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Ndrangheta, catturato Rocco Morabito: il ‘re della coca’ era uno dei latitanti più pericolosi

Il boss calabrese, 51enne, era in fuga da 25 anni. Dovrà scontare una pena di 30 anni. Era inserito da tempo nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità, insieme tra gli altri, a Matteo Messina Denaro. Arrestata anche la moglie.
A cura di Biagio Chiariello
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Era considerato dalla polizia tra i cinque ricercati più pericolosi, insieme ad Attilio Cubeddu, Marco Di Lauro, Matteo Messina Denaro e Giovanni Motisi: il boss della ‘ndrangheta Rocco Morabito, latitante da 25 anni, è stato catturato in Uruguay. 51enne, nato a Africo, in provincia di Reggio Calabria, soprannominato ‘u Tamunga, è accusato di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ed altri gravi reati e deve scontare una pena definitiva di 30 anni di reclusione.

Il ‘re della coca'

Morabito è stato scovato in un hotel a Montevideo, ma viveva nella località di Punta del Este precisano le fonti, con in possesso un documento falso brasiliano a nome ‘Francisco Capeletto', con il quale aveva poi ottenuto la carta d'identità uruguaiana. Tra le altre accuse, quella di aver organizzato e gestito il traffico di cocaina dal Sudamerica verso Milano. Il boss calabrese viveva in una lussuosa villa con piscina nella quale, dopo la perquisizione effettuata dalle forze dell’ordine, sono state sequestrate dodici carte di credito, assegni e denaro in contanti, oltre a 13 telefonini, armi e a una Mercedes. Insieme a Morabito è stata arrestata sua moglie, una donna angolana con passaporto portoghese.

Le accuse contro il boss Morabito

L’annuncio della cattura è stato dato dai media locali, poi confermato dal ministero: "Dopo sei mesi di intense attività d'informazione e intelligence è stato accertato" che Morabito aveva ottenuto "documenti uruguaiani presentando documenti brasiliani con il nome di ‘Francisco Capeletto'", ha precisato il ministero degli interni, sottolineando che l'arresto è avvenuto "in un hotel del centro di Montevideo". Nello specifico, il capomafia  è accusato di aver fatto parte tra il 1988 e il 1994 di un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico, nella quale lui si occupava di gestire il trasporto della droga in Italia e la distribuzione a Milano. Il ministero degli Interni del Paese uruguaiano cita inoltre i casi del traffico "nel 1993 di 32 kg di cocaina in Italia, operazione fallita a causa della cattura in Francia di un trafficante, e di 592 kg nel 1992 dal Brasile all'Italia, droga confiscata in quest'ultimo paese".

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