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Per lo Stato la vita di una vittima di femminicidio vale al massimo 8200 euro

Lo scorso 10 ottobre è stato varato un decreto che prevede una serie di indennizzi per le vittime di reati violenti come femminicidi e stupri. Le cifre stanziate, però, sono state immediatamente contestate dai centri antiviolenza e dalle opposizioni in quanto “ridicole e inadeguate”: agli orfani di femminicidio lo Stato vorrebbe erogare 8.200 euro, mentre per le vittime di stupro prevede un risarcimento da 4.800 euro. Inoltre, per l’accesso al fondo, le vittime devono disporre di un reddito inferiore a 11.000 euro annui circa.
A cura di Charlotte Matteini
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Poco più di 8mila euro, ecco quanto vale la vita di una donna vittima di femminicidio per lo Stato italiano. Il 10 ottobre scorso è divenuta esecutiva una norma che sta facendo molto discutere e che ha messo sul piede di guerra le associazioni che si occupano di violenza sulle donne e assistono vittime di stupro e reati violenti. Secondo quanto previsto dalla direttiva Europea CE/2004/80, lo Stato deve risarcire il danno, in modo equo e adeguato, di chi subisce un reato violento intenzionale e non può ottenere il giusto risarcimento da parte del colpevole perché magari nullatenente. Dopo anni di avvertimenti e di condanne inferte dalla Corte europea, l’Italia ha infine attuato la direttiva solamente in parte, prevedendo una serie di indennizzi per le vittime di gravi reati, indennizzi che però, stando a quanto previsto dal decreto attuativo pubblicato il 10 ottobre in Gazzetta ufficiale, appaiono decisamente bassi e inadeguati. Il nuovo decreto prevede inoltre che per ottenere il risarcimento da parte dello Stato la vittima non possa avere un reddito superiore a quello previsto per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato (circa 11mila euro annui) e debba comunque aver già tentato un'azione esecutiva nei confronti del colpevole. Infine, per ottenere il risarcimento la vittima non deve aver percepito, per lo stesso fatto, somme erogate a qualunque titolo da soggetti pubblici o privati e non deve essere mai stata condannata con sentenza definitiva o sottoposta a procedimento penale per reati gravi e per reati relativi a evasione di imposte sui redditi e Iva.

Insomma, oltre a restringere oltremodo la platea dei potenziali percettori di questo indennizzo, lo Stato metterà a disposizione dei pochi eletti che rientreranno nelle casistiche individuate dal decreto attuativo ben pochi denari. Quanto vale per lo Stato italiano la vita di una donna uccisa dal proprio compagno/coniuge? Ottomila e duecento euro. E quella di una vittima di stupro? Poco meno della metà, solo quattromila e ottocento euro. Inoltre, la legge prevede "per il reato di omicidio un importo fisso a titolo di indennizzo pari a 7.200 euro" mentre per gli altri reati di tipo violento viene invece prevista un’elargizione "fino a un massimo di 3.000 euro a titolo di rifusione delle spese mediche e assistenziali". Insomma, senza girare troppo intorno alla questione, le cifre non possono che essere considerate oltremodo ridicole ma soprattutto appaiono decisamente lontane da quelle previste per le vittime di reati legati al terrorismo, alla criminalità organizzata o a quelle elargite in caso di incidente stradale quando il veicolo non è coperto da assicurazione.

Vero è che il Guardasigilli Andrea Orlando ha già promesso che con un emendamento alla legge di stabilità le cifre messe a disposizione del "fondo per le vittime di reati violenti" saranno incrementate, ma per ora l'ammontare degli indennizzi previsti per queste persone è decisamente irrisorio e fino a concreta approvazione dell'emendamento promesso dal ministro Orlando l'innalzamento degli stanziamenti non è certo.

"Tragedie e crimini così odiosi non si ripagano con nulla, è vero, ma il governo ha offeso un’altra volta le vittime di reati intenzionali violenti che aspettano da troppo tempo un Fondo ad hoc per una tutela indennitaria degna di un Paese civile. È un altro schiaffo a cittadini. Come spesso accade con i provvedimenti targati Pd, la legge è nient’altro che uno spot. La presa in giro per queste vittime grida vendetta. L’Italia continua a essere inadempiente e questo vulnus accresce la sfiducia nella giustizia da parte di cittadini che soffrono già per la mancanza di certezza della pena a causa di tribunali intasati, di forze dell’ordine senza mezzi e di una prescrizione che falcidia ogni anno oltre 130 mila procedimenti penali", ha commentato ieri l'on. pentastellato Vittorio Ferraresi, contestando l'operato del governo.

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