Attentato a Palazzo Chigi, Giangrande: “Perdonare Preiti? Assolutamente no”

"Il prezzo della fedeltà": è questo il titolo dato al libro sulla vita di Giuseppe Giangrande, il maresciallo dei carabinieri ferito il 28 aprile del 2013 davanti a Palazzo Chigi da Luigi Preiti, nel giorno dell'insediamento del governo Letta. Il volume, scritto dal colonnello Roberto Riccardi e presentato nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze due giorni fa, racconta la carriera del militare e si sofferma sul difficile percorso riabilitativo intrapreso da tre anni. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se avesse perdonato Luigi Preiti Giangrande ha risposto con un laconico "assolutamente no": "Questo libro è una bella cosa perché rappresenta il sacrificio che ogni carabiniere compie durante la sua lunga permanenza nell’Arma". Riguardo il suo lento recupero dopo il ferimento, Giangrande ha spiegato che "si combatte piano piano, giorno per giorno, per arrivare alla battaglia finale che speriamo arrivi presto, per recuperare in parte la funzionalità degli arti superiori".
Il libro, che reca una prefazione scritta dal comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette, rende omaggio alla figura del maresciallo "ripercorrendo la dura sfida della vita quotidiana a partire dal tragico attentato del 28 aprile 2013 davanti a Palazzo Chigi", nel quale fu gravemente ferito. A premere il grilletto – nel giorno dell'insediamento del governo Letta – fu Luigi Preiti, che colpì altri tre uomini delle forze dell’ordine e per questoè stato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione. Preiti, operaio calabrese in gravi ristrettezze economiche, aveva pianificato l'attentato nei minimi dettagli, ma fin dalle prime battute dell'inchiesta a suo carico spiegò che i suoi obiettivi non erano i carabinieri, bensì i politici.
Determinante, per Giuseppe Giangrande, è stata la presenza al su fianco della figlia Martina, 26 anni, alla quale ha dedicato – a sorpresa – l'ultimo capitolo. La ragazza è stata un esempio di dedizione. Dopo aver perso la madre, infatti, ha dovuto trascorrere gli ultimi ani accanto al padre: "La mia vita dai 18 anni in poi è stata un disastro ma l’esistenza va affrontata per quello che è con coraggio e determinazione. Adesso la mia battaglia è quella di regalare a babbo un po’ di libertà. Sta migliorando, voglio che faccia ancora progressi. Ce la può fare: è forte e ha un gran cuore".