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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Ambasciatore iraniano dice che l’Italia non può imporre la sua cultura, Tajani: “Basta condanne a morte”

L’ambasciatore iraniano in Italia ha detto che “l’Iran non accetta che altri Paesi vogliano imporre la loro cultura”, dopo che il presidente della Repubblica Mattarella ha espresso “sdegno” per la situazione nel Paese. La risposta del ministro Tajani: “Condanne a morte sono una linea rossa, l’Iran l’ha superata”.
A cura di Luca Pons
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"La repubblica dell'Iran rispetta i valori umani ma non accettiamo che altri Paesi vogliano imporre la loro cultura". L'ambasciatore dell'Iran in Italia, Mohammed Reza Sabouri, l'ha detto nel suo primo incontro ufficiale con la stampa italiana. "La pena capitale in Iran è prevista per i reati più gravi" e le persone "che sono state giustiziate hanno avuto un processo equo e con tutte le garanzie".

Nelle proteste in Iran che proseguono da quasi quattro mesi – in particolare dal 16 settembre, con la morte di Mahsa Amini – la tensione è stata ulteriormente alzata da quando il governo iraniano ha iniziato a eseguire condanne a morte dei confronti di chi manifesta. "In Iran sono ammesse le manifestazioni pacifiche ma non disordini violenti, che sono inaccettabili", ha detto l'ambasciatore.

Il governo italiano ha condannato più volte ciò che sta accadendo in Iran. "L'uso della forza contro dimostranti pacifici, contro le donne è ingiustificabile e soprattutto inaccettabile", ha detto Giorgia Meloni il 13 dicembre. Ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato proprio l'ambasciatore Sabouri e ha espresso "ferma condanna e personale indignazione" verso la repressione delle proteste, come comunicato dal Quirinale in una nota. "Ci aspettiamo", ha affermato l'ambasciatore, "di vedere un atteggiamento più costruttivo da parte delle autorità italiane".

La risposta di Tajani: "La condanna a morte è una linea rossa che è stata superata"

Poche ore dopo le parole dell'ambasciatore, il ministro degli Esteri Antonio Tajani è intervenuto in un'audizione delle commissioni Affari esteri di Camera e Senato. "Abbiamo chiesto a Teheran un vero cambiamento, e pensavamo che la liberazione di Alessia Piperno potesse essere un inizio, ma nei fatti il segnale richiesto non è arrivato: le autorità continuano nella cieca repressione", ha detto.

"Nessuno può arrogarsi il diritto di togliere la vita umana ad una persona. È una linea rossa che è stata superata con le condanne a morte, tanto più arrivate tramite processi-farsa". Il governo italiano ha chiesto a quello iraniano "di non procedere alla esecuzione della pena capitale e abbiamo appreso con relativo sollievo l'annullamento di alcune condanne di morte. Chiediamo che la stessa sorte sia destinata anche agli altri".

I manifestanti già giustiziati sono "quattro tra l'8 dicembre e il 7 gennaio", ha detto Tajani. Il 12 dicembre, il consiglio degli Affari esteri dell'Unione europea ha "adottato tre pacchetti di sanzioni contro l'Iran, listando 60 individui e 8 entità, inclusi i ministri dell’Interno e dell’Informazione", ha riferito Tajani, e si sta"lavorando ad un quarto pacchetto".

Gli altri nodi nel rapporto con l'Iran: la guerra in Ucraina e l'accordo sul nucleare

A livello internazionale, peraltro, c'è preoccupazione "per il progressivo allineamento dell'Iran alla Russia", ha evidenziato il ministro. "C'è stata una fornitura di droni che poi sono stati utilizzati nella guerra in Ucraina. Teheran ha confermato la fornitura, ma ha detto che è avvenuta prima dell’inizio del conflitto".

Con l'Iran, però, resta sul tavolo l'accordo sul nucleare. Antonio Tajani ha detto che "l’Italia vuole aiutare ad arrivare a una soluzione, sarebbe fondamentale nello sforzo contro la proliferazione delle armi nucleari. Viste le condizioni attuali, è difficile. Ma non chiudiamo le porte".

L'ambasciatore dell'Iran, nel suo intervento, aveva detto che nell'ultima fase dei negoziati "l'altra parte ha scelto di non rispondere e si è concentrata sul sostegno alle proteste in Iran. La responsabilità del ritardo è dei Paesi occidentali".

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