Bombardieri (Uil) a Fanpage.it: “Lo sciopero generale è un diritto, governo non ci ha dato risposte”

Dopo sette anni i sindacati tornano a proclamare uno sciopero generale, in questo caso contro la manovra del governo Draghi. Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, spiega in un'intervista a Fanpage.it le ragioni di questa decisione drastica – ma arrivata alla fine di un percorso accidentato nei rapporti – presa dopo un anno di confronto continuo con l'esecutivo. La risposta, in realtà, è semplice. Il confronto non è bastato: "In questa manovra non ci sono risposte sufficienti a tutte le richieste che avevamo fatto in modo unitario negli ultimi mesi – comincia Bombardieri – Non ci sono risposte per quello che riguarda i giovani, la precarietà del lavoro, la riforma del fisco e le pensioni".
È uno sciopero che sta creando diverse spaccature dal momento in cui è stato annunciato, la prima quella all'interno del movimento sindacale, con la Cisl che si è sfilata: "Tratto con molto rispetto le decisioni delle altre organizzazioni sindacali e chiedo altrettanto rispetto per le nostre – precisa il segretario della Uil – Le rivendicazioni che noi sosteniamo nascono da piattaforme unitarie. C'è probabilmente una diversa sensibilità rispetto ai problemi che stiamo attraversando, io spero che passato questo periodo riusciremo a camminare insieme di nuovo".
La seconda spaccatura c'è stata tra governo e sindacati. Perché alla fine, all'interno della maggioranza, nessuno si è schierato apertamente con Cgil e Uil. Il centrodestra ha condannato la decisione, Palazzo Chigi ha fatto filtrare malumore e stupore e persino il Partito Democratico ha espresso perplessità: "Noi abbiamo avuto tanti confronti con il governo, con il presidente Draghi, con i ministri – sottolinea Bombardieri – Abbiamo anche raggiunto risultati importanti. Vorrei ricordare che abbiamo sottoscritto quattro accordi e abbiamo modificato alcune cose nella manovra". La realtà, però, è che "c'è un tema sul quale sostanzialmente non c’è la stessa visione: noi continuiamo a dire che in questo Paese non va tutto bene, che c’è un pezzo del Paese che soffre, che ci sono tantissimi giovani che non hanno lavoro o che svolgono un lavoro precario, che stanno sotto i venti, ventunomila euro di reddito annuo lordo, quando ci arrivano". E poi "ci sono lavoratori che perdono il posto con un sms e che sono in grande difficoltà".
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la riforma fiscale: "Secondo noi non dà le risposte che si potevano dare ai giovani e ai pensionati, soprattutto visto che nel corso di quest’anno abbiamo dato alle aziende più di 170 miliardi di euro". Che attenzione però, sono stati ovviamente utili perché "salvaguardando le aziende abbiamo salvaguardato i posti di lavoro", ma "abbiamo dato quei soldi anche alle aziende che hanno licenziato con un sms, che hanno delocalizzato, che hanno raggiunto grandi utili nel nostro Paese e pagano le tasse nei paradisi fiscali". Sul fisco la posizione del segretario della Uil è chiarissima: "È stato un errore andare sull’Irpef – spiega –Noi avevamo chiesto di cominciare da chi è rimasto indietro. Come? Intervenendo sul cuneo fiscale, cioè, per capirci, sul lordo della busta paga". In questo modo "avremmo raggiunto due obiettivi", da un lato "abbassare il costo del lavoro, che in Italia è fra i più alti in Europa" e dall'altro "aumentare il netto che ogni lavoratore si trova in busta paga".
Il governo ha deciso di percorrere un'altra strada, quella della rimodulazione delle aliquote Irpef: "Le differenze però emergono – sottolinea Bombardieri – cioè chi oggi guadagna fino a 25mila euro, prende la stessa quota di sconto fiscale di chi guadagna da 70mila a 200mila euro". Cioè "chi lavora oggi in azienda, e fa il rider o ha un lavoro precario, rischia di prendere zero sconto fiscale o 100 euro, tanto quanto prende il suo direttore generale che ne guadagna 150mila". Il tentativo di trattativa è stato portato avanti fino alla fine, ma "quando il governo ha detto ‘beh, questa è la scelta’, noi abbiamo dovuto per forza dire che non siamo d’accordo".
Facendo un passo indietro, però, si torna al capitolo pensioni, su cui già c'era stato un primo strappo durante l'incontro di fine ottobre tra Draghi e i sindacati. Ora si dovrebbe aprire un tavolo per trattare il dopo Fornero – il cui ritorno è previsto per il 2023 – ma c'è il rischio che lo sciopero generale incrini i rapporti: "È una giornata di protesta prevista dalla Costituzione, non penso che provochi uno strappo – assicura Bombardieri – Vedremo cosa succederà, ma credo che dopo la giornata di sciopero i confronti con il governo continueranno. Anche perché la politica e il governo hanno bisogno del confronto con tutte le parti sociali in un momento così complicato per il Paese".
Sul tema delle pensioni "noi continueremo a chiedere quello che abbiamo chiesto finora – insiste Bombardieri – a partire da quei ragazzi che oggi iniziano a lavorare tardi, che fanno lavori precari per molti anni della loro vita professionale e che hanno diritto a una pensione di garanzia". Su questo "non c’è stata data risposta, così come sulla possibilità di considerare i periodi di formazione – sempre per i giovani – come periodi di contributi figurativi, cioè al pari di periodi di lavoro". C'è la questione delle donne, su cui "serve un’attenzione che sia coerente con le affermazioni fatte durante la pandemia, bisogna riconoscere il lavoro che fanno in famiglia e di cura". E ancora: "Continuiamo a insistere sul fatto che l’Ape social, che sostanzialmente significa che viene riconosciuta, a chi fa lavori usuranti, la possibilità di andare prima in pensione, sia rafforzata e diventi stabile, non un evento provvisorio". Infine: "Chi ha 41 anni di contributi può andare in pensione, se ha cominciato a lavorare a 18 anni o a 19 anni, a 60 anni o deve aspettare i 67? Beh, secondo noi con 41 anni di contributi bisogna poter andare in pensione subito".
La questione dei giovani, poi, è fondamentale: "Dobbiamo riuscire a superare le tipologie di lavoro precario che oggi sono presenti in Italia". Ai tempi del Jobs act – contro cui fu proclamato l'ultimo sciopero generale – "ci dicevano che inserendo nuove forme di precariato le aziende sarebbero corse in Italia a investire", mentre "noi dicevamo che non era vero", ricorda Bombardieri. "Il tempo ci ha dato ragione, le aziende non solo non sono arrivate in Italia, ma alcune continuano purtroppo a scappare – continua – E non è che precarizzando ancora di più il lavoro risolveremo questo problema". Quindi "bisogna rivedere tutte le varie modalità che permettono oggi alle aziende di sfruttare i giovani e di non riconoscere loro un contratto sicuro".