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No Tav, 38 condanne in appello nel maxi processo per gli scontri in Val Susa del 2011

Soddisfatto il procuratore: “La costruzione accusatoria ha tenuto, e soprattutto non è stata accolta l’attenuante per aver agito per motivi di particolari valori morali e sociali”.
A cura di Biagio Chiariello
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Il maxi processo d'appello a carico degli attivisti No tav per i disordini in Valsusa nell'estate 2011 si è chiuso con 38 condanne (in primo grado erano state 47, gli imputati erano 53 ma le posizioni di 5 erano state stralciate) e un complessivo di 140 anni di carcere. I giudici hanno ridotto e rideterminato le pene concedendo a tutti gli imputati le attenuanti generiche. "La sentenza di primo grado era pessima e ora è stato compiuto un primo passo ma c'è ancora da fare prima che il percorso si concluda e per questo ricorreremo in cassazione" ha dichiarato l'avvocato Claudio Novaro uno dei difensori storici del movimento.

Alla lettura della sentenza hanno assistito alcuni attivisti del movimento che al termine hanno scandito slogan a difesa della Val di Susa e contro la realizzazione della linea ad alta velocità Torino -Lione. A seguire un corteo No Tav è partito dal tribunale di Torino. Circa un centinaio di esponenti del movimento ha iniziato a sfilare da via Giovanni Falcone con un striscione che recita: “Siamo No Tav. Fermarci è impossibile. La Valle che resiste e non si arresta”.

Soddisfatto il procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo, secondo il quale "è stata riconosciuta la legittimità dell'operato delle forze dell'ordine in occasione degli scontri in Valle di Susa di cui ci siamo occupati e, soprattutto, non è stata riconosciuta agli imputati l'attenuante di avere agito per particolari motivi di valore sociale, contro la quale mi ero battuto duramente". Critica invece la difesa: "La sentenza di primo grado non ci piaceva. Questo è un piccolo passo in avanti, ma non è ancora sufficiente". L'avvocato Claudio Novaro, uno dei legali, spiega che "alcune condanne sono state ridimensionate. Ci sono stati casi di riconoscimento delle attenuanti generiche e di attribuzione della condizionale. Ma altre condanne restano francamente sproporzionate rispetto all'entità dei fatti e facciamo fatica a capire il motivo. Bisogna riconoscere il contesto entro il quale maturarono quei fatti".

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