Vincenzo Cerqua ucciso a Casoria, ipotesi vendetta: la moglie aveva fatto arrestare due estorsori del clan

La morte di Vincenzo Cerqua, detto "‘a Somalia", lo spacciatore ucciso a Casoria, in provincia di Napoli, potrebbe essere collegata ai contrasti che l'uomo aveva avuto nel recente passato con il gruppo Barbato, costola del clan Moccia di Afragola. È una delle ipotesi su cui stanno lavorando gli inquirenti, che in queste ore stanno ascoltando conoscenti e familiari del 36enne per ricostruire i suoi ultimi giorni. L'agguato intorno alle 20:45 di ieri sera, 2 marzo, in via Gaetano Pelella: i killer hanno raggiunto Cerqua mentre era bordo della sua automobile e lo hanno crivellato di proiettili, uccidendolo sul colpo.
Spacciatore ucciso a Casoria, ipotesi vendetta del clan
Sul luogo dell'omicidio sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Casoria e del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna. Dai primi accertamenti è emerso che il 36enne aveva diversi precedenti per spaccio. Il nome di Cerqua compare nell'ordinanza per l'omicidio di Antimo Giarnieri, il 19enne ucciso per errore l'8 luglio 2020 sotto i portici del Parco Smeraldo di Casoria: i killer in realtà cercavano Ciro Lucci, pregiudicato di 25 anni con diversi conti in sospeso col clan Moccia. Una somiglianza fu fatale a Giarnieri; per quell'omicidio nel giugno 2021 è stato arrestato Tommaso Russo, ritenuto dagli inquirenti legato al gruppo di Salvatore Barbato, alias "Totore ‘o cane", considerato referente per Casoria del clan Moccia.
Cerqua, era risultato dalle indagini, era uno degli spacciatori taglieggiati dal gruppo Barbato, obbligato a versare una quota per continuare a spacciare in zona. Nel novembre 2020 la moglie aveva chiamato i carabinieri per denunciare un'aggressione: tre persone, aveva riferito, si erano presentate in casa e avevano picchiato il marito perché non aveva consegnato i 500 euro mensili pretesi; anche lei era stata picchiata, le avevano sputato addosso e l'avevano trascinata fuori dall'appartamento tirandola per i capelli. Di quell'episodio esiste anche un video, che la donna aveva girato col cellulare e consegnato agli inquirenti. La denuncia aveva portato all'arresto di Russo e di Ciro Sannino, accusati del pestaggio e dell'estorsione.