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Patrick Modiano: chi è il nuovo Nobel per la letteratura?

Ritratto di Patrick Modiano, Nobel francese per la letteratura 2014, scrittore novecentesco di un’Europa senza padre.
A cura di Luca Marangolo
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I candidati più quotati alla vigilia erano: Murakami, Adonis, Ngugi wa Thiango. Si tratta di nomi altisonanti che, a livelli diversi, in modi diversi, hanno segnato il panorama letterario di questi anni: Murakami è uno degli autori più letti. Adonis e Ngugi sono stati di decisiva influenza culturale.

Eppure, come è accaduto più volte nel passato, il nome scelto dall’Accademia Svedese del Nobel e, presumibilmente, destinato a entrare nelle nostre biblioteche, è quello di un autore in verità meno conosciuto, il francese Patrick Modiano. Non c’è da allarmarsi, se non lo avete mai sentito nominare. È tradotto in Svedese, ma poco in Italiano (per Einaudi è uscito di recente L'orizzonte) e la sua fama, fino ad ora, non era pari a quella dei nomi che  si fanno da un po’ di tempo alla vigilia del Nobel.

Modiano è il figlio di un ebreo di Parigi: lo scrittore è nato nel 1945, e proprio questa data simboleggia in modo icastico una delle ombre lunghe –forse la maggiore- che si stendono, come delle ossessioni generatrici di creatività, sulla sua opera. Molti dei suoi trenta romanzi sono infatti attraversati dal riferimento costante all'occupazione nazista in Francia durante la seconda guerra mondiale, nella quale il padre è stato deportato per poi salvarsi, in circostanze mai chiarite, da Auschwitz. Gli incontri con il padre a partire da quella vicenda avverranno sempre in luoghi pubblici e affollati, il mistero che circonderà la sua figura da allora in poi sarà per Modiano una sorta di mito fondativo, e i sentimenti contraddittori che l’autore ha provato nei suoi confronti lo porteranno a rompere i contatti con lui all’età di diciassette anni.

Il rapporto complesso con il padre è una specie di archetipo fondamentale della creazione di Modiano, che racconta nel suo primo romanzo Place de Étoile, l’invasione dei Nazisti con uno stile spiccatamente allucinatorio, combinando delle tecniche moderniste, poi feconde nel resto della sua produzione, che gli permettono di demistificare il punto di vista del narratore. Il narratore-protagonista di Place de l'Étoile confonde e sovrappone la sua fantasia, le sue memorie e i suoi ricordi alla storia, in una commistione di immaginazione e realtà. Da allora in poi, tutti i romanzi di Modiano hanno come fil rouge l’ossessione per la memoria, la necessità di ricostruire e ordinare i fatti, attraverso  anche una rilettura meta letteraria del genere della detective story.

Il narratore di Modiano è spesso anche un detective che cerca  costantemente di riordinare la realtà, che gli appare sempre più, con il passare del tempo, incomprensibile e tortuosa nella sua complessità sociale. La memoria, strumento essenziale per ricostruire identità e senso, nell’arte di  Modiano è sempre al centro della riflessione e, come una sorta di buco nero fantasmagorico, la mai vissuta occupazione Parigina diventa un simbolo di questo caos in cui il senso stesso degli eventi narrati, di romanzo in romanzo, rischia di essere costantemente inghiottito. Autore dalla sottile metaletterarietà, non privo di capacità stilistiche, Modiano ha vissuto intensamente il secondo novecento ed è entrato nell’ambiente letterario ed editoriale Parigino grazie al patronato niente di meno che di Raymond Queneau.  Fu Queneau a presentare Modiano all’editore Gallimard, e grazie a questo incontro fu pubblicato Place de l'Étoile, il primo di una serie di trenta romanzi.

 Modiano ha lavorato anche come sceneggiatore cinematografico, è stato documentarista per il produttore italiano Carlo Ponti e, tutto sommato, uno dei protagonisti della vita culturale parigina dell’epoca. In Italia non è tradotto, ma è molto conosciuto in Inghilterra e, come abbiamo potuto constatare, anche in Svezia. Altre sue opere sono Rue des Boutiques Obscures, una Detective story fra la Francia e la Polinesia, che con Place de l’Étoile vinse il premio Goncourt; l’autobiografia Un pedigree, in cui Modiano cerca di chiarire i rapporti con suo padre,  Au café de la jeunesse perdue, che è un romanzo politropico, narrato da più voci. Quest'ultimo è un esempio lampante dello stile allucinatorio che caratterizza la prosa di Modiano: una giovane donna, uno studente dell’École Normale Supérieure e un immancabile detective, cercano di ricostruire  le tracce di una stessa vicenda, sovrapponendo vari punti di vista. Lo stile di Modiano è uno stile semplice, predilige forme brevi e di assai facile fruizione, è uno scrittore contemporaneamente colto e fruibile, che adatta e rielabora costantemente le differenti esperienze che hanno segnato la sua esperienza biografica e letteraria.

Modiano è insomma un autore che rappresenta bene il secondo Novecento europeo, pur dalla sua posizione tutto sommato defilata nel nostro panorama editoriale, anche se non  all’interno del canone francese contemporaneo. Il senso di smarrimento, l’ossessione per la ricostruzione archeologica dell’identità e della storia, intese come  un collante fondamentale per l’esistenza collettiva, come una sorta di mito soggiacente all’esistenza di ciascuno, lo rendono infatti un esempio fortemente paradigmatico del grandissimo senso di smarrimento dell’Europa post-bellica. È infatti questa una delle cose più importanti e che sembrano rendere l’assegnazione di questo premio, in qualche modo, significativa.

La letteratura può e deve essere una traccia del nostro passato, passato che in effetti noi stiamo ancora scontando e di cui l’opera di Modiano sembra essere traccia viva: la ricerca dell’identità dopo una catastrofe “fondativa” si scontra nei libri di Modiano sempre con il paradosso di voler ricostruire  un'immagine di se stessi e un criterio di senso degli eventi a partire da qualcosa che, in qualche modo, solo sgretolandosi gli ha dato la vita. La contraddizioni dell’Europa moderna-la cui unione è nata paradossalmente dal conflitto mondiale che l’ha vista divisa- si sovrappone simbolicamente, nei romanzi di Modiano, con il paradosso di essere nato da un padre che lui sente l’abbia abbandonato e che incarna tutte queste contraddizioni.

In definitiva i testi di Modiano sono una testimonianza cruciale del nostro molto post-novecentesco bisogno di essere nella storia pur essendo “senza storia” o, se si vuole, alla fine della storia, di avere una memoria pur essendo senza memoria. Sono una risonanza metaforica, come è giusto a volte che sia la letteratura- a distanza- delle contraddizioni che viviamo oggi in Europa, alla ricerca di un'identità comune.

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