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“La Rai diventata megafono del governo, non è più servizio pubblico”, dice Elly Schlein

“È stata una vera e propria censura, a cui ha fatto seguito un attacco da parte della destra”, dice Elly Schlein parlando del caso Scurati. Anche l’ad della Rai, Roberto Sergio, interviene: “Serve approfondire e dare risposte”
A cura di Annalisa Girardi
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La Rai non è più servizio pubblico, è diventata il megafono del governo. Lo ha detto la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, parlando del caso dello scrittore Antonio Scurati, il cui intervento per il 25 aprile è stato cancellato dai palinsesti. "La trovo una vicenda molto grave e voglio esprimere innanzitutto solidarietà ad Antonio Scurati. È stata una vera e propria censura, a cui ha fatto seguito un attacco da parte della destra, del partito di Giorgia Meloni e, tra le righe, anche di Giorgia Meloni stessa. Una violenza, come l'ha definita Scurati", ha detto Schlein, intervenendo alla Repubblica delle Idee, organizzata dal quotidiano Repubblica.

Dopo le polemiche e le accuse di censura, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha a sua volta accusato la sinistra di stare montando un caso e ha pubblicato il monologo dello scrittore sui suoi social. Schlein, però, ha detto che la premier "ha preso tempo per pubblicare il testo censurato di Scurati sulla sua pagina Facebook e potrebbe prendersi anche il tempo di leggerlo e di prendersi quei cinque secondi che bastano per dichiararsi antifascista".

La leader dem è quindi tornata sulla questione del dissenso: "Penso che ci sia un fastidio per il dissenso. Abbiamo visto cose molto gravi: attacchi alla magistratura, agli intellettuali, alle organizzazioni non governative. Non si è mai visto che una partecipata pubblica come l'Eni consideri di vendere la seconda agenzia di stampa italiana, l'Agi, a un parlamentare della maggioranza. Quando parliamo di una deriva ungherese, intendiamo esattamente questo".

Anche l'amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, è intervenuto sul caso. E in un'intervista con La Stampa ha sostenuto che "da settimane la Rai è vittima quotidiana di una guerra politica con l'obiettivo di distruggerla". Secondo Sergio "quello che è accaduto non può finire qui" e ha annunciato che "saranno presi provvedimenti drastici". E ancora: "È surreale come sia potuto accadere, è necessario approfondire e dare risposte. Chi ha sbagliato deve pagare. Nessuno mi ha informato. Ho appreso del caso Scurati dal post che la giornalista Serena Bortone ha pubblicato sui profili social. Si doveva agire diversamente. Possiamo anche discutere sulla richiesta di mille e 800 euro per un minuto in trasmissione, se fosse esagerata o meno o non compatibile con gli standard Rai, e quindi anche eticamente inaccettabile, ma certamente non lo avrei censurato".

Infine Segio assicura: "Io non ho mai ricevuto telefonate dalla maggioranza di governo per condizionare scelte su programmi, conduttori o argomenti di qualunque genere".

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