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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Proteste in Iran, eseguita seconda condanna a morte: giustiziato campione di wrestling di 23 anni

È stata eseguita questa mattina la seconda condanna a morte di un manifestante iraniano, protagonista delle proteste scoppiate in seguito alla morte di Mahsa Amini: si tratta di Majidreza Rahnavard, wrestler professionista di 23 anni, giustiziato a Mashhad.
A cura di Ida Artiaco
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È stata eseguita nelle scorse ore la seconda condanna a morte in Iran di un manifestante che ha preso parte alle proteste scoppiate nel Paese in seguito alla morte di Mahsa Amini.

Majidreza Rahnavard, wrestler professionista di 23 anni, è stato giustiziato questa mattina a Mashhad, con l'accusa di aver ucciso due Basiji, la forza paramilitare fondata dall'ayatollah Khomeini, con "un'arma bianca simile a un coltello" nel corso delle proteste nel mese di novembre.

Dopo essere riuscito a fuggire, è stato arrestato e condannato il 3 dicembre scorso dal procuratore della provincia di Khorasan. Non solo. Secondo gli attivisti per i diritti umani, Rannawad è stato anche duramente picchiato durante la detenzione, tanto da subire durante l'arresto la frattura di un braccio.

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Successivamente è stato esposto alla TV di Stato mentre confessava gli omicidi, secondo gli osservatori e gli attivisti sotto la pressione delle autorità.

Dopo l'esecuzione della sentenza, Gholam Ali Sadeghi, capo della magistratura locale, ha ringraziato la polizia e gli agenti di sicurezza per "aver stabilito l'ordine".

Inoltre, l'agenzia legata alla magistratura iraniana, Mizan, ha pubblicato sul suo sito le foto dell'impiccagione pubblica di Majidreza Rahnavard. Secondo alcuni attivisti, si è trattato di una "messa in scena" con cui il regime ha voluto dimostrare il sostegno della popolazione alle esecuzioni capitali di quelli che ritiene "terroristi fomentati dai nemici dell'Iran".

In realtà non è chiaro chi abbia precisamente assistito al macabro evento visto che fino a poche ore fa non si sapeva neppure che Rahnavard fosse stato portato nel braccio della morte. Gli stessi familiari non sono stati avvertiti.

Rannawad è il secondo manifestante giustiziato dopo Mohsen Shekari, impiccato giovedì scorso a Teheran, anche lui condannato per Muharebeh, per aver partecipato a un blocco stradale e ferito un Basiji durante le proteste, ufficialmente per il crimine di "guerra contro Dio".

E il wrestler non sarà di certo l'ultimo a subire un destino simile. Ieri sono stati condannati a morte altri due manifestanti: Hossein Mohammadi, attore 26enne arrestato per aver preso parte alle proteste contro il regime, e l'ex calciatore Amir Nasr-Azadani, anche lui 26enne.

Intanto, continuano le proteste che da circa tre mesi infiammano le strade delle città iraniane dopo la morte della 22enne curda Mahsa Amini: sono oltre 18mila le persone arrestate, e 500 quelle uccise dalle forze di sicurezze, tra cui molti minorenni. Secondo Amnesty International, 44 tra bambini e adolescenti hanno perso la vita in 82 giorni di proteste, feriti a morte da proiettili sparati da distanza ravvicinata, colpiti negli organi vitali, soffocati dai gas lacrimogeni.

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