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Berlusconi chiama, Bossi non risponde … Tremonti dice “no”

Silvio chiama Umberto per augurargli una pronta guarigione dopo l’incidente domestico, ma risponde il Trota che chiede che il papà non sia disturbato. Nell’altra telefonata con Tremonti – argomento: manovra bis – le cose sembrano andare ancora peggio.
A cura di Biagio Chiariello
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Ieri Berlusconi ha chiamato Casa Bossi per sincerarsi delle condizioni dell' "alleato" politico, dopo l' incidente domestico che tra la notte del 24 e 25 agosto ha visto protagonista lo sfortunato leader leghista che si è fratturato un braccio, dopo essere caduto dal letto. A rispondere al telefo non è stato però Umberto, ma il figlio Renzo (che ha inoltre smentito la versione originaria dei fatti: il papà è semplicemente inciampato). Alla richiesta del premier di parlare col Senatùr, il Trota avrebbe risposto che Bossi aveva bisogno di riposare, e che era meglio non disturbarlo.

La telefonata sembra essere una perfetta metafora di quella che è la situazione interna alla maggioranza, con le tensioni sempreverdi tra Pdl e Lega Nord sulla manovra bis, con particolare riguardo sul tema pensioni e tagli ai Comuni e Province. Insomma Silvio resta con la cornetta in mano nella speranza di quel riavvicinamento, tanto agognato dal Pdl, ma non c'è niente dare. Bisognerà attender almeno fino lunedì prossimo, quando la triade Berlusconi – Bossi – Tremonti si riunirà ad Arcore per decidere le sorti del discusso provvedimento anti crisi. In quell'occasione il Senatùr dovrebbe comunque esserci, anche perché ieri sera si è presentato, come sempre, al bar di Laveno con tanto di ingessatura pur mantenendosi a rigorosa distanza dalla stampa. Lo stesso ospedale di Cettiglio, dove è stato portato Bossi dopo l'infortunio, ha fatto sapere di aver ricevuto "la consegna del massimo riserbo" e di non poter "né confermare né smentire" alcunché.

Ad ogni modo il premier è riuscito a sentire telefonicamente almeno uno dei membri del team di governo, Giulio Tremonti. Ma le cose non sono andate nel verso giusto. Il Presidente del Consiglio e il responsabile dei conti pubblici hanno tentato di raggiungere un accordo sugli emendamenti alla manovra proposti dai cosiddetti "frondisti", ma con scarsi risultati. A partire dall’ipotesi delle dismissioni degli immobili pubblici passando per l’aumento dell’Iva, che Silvio è convinto serva per finanziare la riforma fiscale, fino alla cancellazione del contributo di solidarietà. In tutta risposta Berlusconi ha ricevuto una sequela di "no" dal Ministro dell'Economia. Per di più Tremonti ha contrastato ogni singola ipotesi di correzione avanzata con una tediosa argomentazione tecnica, che sembra non sia tanto piaciuta al premier che ha sbottato: "Giulio non mi puoi cassare tutto. Il partito ha diritto di esistere. Non siamo più di fronte alla protesta di alcuni deputati o senatori: è tutto il Pdl a chiedere modifiche. Su qualcosa devi cedere".

Che tiri una cattiva aria lo conferma anche il faccia a faccia tra Calderoli e Alfano, andato in scena ieri in via dell'Umiltà. Il Segretario del Pdl ha voluto conoscere i margini di trattativa con il Carroccio sulle pensioni e capire la proposta avanzata dal ministro della Semplificazione normativa di una tassa patrimoniale sull'evasione fiscale. Ma l'incontro è servito a confermare una cosa già ben chiara: tra Pdl e Lega restano le distanze.

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