la durezza delle vicende di questi giorni sui giornali. Formigoni dice ‘magari a cercare degli amici cardinali che non dicano troppe str…'". Si riferisce ad Angelo Scola, che due giorni prima non era stato tenero con lui: "Formigoni un buon cristiano? Chiedetelo a lui", aveva detto il porporato.

In una lettera al Corriere della sera, il 19 aprile l'ex moglie di Antonio Simone, Carla Vites, si scaglia contro il governatore, rivelando i dettagli di cene lussuose e vacanze esotiche e accusandolo di aver rinnegato l'amicizia con la sua famiglia. L'attacco dall'interno di Cl sconcerta Formigoni. Parlando il giorno successivo con una donna, il governatore viene rassicurato che "un amico le ha consigliato (alla Vites, ndr) di andare via per un po', pare che accetti". Invece si sparge voce che lei abbia accettato un invito a L'Infedele, la trasmissione di Gad Lerner. La notizia scuote i piani alti del Pirellone, terrorizzati dall'idea che la donna possa fare altre rivelazioni. Il 22 aprile, "Formigoni chiede a Piero se lui è amico di Carla, perché ha sentito che è stata invitata da Lerner". La polizia giudiziaria annota che Piero conferma e "Formigoni dice di verificare in incognito e di fargli sapere". Si mobilita anche il direttore di Tempi, Luigi Amicone, che alle 15 e 55 contatta Formigoni e gli conferma l'intervista, ma aggiunge di "non sapere cosa ha detto. Dice che l'ha accompagnata Perrone ma non ha presenziato ed è riuscito a convincerla a non andare in studio, ma a fare solo una registrazione". Quando tre ore dopo Formigoni viene messo al corrente del contenuto delle dichiarazioni della signora Vites, è furibondo, e chiama una donna, Anna Maria M., probabilmente anche lei di Cl, e sbotta. "La tua amica pazza impazza  –  esordisce Formigoni  –  si è fatta intervistare da Lerner… voleva andare là, qualcuno in extremis è riuscito a convincerla a non andare, a farsi intervistare". Avuta l'informazione, l'interlocutrice risponde sconsolata: "Oh, signur". E allora Formigoni è categorico: "Comunque quella lì o la si ferma o la si abbatte, non è che ci siano alternative, eh?".

Comunione e Liberazione non può stare a guardare e in un incontro a Rimini decide di passare al contrattacco. Il 21 aprile Formigoni "chiede il numero di una giornalista dell'Ansa in modo che possa farla chiamare da qualcuno". La strategia è ben orchestrata. Formigoni per primo contatta Alberto Garocchio, ex consigliere comunale del Pdl, uomo da sempre di Cl. Il governatore "chiede di rilasciare dichiarazioni all'Ansa". Ma Formigoni va oltre, sembra voler dettare l'intervento. "Avverte che hanno affidato a questa dell'Ansa il compito di riportare notizie relative alle reazioni all'interno di Cl e suggerisce di dire che è stato politico e di essere stato uno dei primi allievi di Giussani". Non basta. Perché il messaggio sia ancora più chiaro, il governatore "dà delle direttive sugli argomenti da trattare: marginalmente Vites, il sostegno di Cl a Formigoni". Pochi minuti dopo la giornalista viene contattata puntualmente da Garocchio. E la stessa cosa succederà per Giancarlo Cesana, altro storico fondatore di Cl. Sul sito di Tempi, ancora oggi spicca proprio il suo intervento: "Cl non è una lobby, contro Formigoni un processo mediatico".

Per essere sicuro, Formigoni contatta il leader di Comunione e Liberazione Juan Carron. Amicone, l'uomo più vicino al governatore, il 21 aprile a mezzogiorno chiede all'amico se "ha sentito stamane Carron". E il direttore di Tempi gli consiglia una nuova mossa per compattare intorno alla sua figura il livello più alto di Cl. "Allora Formigoni prende per la seconda volta penna in mano e fa parlare Carron attraverso gli appunti personalmente presi". Il 22 aprile, Formigoni vuole ringraziare il numero uno di Cl di persona, e a un interlocutore spiega "di avere un vecchio numero. L'interlocutore dice di mandare un messaggio a lui che glielo gira". "Caro Julian, voglio ringraziarti per gli esercizi e per tutto il tuo lavoro". Formigoni è soddisfatto delle risposte ricevute. "Sappi – continua – che in questi tre giorni tantissimi dei nostri sono venuti a salutarmi, abbracciarmi, incoraggiarmi: gente qualunque, preti, conosciuti e no. Era quello che mi aspettavo. Ma averlo vissuto è stato travolgente". E la chiosa finale: "Lode al Signore".

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