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Alfano, un quid che si chiama Cicchitto

La presa di posizione di ieri sera con Alessandro Sallusti ha scritto le note d’appendice di vent’anni di politica, con gli applausi dello studio di Ballarò a condimento.
A cura di Andrea Parrella
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Della serata trascorsa, un solo dubbio resta irrisolto: il telefono di Sallusti, sul nascere della puntata di Ballarò, ha squillato sul serio, oppure è stata una completa messinscena per infastidire l'avversario, come fanno i portieri prima che un attaccante tiri dal dischetto? Nel caso della prima eventualità non ci sorprenderemmo, nemmeno della seconda. La lotta ventennale si è chiusa così, con un duello all'ultima allusione tra uno scopertosi ribelle ieri pomeriggio, Fabrizio Cicchitto, inorgoglito per i primi applausi spontanei a Ballarò della sua vita, e Sallusti appunto, il più gagliardo tra i fanti berlusconiani.

E la vera sorpresa è quella di aver avvertito la percezione netta che quella di ieri sia stata una rara, forse l'unica, forma di scazzo non esattamente programmato  da quando il concept di Forza Italia è venuto alla luce. Già, una rottura inesorabile, irreversibile. Perché che Sallusti avesse deliberatamente adottato il metodo della "zeppata" ostinata e contraria uno l'avrebbe anche voluto mettere in preventivo; subito annotando, tuttavia, in questa virtuale partita doppia, la voce di compensazione di un Cicchitto remissivo, pacato, intenzionato a cercare una mediazione. E così avrebbe perso, lasciato aperti spiragli di risoluzione che ad ora hanno la stessa forma che hanno i miraggi. Invece Fabrizio Cicchitto, classe 1940, autore di sedici libri di cui due contenenti nel titolo il termine "Craxi" e solo una "Berlusconi", si è inavvertitamente spogliato delle abituali cravatte Marinella per vestire i panni di Titta Di Girolamo, il personaggio del film "Le Conseguenze dell'Amore". Ha esaudito i sogni di chi, da anni, chiedeva alla sua compagine di ammettere che Berlusconi potesse anche sbagliare e ha pronunciato, stanco, il suo "Io la valigia non ve la voglio dare". 

E sarà stato l'orgoglio di quel gruppo d'ascolto organizzato a casa Alfano con quella manciata che oggi dovrebbe voltare la faccia a Berlusconi, avranno apprezzato la sua schiena dritta, si saranno contentati del favore del pubblico e dello studio (Paolo Mieli ha detto che "Il solo ad avere a cuore la vicenda umana di Berlusconi era Cicchitto"). Forse Alfano, stanotte, avrà avuto gli occhi sbarrati senza arrivare a prendere sonno, pensando di essere stato uno stupido: il suo quid, quello che tutti gli dicevano gli mancasse, era Cicchitto e lui non lo sapeva. Ora tuttavia, ci toccherà trovare le parole più giuste per spiegare ai nostri prossimi, fra qualche anno, a quale titolo Fabrizio Cicchitto e Alessandro Sallusti abbiano ufficialmente trascritto i titoli di cosa di un intero ventennio. Ammesso che domani non si rigiri il tutto e allora questo scritto perderà ogni senso.

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