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Attiviste di Meglio Legale contestano Lollobrigida al Vinitaly: “Perché il vino sì e la cannabis no?”

Durante l’inaugurazione del Vinitaly, a cui ha partecipato anche il ministro Lollobrigida, delle attiviste di Meglio Legale hanno esposto dei cartelli con scritto “Cannabis, legale come il vino”.
A cura di Annalisa Girardi
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Il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è stato contestato oggi mentre era al Vinitaly da due attiviste di Meglio Legale, l'associazione che si batte per la liberalizzazione della cannabis. Mentre prendeva la parola dalla cerimonia di inaugurazione della fiera a Verona, dalla platea due attiviste si sono alzate esponendo dei cartelli con scritto "Cannabis, legale come il vino". Gli addetti alla sicurezza le hanno subito accompagnate all'uscita e l'evento non ha subito interruzioni.

Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, ha commentato: "Oggi a Verona ci sono molti imprenditori coraggiosi e lungimiranti, che conoscono quanto lavoro serva per difendere un presidio così importante del Made in Italy. Eppure lo fanno lavorando con una sostanza stupefacente, anche se il ministro Lollobrigida non vorrebbe nemmeno che il vino si chiamasse alcol. Però è così. In Veneto già oggi ci sono delle aziende d'eccellenza che producono e trattano la canapa industriale. Immaginiamo cosa potrebbe accadere se di un mercato oggi in mano alle mafie ne facessimo qualcosa di legale, controllato, sicuro. Di qualità. Non è fantascienza: nel mondo sta già accadendo".

Per poi ribadire: "Qui si celebra lavoro, tradizione e cultura italiana, eppure si tratta di una sostanza stupefacente. Perché dunque non togliere al mercato nero la cannabis e farne qualcosa di legale, controllato, sicuro?".

Le attiviste hanno sottolineato che se il proibizionismo sull'alcol non fosse stato abolito, oggi sarebbe impossible un salone internazionale del vino e dei distillati come quello che avviene ogni anno a Verona e che vede la partecipazione di imprese da tutto il mondo. Non solo: con la liberalizzazione, hanno fatto presente, si aprirebbe a un mercato che porterebbe alle casse dello Stato fino a sette miliardi di euro all'anno e la creazione di circa 35mila posti di lavoro.

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