115 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Opinioni

A chi vuole dimenticare Lampedusa, ricordiamo che in dieci anni nel Mediterraneo sono morti 1143 bambini

Oggi, nel 2013, il disastro di Lampedusa. Che non dobbiamo dimenticare: del resto, i bambini possono fare tutto, ma non riescono a evitare di affogare in mare quando le leggi non sono fatte per loro ma il portafoglio già gonfio di qualcun altro.
A cura di Saverio Tommasi
115 CONDIVISIONI
Immagine

1.143 bambini sono morti in mare dal 2014 a oggi, cioè in meno di 10 anni. Complessivamente oltre 28.000 persone annegate nella frontiera meno battuta da chi fugge, però la più pericolosa.

Come si dice in questi casi? "Hanno perso la vita".
Di solito si perdono le chiavi, un portafoglio, qualche volta la pazienza. Non è una cosa normale "perdere la vita", perché poi non la ritrovi e non puoi farne una copia identica dal ferramenta, come per le chiavi.
Si dice "hanno perso la vita" come se fossero stati sbadati, disavveduti o bimbi malaccorti. "Mio figlio è sempre con la testa fra le nuvole, oggi addirittura ha perso la vita, gli ho detto di stare più attento domani", non è una frase che possiamo ascoltare.

Quei minorenni e quelle minorenni non avevano ancora perso la speranza, quando sono partiti. Neanche i loro genitori. Partono infatti sempre coloro che hanno la forza, la capacità di progettazione del futuro e di un viaggio lungo anni, partono coloro che la speranza ce l'hanno non soltanto in tasca, ma cucita addosso. Sono essi stessi speranza, per loro e spesso per una parte della famiglia, o del villaggio. Partono convinti, quantomeno di non avere alternative.
Non hanno semplicemente "perso la vita", come se l'avessero scommessa da giocatori compulsivi, o sciocchi. L'hanno impiegata onorandola nel modo più sacro possibile: provando a viverla pienamente, non da sopravvissuti. E se "gli è andata male" è perché qualcuno ha fatto loro lo sgambetto, più volte.
La verità è che a quei 1.143 bambini e bambine la vita è stata sottratta, non si sono distratti, non è colpa loro, è colpa nostra.
E' colpa di quando pensiamo "meglio a loro che a noi", o anche semplicemente "noi non possiamo farci niente"; è colpa di quando il legislatore sceglie di stare all'angolo cullandosi nell'idea che "è sempre andata così, non cambierà niente", la frase più pericolosa del mondo.

Eppure non è destino, fatalità, ventura; non sono neanche i trafficanti di esseri umani, eppure rappresentano una specie di essere umano immonda. Ma loro proliferano perché si incuneano in leggi sbagliate, trovano linfa in altre ingiustizie precedenti, consuetudini errate, paure banali a cui si è concesso il potere di scrivere gli ordinamenti degli Stati. Siamo stati noi, popolo, a eleggere chi vota questi ordinamenti; gli accordi con la Libia, e recentemente con la Tunisia, non sono stati sottratti a sorte dal grande libro delle possibilità.

1.143 è una cifra al ribasso perché i conteggi si fanno sulle storie che si conoscono, le altre finiscono per non contare niente, neanche da morte, nemmeno sul pallottoliere. Sono scomparse, nel vero senso della parola. Anche se uno scomparso aspetti che possa tornare e invece per un bambino in fondo al mare è più difficile, perché ci sono i pesci con cui giocare, le alghe in cui nascondersi, le aragoste da salutare quando passano sul fondo, regali e lente.
Cosa credete, che i bambini smettano di giocare perché li avete uccisi? Allora voi non conoscete i bambini! I bambini trovano sempre il modo per divertirsi. Lanciano bambolotti in aria e li riprendono durante la fila all'entrata di un campo profughi, sanno intrattenersi al gioco della "ciabatta più rotta" quando si ritrovano la mattina a scuola senza calzature; i bambini e le bambine sanno far correre i sassi, parlare i pesci, sono in grado anche di far volare uno stecco di legno accanto a un altro stecco di legno, formare così un'aviazione civile e sorpassare le frontiere del mondo. Possono fare tutto i bambini, anche affogare in mare quando le leggi non sono fatte per gli Uomini ma per gli interessi economici.

I bambini scomparsi in mare non tornano, questa è una regola da sapere. Preferiscono rimanere a giocare fra le poseidonie, rincorrendo i saraghi.
Nel mare dove giocano i bambini affogati dalle leggi degli adulti il ghiozzo è un pesce intelligentissimo, la tellina sa compiere i salti rovesciati carpiati doppi con avvitamento mentre recita Verne, e tutti conoscono la molva occhiona e quando passa commentano "quanto è bella".

I bambini sono i pezzi più importanti del globo, possono fare tutto ma non riescono a scegliere di non morire, è l'unica cosa che non riescono a fare. Altrimenti non sarebbero 1.143 i bambini e le bambine affogate nel mar Mediterraneo dal 2014 a oggi, cercando una vita nuova.

115 CONDIVISIONI
Immagine
Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views