Caos autovelox: cosa dice davvero la riforma voluta da Salvini e quali multe possono essere annullate

"No agli autovelox per fare cassa": è con questa parola d'ordine che la Lega ha rivendicato, nei giorni scorsi, l'approvazione in Commissione Trasporti del suo emendamento al Decreto Infrastrutture. Un testo che impone ai Comuni l'obbligo di dichiarare pubblicamente tutti i dispositivi di controllo della velocità presenti sul territorio: tutor, speedcam, autovelox fissi e mobili. In assenza di questo censimento, gli strumenti non potranno essere attivati. L'obiettivo, spiegano i deputati del Carroccio, è doppio: trasparenza verso i cittadini e sicurezza reale, contro una presunta deriva sanzionatoria. È una battaglia in linea con quella del vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ad aprile aveva scritto all'ANCI, l'associazione dei Comuni italiani, per chiedere un monitoraggio completo della rete di dispositivi attivi. Ma le buone intenzioni si scontrano con una realtà molto più complessa, e per certi versi, in parte, già fuori controllo.
Il caos normativo e le sentenze della Cassazione
Il vero terremoto è arrivato in primavera, con una sentenza della Cassazione destinata a cambiare il panorama dei controlli su strada. Con una decisione destinata a fare giurisprudenza, e che ha già trovato conferme in successive pronunce, la Suprema Corte ha stabilito che gli autovelox per essere validi devono essere omologati, e non semplicemente "approvati" dal Ministero delle Infrastrutture. Una distinzione che può sembrare tecnica, ma che ha conseguenze enormi: migliaia di verbali per eccesso di velocità emessi da dispositivi privi di omologazione rischiano di essere annullati. L'effetto è stato definito da alcuni "più devastante di Fleximan", con riferimento al misterioso sabotatore di autovelox emiliano. Ma non sarebbe finita qui, perché nel frattempo il Ministero ha bloccato un decreto attuativo fondamentale, quello che avrebbe dovuto definire la procedura di omologazione (attesa dal 1992), lasciando i Comuni e i giudici in un limbo giuridico: come si omologa un autovelox, oggi? Nessuno lo sa davvero.
La "stretta" è entrata in vigore, ma i dubbi restano
Il 4 giugno è invece entrato in vigore un altro provvedimento: il "Decreto Autovelox", firmato ad aprile 2024. È la norma con cui il ministero annuncia la "stretta contro le multe selvagge" e che stabilisce dove, come e in quali condizioni gli autovelox possono essere installati. Sono previsti limiti di velocità minimi (non si potranno più piazzare speedcam dove il limite è sotto i 50 km/h), obblighi stringenti sulla segnaletica e sulla visibilità dei dispositivi, e anche restrizioni geografiche: nelle aree urbane, ad esempio, non si potranno mettere senza una specifica autorizzazione prefettizia. Ma anche qui la confusione è dietro l'angolo, perché il decreto ribadisce che gli strumenti devono essere omologati, ma non chiarisce in che modo. E se le regole non sono certe, è prevedibile che piovano ricorsi. Intanto i Comuni hanno avuto 12 mesi per adeguarsi, ma molti non lo hanno fatto, o lo hanno fatto solo in parte. Il risultato è un quadro a macchia di leopardo, dove ognuno interpreta la norma a modo proprio.
Le multe non si fermano: un miliardo di euro nel 2024
Nel frattempo, mentre si discute di norme e ricorsi, gli autovelox continuano a generare incassi milionari; secondo una recente analisi pubblicata da Quattroruote, nel 2024 i soli Comuni capoluogo hanno incassato 957 milioni di euro da contravvenzioni. Di questi, oltre 105 milioni sono arrivati dagli autovelox, pari a più del 10% del totale. E se le grandi città fanno la parte del leone, con Firenze in testa (20,5 milioni), seguita da Milano (10,6) e Bologna (7,6), anche i piccoli centri hanno scoperto l'oro nascosto nella repressione della velocità. È il caso, per esempio, di Galatina, in provincia di Lecce: 25mila abitanti, ma ben 5,8 milioni di euro incassati nel 2024 grazie agli autovelox. In media, oltre 230 euro per residente. Questi numeri mostrano un trend che resiste nonostante la confusione normativa e le sentenze della Cassazione. Secondo Quattroruote, in un Comune su quattro le entrate da multe per eccesso di velocità sono cresciute anche dopo la bocciatura giurisprudenziale degli strumenti non omologati.
Bollo auto, altra novità: si paga subito
E mentre la polemica sugli autovelox infiamma politica e giustizia, un'altra novità arriva a sorpresa sul fronte fiscale: dal 2025, per le nuove immatricolazioni, il bollo auto andrà pagato entro la fine del mese successivo all'immatricolazione. E si pagherà l'intero anno, salvo eventuali deroghe regionali che potrebbero introdurre scadenze quadrimestrali.
Anche qui l'obiettivo dichiarato è razionalizzare e semplificare i pagamenti. Ma resta da vedere se e come le Regioni, titolari dell'imposta, decideranno di adeguarsi.