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Piazza Affari distribuisce 7 miliardi di dividendi

A Milano hanno staccato oggi il dividendo una cinquantina di titoli, per complessivi 7 miliardi. Di questi 1,82 miliardi sono finiti nelle casse del fisco, garantendo il pagamento a maggio e giugno degli 80 euro in busta paga a 10 milioni di italiani…
A cura di Luca Spoldi
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Giornata di stacco cedole a Piazza Affari, che oggi ha visto distribuire dividendi per complessivi 7 miliardi di euro abbondanti, che per un curioso caso della vita equivale al valore previsto per l’estensione del “bonus” da 80 euro lordi mensili ai pensionati che ogni mese incassano un assegno inferiore ai mille euro lordi (circa 850 euro netti), a riprova del fatto che i mercati finanziari se non sono troppo tartassati da tasse, cattivo management, crisi economiche e finanziarie assortite, sono sicuramente in grado di creare ricchezza per un paese che sappia incentivare il risparmio, come da troppo tempo non sembra più essere l’Italia.

Ma chi sono i re di denari di Piazza Affari? Solo oggi hanno pagato un dividendo ai loro azionisti ben 19 delle 40 società i cui titoli costituiscono il paniere dell’indice Ftse Mib per complessivi 6,4 miliardi, con un impatto negativo sull’indice stesso pari all’1,46% (il Ftse Mib ha poi chiuso la giornata a -1,60%, accusando dunque un lieve calo netto rispetto a venerdì scorso, attribuito alle tensioni in Libia che si sommano a quelle in Ucraina e ad alcune vendite causate da trimestrali appare negli ultimi giorni meno convincenti del previsto). Se poi si guarda anche a società di media e piccola capitalizzazione, a distribuire una cedola oggi sono state in tutto 47 società quotate (con ulteriori 600 milioni di euro restituiti agli azionisti, per un totale appunto di circa 7 miliardi).

Tra le singole società, considerando solo i titoli ordinari (ma nel caso di UnipolSai, Unipol, Intesa Sanpaolo e Indesit sono stati distribuiti anche o solo dividendi per i titoli di risparmio), le più generose coi propri azionisti, rapportando il dividendo distribuito al prezzo di chiusura dei titoli di venerdì scorso, sono nell’ordine UnipolSai (0,19599 euro per azione, pari a un rendimento del 7,54%) Eni (che oggi ha distribuito altri 55 centesimi a titolo di saldo dividendo per un totale di 1,1 euro per azione equivalente al 5,91% di rendimento), Snam (15 centesimi di saldo, 25 centesimi complessivi, rendimento del 5,8%) e Mediolanum (15 centesimi oggi, 25 centesimi in totale, per un rendimento del 4,27%).

Tutte queste blue chip battono ampiamente non solo il rendimento dei Bot a 12 mesi (che nell’ultima asta della scorsa settimana hanno offerto un rendimento lordo annuo pari allo 0,65%), ma pure quello di un Btp a 10 anni (che oggi è risultato pari al 3,14%) e persino quello di un Btp a 30 anni (sempre a metà mese la riapertura del Btp maggio 2037, con 23 anni di vita residua, ha visto il rendimento lordo risultare pari al 3,68%). Sopra i più elevati rendimenti dei titoli di stato italiano pure Atlantia (39,1 centesimi distribuiti oggi a saldo di un dividendo complessivo di 74,6 centesimi per azione, pari a un rendimento  del 3,95%) mentre Gtech (73 centesimi di dividendo, 3,61% di rendimento) e Azimut (70 centesimi di dividendo, 3,58% di rendimento)  vengono battuti di un soffio solo dal Btp a più lunga scadenza attualmente in circolazione.

Se poi volete “osare” avventurarvi tra i titoli a media e piccola capitalizzazione come Banca Generali (che proprio piccola non è con una capitalizzazione salita a 2,38 miliardi con un incremento del 15% delle quotazioni negli ultimi 12 mesi e nonostante un calo del 13% dai valori di 3 mesi fa) potreste notare che il dividendo distribuito è stato di 95 centesimi per azione, pari a un robusto 4,6%, che Erg, gruppo petrolifero della famiglia Garrone, ha distribuito un euro tondo ai suoi soci pari ad una remunerazione dell’8,38%, che IGD a sua volta ha staccato una cedola di 6,5 centesimi per azione che può sembrarvi modesta in valore assoluto ma equivale pur sempre ad un 5,37% di rendimento.

Un caso a parte è poi Mid Industry Capital: la società d’investimento guidata dall’ex direttore generale di Fiat (dal 1991 al 1996), Giorgio Garuzzo, ha infatti staccato un dividendo straordinario di ben 4,7 euro per azione che equivale ad un rendimento “monstre” del 37%. In questo caso tuttavia la società ha aveva deciso di distribuire in questo modo una parte della riserva “sovrapprezzo azioni” accogliendo le richieste di First Capital, nel frattempo divenuto il socio di riferimento col 20,08% del capitale (mentre Garuzzo ha tuttora un 11,67% e Roberto Meneguzzo, numero uno di Palladio Finanziaria, un 6,62%). Il dividendo consente dunque ai soci vecchi e nuovi di Mid Industry di rientrare di parte dei propri investimenti portando a casa buone plusvalenze, ma è improbabile che dividendi di questa portata possano essere la norma (anche se già nel dicembre 2012 era stato distribuito un primo dividendo straordinario di 4,73 euro).

Tutto questo ben di dio fa felice oltre che gli azionisti anche il governo Renzi: dal primo maggio, infatti, sui dividendi distribuiti si paga (come nel caso di tutte le altre “rendite finanziarie” ad esclusione degli interessi sui titoli di stato, tassati al 12,5% del rendimento lordo) non più il 20% ma il 26%: come dire che su 7 miliardi distribuiti oggi 1,82 miliardi sono finiti dritti nelle casse del fisco italiano e che i 10 milioni circa di lavoratori che dovrebbero vedere a fine mese gli 80 euro lordi in più in busta paga devono ringraziare Piazza Affari per questo e il prossimo mese.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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