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Abusi, 1 ragazzo su 5 pensa che scuola, oratori e palestre sono i luoghi più pericolosi

Dall’indagine ”Minori e percezione dei rischi”, realizzata da Ipsos per Save the Children, emerge che per circa 1 adulto su 4 e 1 ragazzo su 5 i luoghi in cui più frequentemente un bambino o un adolescente può rischiare di subire abuso sono la scuola, gli oratori o parrocchie, e le strutture sportive.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il delitto avvenuto in un villaggio della provincia dello Hebel, vicino Pechino. Le vittime sono due sorelline di 5 e 6 anni avvelenate con uno yogurt da una donna il cui unico scopo sarebbe stato quello di screditare una scuola rivale.

I luoghi dove più frequentemente un bambino o un adolescente può rischiare di subire abuso sono la scuola, gli oratori o parrocchie, e le strutture sportive per circa 1 adulto su 4 e 1 ragazzo su 5. Nel nostro Paese sono questi i luoghi, secondo la percezione comune, dove i minori sono più esposti a comportamenti inappropriati, maltrattamenti e abusi da parte degli adulti.

Minacce concrete che arrivano soprattutto da Internet, considerato un luogo a rischio per circa 8 adulti e 7 ragazzi su 10. Tra i pericoli principali per i bambini ci sono la possibilità che vengano loro imposti rapporti fisici indesiderati (per il 50% sia degli adulti che dei ragazzi) o che vengano compiuti una serie di illeciti attraverso internet, tra cui la richiesta di inviare immagini intime in cambio di regali (secondo la metà dei ragazzi e 6 adulti su 10) o di diffonderle senza il consenso dell'interessato (60% degli adulti e la metà dei ragazzi). È l'allarme lanciato dal rapporto ‘‘Minori e percezione dei rischi" realizzato da Ipsos per Save the Children, l'Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Se ne discuterà oggi al Senato, a partire dalle ore 11:45 presso la Sala Caduti di Nassyria, in occasione della presentazione di un Manifesto in 10 punti, intitolato "10 in condotta!", promosso da Save the Children per favorire nel nostro Paese l'adozione da parte di tutte le realtà che operano con i minorenni di un sistema di tutela, a partire da una Child Safeguarding Policy, che promuova un modello organizzativo di prevenzione e gestione di comportamenti scorretti da parte degli adulti di riferimento, afferenti all'Organizzazione o esterni.

‘Troppo spesso le cronache ci consegnano casi di abuso e maltrattamento ai danni dei minori, anche molto piccoli, consumati nei luoghi che dovrebbero essere per loro sempre i più sicuri. Come la scuola, l'asilo nido, l'associazione o il centro sportivo. Ancora più doloroso il fatto che questi abusi siano compiuti dalle figure adulte di riferimento, educatori, insegnanti, allenatori sportivi, violando un patto di fiducia essenziale per la crescita, con conseguenze che possono essere molto gravi e durature nel tempo. Non possiamo occuparcene solo quando questi casi esplodono in tutta la loro gravità. L'adozione di un sistema di tutela – regole di comportamento, chiare procedure di segnalazione, individuazione delle figure responsabili – per prevenire abusi e maltrattamenti ai danni di minori dovrebbe essere un requisito essenziale per tutti i servizi, educativi e ricreativi rivolti ai minori", ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Dai dati dell'indagine Ipsos per l'Organizzazione, che oltre a sondare l'opinione di adulti e ragazzi a livello nazionale realizza un focus specifico su 8 regioni italiane, emerge invece che a un aumento della consapevolezza dei rischi non corrisponde ancora la messa in campo di contromisure efficaci, in grado di proteggere concretamente i minori nei luoghi che normalmente frequentano. Più di 1 genitore su 4 in Italia afferma infatti che in palestra o in altri centri ricreativi i propri figli non abbiano mai ricevuto informazioni su cosa fare in caso di maltrattamenti, abusi o condotte inappropriate; rispetto alla scuola, 1 genitore su 3 e 1 ragazzo su 5 sono convinti che anche lì non esistano regole chiare per tutelare i minori.

Dall'indagine emerge inoltre la quasi totale mancanza di punti di riferimento all'interno della scuola, visto che "solo il 5% dei ragazzi vedrebbe negli insegnanti un punto di riferimento e solo il 2% si rivolgerebbe agli altri referenti scolastici (psicologo, preside)" dopo aver subito un'esperienza negativa, come ad esempio un abuso o un maltrattamento.

Secondo il sondaggio, bambini e ragazzi si fidano soprattutto di famiglia e coetanei: più della metà dei ragazzi (59%) preferirebbe rivolgersi ai propri genitori, mentre il 16% ne parlerebbe con gli amici. Davanti al racconto da parte dei figli di un abuso o maltrattamento, la quasi totalità dei genitori intervistati ne parlerebbe con qualcuno (98%), nel 29% dei casi andrebbero dalle forze dell'ordine, nel 24% ne parlerebbero con i propri familiari e nel 21% si rivolgerebbero al preside o agli insegnanti.

Il 12% dei ragazzi e il 10% degli adulti ritiene che se un insegnante o un educatore venissero a conoscenza di un comportamento inappropriato non si attiverebbe per segnalarlo, per salvaguardare l'organizzazione in cui lavora o per evitare conseguenze personali.

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