Almasri, lo scambio di mail al ministero e quella mancata firma di Nordio: cosa emerge dalle indagini

Nuovi elementi emergono sul caso Almasri, il torturatore libico su cui pendeva un mandato d'arresto della Corte Penale Internazionale, che l'Italia ha scarcerato e rimpatriato in Libia a bordo di un volo di Stato. Dopo la chiusura delle indagini del Tribunale dei ministri, in attesa della richiesta di rinvio a giudizio o dell'eventuale archiviazione per Giorgia Meloni, per i ministri Nordio e Piantedosi, e per il sottosegretario Mantovano, si è appreso, dalle comunicazioni interne al ministero, che il Guardasigilli avrebbe avuto tutto il tempo di riparare all'errore procedurale segnalato dalla Corte di appello di Roma, sulla mancata trasmissione del ministero della Giustizia, e avrebbe potuto quindi evitare la liberazione del criminale libico.
Da quanto si apprende, Nordio avrebbe anche mentito in Parlamento sui tempi: il ministro infatti, durante la sua informativa a febbraio, ha sostenuto che soltanto il lunedì 20 gennaio era stato avvisato dell'arresto di Almasri. In realtà le ricostruzioni dimostrano che fin dal primo pomeriggio di domenica la capa di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, sapeva ciò che stava avvenendo, e diede istruzioni ai magistrati del Dipartimento degli affari di Giustizia, chiedendo di mantenere il massimo riserbo. Una versione del tutto respinta da Nordio e Bartolozzi, che dicono di essere in possesso di documenti che dimostrerebbero la correttezza del loro operato.
Eppure c'è una mail, inviata alle 15:28 di domenica 19 gennaio, che dimostra in modo inequivocabile che Bartolozzi disse al capo del Dipartimento affari di Giustizia Luigi Birrittieri di essere a conoscenza della vicenda, raccomandando massima riservatezza. Il ministero della Giustizia si appiglia invece a una mail precedente, inviata alle 14:35 quella stessa domenica da Birrittieri a Bartolozzi, in cui si legge:
Concordo su una prima valutazione (fatti salvi i necessari approfondimenti) inerente l'irritualità della procedura che sinora non vede coinvolto il ministero della Giustizia come autorità centrale competente. Domani faremo le nostre valutazioni, sulla base della documentazione che ci verrà eventualmente trasmessa
Ma come scrive oggi il Corriere della Sera, a quell'ora il magistrato di collegamento presso l'ambasciata italiana in Olanda aveva inviato sulla piattaforma Prisma l'atto di accusa dei giudici dell'Aia. E anche se Bartolozzi ha detto di aver aperto quella piattaforma solo il lunedì, il punto rimane il fatto che il ministero era in possesso delle informazioni necessarie per agire già dal pomeriggio della domenica.
È un fatto che domenica 19 gennaio, poche ore dopo l'arresto do Almasri da parte della Digos di Torino, il capo del Dipartimento affari di Giustizia Birrittieri segnalò immediatamente che il ministro Carlo Nordio avrebbe dovuto compiere un "atto urgente". Senza questo passaggio l'arresto del generale libico, che si era macchiato di crimini di guerra e contro l'umanità, sarebbe stato inefficace. Cosa che in effetti si è poi verificata.
Nel seguito della mail delle 14:35 Birrittieri sottolinea infatti di rivolgersi a Bartolozzi perché gli eventuali "provvedimenti urgenti" da adottare "ci vedono privi di delega, come da me già evidenziato anche al capo di Gabinetto in precedenti comunicazioni. Potrebbe dunque emergere la necessità di atti urgenti a firma dell'On. Ministro". Poi, come riporta ancora il Corriere, Birrittieri dimostra di aver compreso la delicatezza del caso:
La questione manifesta una possibile valenza politica di non trascurabile entità, trattandosi di questione inerente lo scenario nord-africano ed anche sotto questo aspetto la si segnala al capo di Gabinetto. Sentiamoci ove dovessero emergere ulteriori elementi, ovvero una qualunque necessità urgente in modo da assicurare al ministro ogni doveroso supporto tecnico.
A questa mail Bartolozzi rispose così:
Ero stata informata. Massimo riserbo e cautela anche nel passaggio delle info. Meglio chat su Signal. Niente per mail o protocollo.
Il giorno dopo, lunedì, Nordio ricevette tutta la documentazione e una nota del procuratore generale Giuseppe Amato: "Si è in attesa delle determinazioni della Signoria Vostra". Birrittieri fece preparare e inviò al capo di Gabinetto, perché la sottoponesse a Nordio, la bozza del provvedimenti utile a mantenere in carcere Almasri e consegnarlo ai giudici dell'Aia, ma il ministro della Giustizia non la firmò. Fino a quando, martedì 21 gennaio, la Corte d'Appello, in mancanza di segnali da Nordio e di un parere conforme del procuratore generale, liberò Almasri.