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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Arriva “Io Italia”, l’app per controllare il reddito di cittadinanza

L’app io.italia.it servirà a favorire le comunicazioni tra i cittadini e la Pubblica amministrazione, nonché a controllare la corretta erogazione del reddito di cittadinanza ai contribuenti che ne avranno effettivamente diritto: “Lo staff di Di Maio ci ha chiesto una soluzione tecnologica per il reddito di cittadinanza. Noi abbiamo suddiviso il progetto in quattro blocchi tecnologici: chi ne ha diritto; il passaggio dei soldi dallo Stato al cittadino; il passaggio dei soldi dal cittadino al mercato; la valutazione a posteriori della pratica, la più importante perché risponde alla domanda: ha funzionato questa policy, sì o no?”.
A cura di Charlotte Matteini
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Come già annunciato poche settimane fa dal viceministro dell'Economia Laura Castelli, per monitorare gli acquisti effettuati con il reddito di cittadinanza verrà rilasciata un'apposita applicazione, attualmente in fase di test. Secondo quanto spiegato dal Corriere della Sera, l'app si chiamerà io.italia.it e servirà per agevolare i rapporti di comunicazione fra il cittadino e la Pubblica amministrazione, nonché a stanare i cosiddetti "furbetti del reddito di cittadinanza", ovvero quei contribuenti che si vedranno ogni mese erogato l'assegno pur essendo privi dei requisiti di legge.

Come spiega Diego Piacentini, commissario per l'Agenda digitale, "questa app permette ai cittadini di ricevere messaggi dalla Pubblica amministrazione, di esprimere preferenze. La stiamo testando in sette comuni: Milano, Torino, Palermo, Cagliari ma anche piccoli centri. Più l'Aci e l'Agenzia di riscossione. Lo staff di Di Maio ci ha chiesto una soluzione tecnologica per il reddito di cittadinanza. Noi abbiamo suddiviso il progetto in quattro blocchi tecnologici: chi ne ha diritto; il passaggio dei soldi dallo Stato al cittadino; il passaggio dei soldi dal cittadino al mercato; la valutazione a posteriori della pratica, la più importante perché risponde alla domanda: ha funzionato questa policy, sì o no?".

"In Italia" ha detto Piacentini, "ci sono 8 mila anagrafi che non si parlano tra loro. È del 2012 la legge per unificarle, diceva che tutti i comuni avrebbero dovuto migrare su un software comune, ma nel 2014 lo aveva fatto solo Bagnacavallo. Poi l’abbiamo presa in mano noi nel 2016 e da un anno è partita la crescita. A oggi sono entrati nell’Anagrafe nazionale più di 600 comuni con 9,5 milioni di abitanti. Nei prossimi sei mesi arriveremo a 20 milioni di abitanti. Il punto è che si fa la legge, si mandano le circolari e si pensa che magicamente tutto parta, ma non funziona così. Noi abbiamo lavorato con Sogei e introdotto i processi di gestione dei progetti, dal call center al software per la migrazione. Ora lo strumento c’è. Le amministrazioni che vogliono modernizzarsi, lo fanno. No al concetto: i dati sono miei e non li dò agli altri".

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