“Carceri sovraffollate e lavori in grave ritardo”: la Corte dei Conti richiama il governo Meloni

Più di dieci anni fa, nel 2014, il governo Renzi decise di chiudere l'esperienza del commissario straordinario per le carceri e di ripartire le opere previste dal Piano carceri tra il ministero delle Infrastrutture e quello della Giustizia. La Corte dei Conti, in una relazione pubblicata oggi ha segnalato che, analizzando i lavori del periodo 2021-2024 che fanno riferimento proprio a quel piano, ci sono "gravi ritardi" e "situazioni critiche di sovraffollamento carcerario", che soprattutto in alcune grandi Regioni (Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia) "assumono contorni ai limiti dell’emergenza".
Cosa ha fatto il governo Meloni finora
Una ‘sveglia' per il governo Meloni, che lo scorso anno ha nominato Marco Doglio nuovo commissario straordinario: finora sono arrivate solo le promesse di nuovi posti in carcere, e nessun altro intervento di rilievo. Mentre, da quando è in carica, l'esecutivo ha scaricato la responsabilità per i sovraffollamenti sui detenuti stranieri (come ha fatto il sottosegretario alla Giustizia Delmastro) o anche sui giudici (il ministro Nordio ha detto che l'aumento dei carcerati è colpa "di chi commette i reati e dei magistrati che li mettono in prigione").
Ora però la Corte dei Conti, numeri alla mano, ha messo in evidenza tutti i ritardi del Piano carceri negli ultimi anni. C'è la "mancata realizzazione di numerosi interventi" per la "creazione di nuovi posti detentivi", ma anche "l’urgenza di completare quelli di manutenzione straordinaria già avviati" per migliorare le "condizioni ambientali, igienico-sanitarie e di trattamento" nelle carceri.
L'elenco dei progetti iniziati e non ancora completato è vasto e dettagliato: nelle quasi 300 pagine di relazione si specificano le varie competenze (alcune fanno capo al ministro delle Infrastrutture Salvini, altre al ministro della Giustizia Nordio), anche per quanto riguarda le istituzioni territoriali, e si riporta lo stato di avanzamento di ogni singola costruzione o restaurazione. Il risultato è che ci sono "molti interventi che ancora attendono di essere realizzati", e quasi sempre forti ritardi rispetto alla tabella di marcia.
I motivi dei ritardi
I motivi sono vari, ha detto la Corte. Uno sono le "inadempienze contrattuali da parte delle imprese", con la "sistematica inosservanza dei cronoprogrammi", spesso per problemi economici. Quando si fanno dei lavori, per di più, bisogna spostare temporaneamente i carcerati di una struttura in un altro penitenziario, cosa che aggrava il sovraffollamento, soprattutto se i tempi diventano incerti. Bisognerebbe, sottolineano i giudici, scegliere con più attenzione le aziende che partecipano alle gare pubbliche.
Poi ci sono i "mutamenti repentini delle esigenze detentive rispetto al passo dei lavori", ma anche la "mancanza dei finanziamenti" necessari e la carenza di dipendenti negli uffici territoriali. La relazione ricorda che la pena, anche quella in carcere, "deve tendere alla rieducazione del condannato, principio che rischia di essere disatteso, a fronte di situazioni di sovraffollamento e di inadeguatezza delle strutture carcerarie". Ora "il termine dei lavori" è "non ulteriormente procrastinabile".
I consigli della Corte al governo
Nel completare le opere, per aumentare i posti in carcere e migliorare le condizioni di quelli che già esistono, non si dovrà dimenticare il cosiddetto "principio dell’individualizzazione della pena". Ovvero, ciascuna persona detenuta ha il diritto di essere inserita in una struttura adatta alle proprie esigenze (ad esempio gli individui più fragili, le madri con figli piccoli, chi ha problemi di salute mentale, e così via). Questo spesso non avviene, e invece bisogna tenerne conto sia in fase di programmazione che di realizzazione dei lavori.
La Corte ha quindi fatto delle raccomandazioni al governo. Più chiarezza e una migliore pianificazione sui costi e sui tempi degli interventi. La stesura di linee guida che permettano di coordinare tutti i lavori. E, per il commissario Doglio, l'invito a tenere in considerazione i problemi sottolineati dal rapporto, per "evitare ulteriori ritardi e criticità operative"