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Nell’Adriatico e nello Ionio un mare di plastica: lo rivela uno studio condotto da 7 paesi

Residui di plastica sono presenti nel 91% dei 70 mila campioni di sabbia analizzati dagli studiosi. Impressionante la quantità di imballaggi e cotton fioc.
A cura di Davide Falcioni
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Non bastano le Bandiere Blu, né gli attestati che certificano gli alti livelli di accoglienza ai turisti e la bellezza dei luoghi: la verità è che il Mare Adriatico somiglia sempre più a una discarica a cielo aperto, e a certificarlo è oggi il primo studio sulla spazzatura marina condotto da nove istituti di ricerca e sette Stati: Italia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Grecia, Montenegro e Slovenia, tutti bagnati dalle acque del mar Adriatico e dello Ionio. Imballaggi di plastica, pezzi di vetri, mozziconi di sigarette e contenitori per alimenti sono purtroppo oggetti facili da trovare passeggiando sul bagnasciuga. Ma secondo il dossier tra i granelli i residui di plastica sono presenti nel 91% dei 70 mila campioni analizzati su un totale di oltre 18 chilometri di coste. Quello della plastica è un problema che non riguarda solo i bacini ionico e adriatico bensì nel suo complesso tutto il Mediterraneo, al punto che in alcune ricerche già si parla di "plastic soup".

Una marea di cotton fioc: "Potrebbero essere stati scaricati dalle navi da crociera"

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Tra i dati più sorprendenti del report Marine litter assessment in the Adriatic and Ionian Seas vi è il numero di cotton fioc, che rappresentano il terzo rifiuto più trovato nei 31 siti costieri studiati. "Potrebbe essere dovuto alla cattiva abitudine di gettare i bastoncini di plastica negli scarichi domestici. Ma è strano: chi gestisce i depuratori ci ha assicurato che i filtri dovrebbero fermarli", spiega a La Stampa uno studioso dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale di Trieste. "Oppure i cotton fioc potrebbero esseri portati dai fiumi o provenire dagli scarichi delle navi di crociera", afferma Simona Marra, studiosa di scienze ambientali, sulla rivista Micron, tra le prime ad analizzare le circa 170 pagine del report.

Lo studio dei ricercatori è stato effettuato prendendo in considerazione non solo le spiagge, ma anche le acque superficiali e infine il fondo del mare. Ebbene, secondo le rivelazioni su ogni chilometro quadrato di acqua galleggiano mediamente 332 rifiuti: quasi la metà – il 40% per l'esattezza – sono sacchi e pezzi di plastica; il 12,5% è rappresentato da pezzi di contenitori di polistirolo utilizzati per la conservazione del pesce e probabilmente rilasciati in mare proprio da chi dal mare trae il proprio sostentamento, come i pescatori.

Marine litter assessment in the Adriatic and Ionian Seas rivela che il Golfo di Venezia è tra i siti più inquinati sua sulle acque superficiali che nei fondali. Secondo Francesca Ronchi, 45 anni, ricercatrice dell’Ispra e una delle autrici del report, "l’alta densità è dovuta a diversi fenomeni. La vicinanza con i grandi centri urbani, Venezia appunto, la particolare corrente “anti-oraria” che c’è in questa parte dell’Adriatico e la foce del Po che getta in mare i rifiuti raccolti lungo il suo corso". Ma la situazione è preoccupante in tutto l'Adriatico: "Come il Mediterraneo, è un mare chiuso con una costa densamente popolata. I costi legati alla plastica e all’inquinamento sono tanti: pensate solo alla pulizia delle spiagge dopo le mareggiate", spiegano i ricercatori.

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