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Nessuna “deportazione” coatta: al Sud ci sono troppi insegnanti e pochi alunni

Il magazine di settore Tuttoscuola, analizzando i dati forniti dal Miur, spiega per quale motivo i docenti Meridionali sono costretti a trasferirsi al Nord: rispetto alle cattedre esistenti al Sud e Isole, gli insegnanti interessati dal piano di assunzione “Buona Scuola” sono circa 17mila unità in più, mentre al Nord risultano vacanti circa 16mila posti.
A cura di Charlotte Matteini
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Solo il 37% degli studenti italiani risiede al Sud, mentre il 78% degli insegnanti coinvolti nei trasferimenti coatti risiede in Meridione. È quanto si evince dallo studio pubblicato da Tuttoscuola, magazine di settore che da sempre si occupa della situazione degli istituti scolastici italiani e del relativo corpo docente. Stando ai dati pubblicati da Tuttoscuola si evince chiaramente come 8 insegnanti su 10 siano del Mezzogiorno, ma sul territorio siano presenti solamente un terzo delle cattedre disponibili su suolo nazionale. Da qui, la necessità di operare i trasferimenti coatti dei docenti assunti a tempo indeterminato con la legge 107 approvata lo scorso anno, la cosiddetta "buona scuola". E per quale motivo ci sono così tanti insegnanti in più rispetto agli alunni in Meridione? La risposta potrebbe fornirla un altro dato: nel corso degli ultimi 20 anni il numero complessivo degli studenti delle scuole primarie e di primo grado sono diminuiti di circa mezzo milione di unità, a causa sia del calo demografico, sia dell'alto tasso di dispersione scolastica che da anni affligge la scuola in Meridione.

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In pratica, leggendo i dati pubblicati dal magazine, è evidente come lo squilibrio alunni-cattedre sia frutto di una situazione andata sempre più radicandosi negli ultimi anni: l'aumentare del corpo docenti non è stato seguito dalla conseguente crescita del numero di alunni, soprattutto al Sud. Gli insegnanti assunti con la "Buona scuola", quindi, che in queste ultime settimane stanno protestando e sostengono ci siano evidenti errori nell'assegnazione delle cattedre da parte dell'algoritmo creato ad hoc dal ministero dell'Istruzione, insomma, potrebbero comunque essere destinati a trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza per agguantare un contratto a tempo indeterminato per "cause di forza maggiore", al netto di possibili errori che vanno corretti.

"Meno studenti, meno classi attivate, meno personale docente. Confrontando i dati degli alunni iscritti nelle scuole del primo ciclo nel 1997-98 con quelli degli anni successivi, risulta una flessione costante". Durante l'anno scolastico '97-‘98, per esempio, gli alunni meridionali iscritti alle scuole materne, elementari e medie erano pari a 2.032.338, ovvero il 46,6% del totale nazionale. Nel 2016 questo numero è sceso a 1.586.589, pari al 37,5%. Mezzo milione di allievi in meno, un crollo parzialmente integrato dall'aumento di 320.809 alunni al Nord. Lo squilibrio è palese, difficile pensare che un algoritmo possa trovare una soluzione che vada bene per tutti i 90mila insegnanti assunti con la "Buona scuola". Uno squilibrio, peraltro, che non riguarda solo il ciclo primario di istruzione, ma anche quello secondario, ovvero l'istruzione superiore.

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Altri dati: i docenti meridionali risultano essere complessivamente 30.692, mentre le cattedre disponibili al Sud sono 14.192. La metà, praticamente. Difficile pensare che 30 mila persone possano trovare lavoro nella loro terra d'origine o nelle vicinanze, la matematica ci suggerisce che 15mila persone circa dovranno per forza di cose emigrare al Centro e al Nord. Condizione, come peraltro ricordato dal ministro dell'Istruzione Stefania Giannini pochi giorni fa, era nota da tempo ai docenti che hanno inoltrato la domanda per rientrare nel piano di assunzione approvato dall'Esecutivo Renzi. Inoltre, sempre stando ai dati raccolti da Tuttoscuola, al Nord figurano complessivamente 17.628 cattedre vacanti, cattedre che volente o nolente vanno coperte e assegnate a quei 16mila insegnanti meridionali che risultano in eccedenza rispetto ai posti disponibili in terra natia. In Meridione, quindi, solo il 38% dei docenti ha trovato posto nella propria regione di provenienza, mentre il 62% è costretto a emigrare. Di contro, il 74% dei docenti settentrionali è riuscito a rimanere nelle vicinanze di casa. Di certo l'algoritmo, in quanto algoritmo, può aver commesso degli errori e aver sbagliato l'assegnazione di alcune cattedre, ma "numeri alla mano" non è possibile sostenere che questo sia accaduto nella totalità dei casi, visto l'evidente squilibrio esistente.

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Come risolvere il rebus senza trasferire gli insegnanti se non deportando gli alunni settentrionali in Meridione? Non v'è altro modo di riequilibrare i rapporti tra Nord e Sud, ma chiaramente è una soluzione che non può in alcun modo essere presa in considerazione. Eppure Tuttoscuola una soluzione la propone, da tempo ormai: per risolvere la situazione occorre cambiare approccio, per esempio "tenendo aperte le scuole (non solo d’estate o occasionalmente), incentivando il tempo pieno nel Sud, intervenendo con piani integrati straordinari nelle aree a rischio. Vale a dire, nessuna forma di assistenzialismo, ma investimenti in maggiori servizi, da valutare scrupolosamente e con il pieno coinvolgimento degli interessati in modo da misurarne il tasso di ritorno".

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